Caso Crisanti e le rivelazione di Bruno Vespa: «Sui tamponi a Vo' ha deciso la Regione, ecco com'è andata»

Giovedì 29 Ottobre 2020 di Gabriele Pipia
Domenico Scibetta
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PADOVA - «Posso fare la cronistoria e dire anche gli orari precisi, la mia è una testimonianza diretta. Ho partecipato alla prima riunione dell'unità di crisi e ricorderò quel venerdì per tutta la vita». Domenico Scibetta riavvolge il nastro di otto mesi e torna a quel terribile venerdì 21 febbraio, il giorno in cui l'emergenza Covid ha improvvisamente travolto il Veneto: il direttore generale dell'Ulss 6 di Padova ripercorre quelle ore concitate. Lo fa il giorno dopo l'anticipazione di Bruno Vespa, sulle pagine del Gazzettino, di una durissima lettera inviata dalla direttrice della Prevenzione della Regione Francesca Russo alla prestigiosa rivista Nature. È la lettera rivelata nel prossimo libro del giornalista, in imminente uscita. Oggetto: un articolo scritto dal professor Andrea Crisanti in cui il docente dell'università di Padova ricostruisce la strategia veneta e si attribuisce la paternità dei tamponi di Vo'. «Quei tamponi sono stati fatti dall'Ulss di Padova per decisione di Zaia» fa sapere la dottoressa Russo. «Ero presente e ricordo ogni minimo dettaglio di quella decisione», conferma oggi Scibetta. 
LA RIUNIONE

La cronistoria comincia alle ore 15.10. «Il direttore sanitario mi dice che all'ospedale di Schiavonia abbiamo un paziente di Vo' positivo al Coronavirus - ricorda Scibetta -. Do immediatamente comunicazione alla Regione e la risposta di Zaia è: Arriviamo subito. Un'ora e mezza dopo l'unità di crisi è operativa nella nostra sede di Padova. Decidiamo di chiudere l'ospedale di Schiavonia e di fare i tamponi a dipendenti, pazienti e visitatori. Viene deciso anche di installare le tende fuori dall'ospedale». 
Si arriva così alle 17.30, orario-chiave nella testimonianza di Scibetta. «Il presidente Zaia mi chiede quanti abitanti abbia Vo', gli rispondo che sono poco più di tremila. Mi chiede se possiamo fare i tamponi a tutti». La risposta di Scibetta è immediata: «Se questa è la decisione, ci organizziamo e li facciamo». Il dg dell'Ulss si mette in contatto con il Dipartimento di Prevenzione, intanto in serata arriva la notizia: Adriano Trevisan, 78 anni, non ce l'ha fatta. È la prima vittima italiana. 
«Passano meno di 48 ore. Il pomeriggio di domenica iniziamo a fare i tamponi dentro una scuola di Vo'. Dal 23 al 29 febbraio sottoponiamo a tampone 3.043 persone. In campo ci sono 16 infermieri, due medici e un coordinatore. A fare i tamponi - rivendica Scibetta - siamo noi». 
E il professor Crisanti? «Sapevo che c'era stata una successione alla guida della Microbiologia di Padova ma non l'avevo mai conosciuto. Mi ha chiamato la prima volta il 7 marzo e mi ha messo a conoscenza di uno studio sugli abitanti di Vo' finanziato dalla Regione che prevedeva un secondo giro di tamponi». Un secondo giro che effettivamente ci sarà e, conferma il dg dell'Ulss «non è stato a carico nostro». Su quel primo decisivo giro di tamponi, però, Scibetta è categorico: «L'abbiamo fatto noi, parlo da co-protagonista». 
IL VIROLOGO

«Questa lettura è falsa e fuorviante, sto provvedendo a diffidare Vespa - ha fatto sapere ieri Crisanti -. Le prove di come siano andati i fatti sono nelle carte e nello scambio di whatsapp con il governatore. L'8 e il 9 marzo gli ho anticipato i sorprendenti risultati dell'esperimento di Vo', dove era emersa l'alta quota di asintomatici, e ho proposto di esportare il modello. La mia idea era quella di raddoppiare la capacità di fare tamponi. Ho consigliato di iniziare in tutte le province a testare i cittadini che lamentavano sintomi e tutti i loro contatti».
Polemiche a parte, la macchina dei tamponi scattata quel 23 febbraio non si è più fermata. «Dall'inizio della pandemia - ha evidenziato ieri l'Ulss padovana - abbiamo fatto 366.019 tamponi. Cinque volta la capienza dello stadio Olimpico». 
Gabriele Pipia
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Ultimo aggiornamento: 13:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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