Padova. Record mondiale per il 55enne Paolo Venturini: 20 chilometri di corsa sul valico più alto dell'Himalaya

Venturini, vice ispettore della polizia, ha compiuto una nuova impresa

Sabato 15 Luglio 2023 di Vittorio Pierobon
Paolo Venturini (foto di Matteo Menapace)

PADOVA - Venti chilometri di corsa a quota 5.602 metri. Per la precisione 20,7 km. Questa è la nuova impresa di Paolo Venturini, l'ultra runner padovano, atleta delle Fiamme Oro, vice ispettore della Polizia di Stato, inquadrato nel Reparto mobile. A quell'altitudine è già difficile respirare ed ogni passo è una fatica, correre (certo al piccolo trotto) per 2 ore 52 minuti e 53 secondi è qualcosa di impensabile. Venturini lo ha fatto, giovedì 13 sul valico del Khardung La nella parte indiana dell'Himalaya a pochi chilometri dai confini con Cina e Pakistan. È considerato il valico stradale più alto del mondo.

Ed è anche per questo che è stato scelto per il record: c'è un tratto pianeggiante su cui correre. È stata delimitata una striscia lunga cento metri che l'atleta padovano ha percorso in continuazione, avanti e indietro. La temperatura inizialmente era di meno 5 gradi, con il passare del tempo è scesa a meno dieci. Ma il vero ostacolo era rappresentato dall'altitudine: per gli "umani" ogni movimento è faticoso e affannoso. Correre praticamente impossibile.

La grande fatica

«Non credevo di riuscire a correre così a lungo - racconta Venturini, perfettamente ristabilito, 24 ore dopo la grande fatica - forse avrei potuto andare avanti ancora per qualche centinaio di metri, però non ho voluto rischiare. Ogni respiro mi bruciava i polmoni, la testa pulsava tremendamente e le dita delle mani erano viola. Comunque ero costantemente controllato dallo staff medico, che in caso di valori troppo rischiosi mi avrebbe fermato. Con la saturazione sono sceso a 66, il limite di sicurezza era fissato a 62; mentre il cuore si è dimostrato una macchina da guerra perfetta. Ho tenuto una media di 134 pulsazioni, con un picco di 142». Prestazioni sovrumane. Del resto Venturini, 55 anni portati da trentenne, è famoso per le sue imprese estreme. Lo chiamano Monster Frozen da quando in Jacuzia, la parte più fredda della Siberia, ha corso per 39 chilometri a meno 50 gradi, con un picco di meno 52. Ma non disdegna neppure il caldo. Nel 2001 ha corso nel deserto del Nevada per 70 chilometri con temperature sopra i 50 gradi. È capace di percorrere cento chilometri in 24 ore.

A caccia dei propri limiti

Ma cosa spinge un uomo a tentare simili "pazzie"? «Non vado a caccia di record da Guinness, ma cerco di scoprire i limiti umani. In questo caso il test servirà per studiare il "mal da montagna". Quando compio queste "pazzie" il rischio è sempre calcolato, sono seguito da uno staff medico, che mi dà l'autorizzazione a partire solo se il mio fisico è al meglio. Per questo dico, soprattutto ai giovani, cercare i propri limiti è bellissimo, però non provate mai sfide estreme se non siete allenati e assistiti. Il fai da te è pericolosissimo». Venturini in questa prova estrema è stato seguito da due medici e due cameramen e dalla compagna Virtus, al suo fianco in tutte le sue imprese. «Ad essere sincero è stato quasi più impegnativo il prima che il durante la corsa - commenta Venturini - Abbiamo avuto problemi con i visti e con i permessi. Poi, quando sono giunto a Leh, la capitale della regione che è a 3.500 metri, ho avuto un'irritazione polmonare, con febbre a 38 gradi, che mi ha rallentato per alcuni giorni. Quando mi sono ripreso è arrivato un terribile monsone che ha portato pioggia per 52 ore. Ero incerto se tentare o meno, ma non potevo perdere questa occasione: le autorità indiane mi avevano dato il permesso esclusivamente per il giorno 13 luglio. Sono partito. È stato un salto nel buio. Non avevo idea di quanto avrei potuto resistere. Non avevo punti di riferimento, perché nessuno ci aveva provato prima». Il poliziotto padovano oggi sarà a New Delhi, dove lunedì terrà una conferenza stampa nella sede dell'ambasciata italiana e mercoledì conta di rientrare a Padova per festeggiare. Ma come ci si sente 24 ore dopo un simile sforzo? «Benissimo, tutti i valori sono tornati ai parametri normali. Solo le gambe mi fanno un po' male. Penso che sia dovuto al tipo di corsa lenta a causa dei problemi di respirazione a quell'altitudine. Non sono abituato a correre così piano». 

Ultimo aggiornamento: 16:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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