Dagli scavi per costruire la nuova Pediatria affiora un'antica città. C'è anche la sepoltura di un bambino Foto

Venerdì 14 Ottobre 2022 di Elisa Fais
Dagli scavi per costruire la nuova Pediatria affiora un'antica città. C'è anche la sepoltura di un bambino Foto
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PADOVA - Il passato si intreccia con il futuro nel cantiere della nuova Pediatria, all'interno dell'ospedale universitario. Proseguono a pieno ritmo le indagini archeologiche preliminari alla costruzione del nuovo edificio, sul sedime della ormai demolita ex palazzina di Pneumologia. Lo scavo, iniziato lo scorso aprile, ha già dato i primi frutti. Sono venuti alla luce una serie di resti di edifici a carattere produttivo, una strada e il tracciato di un corso d'acqua. Poco distante dal canale, inoltre, è stata rinvenuta un'inumazione infantile. La scoperta fotografa il settore orientale di una città antica, corrispondente al suburbio, ovvero una zona alle porte del centro che tende ad espandersi in modo più o meno ordinato.

A capo dell'intervento c'è la Soprintendenza, diretta da Fabrizio Magani, che ieri ha diffuso le analisi archeologiche. Mercoledì scorso, invece, il direttore generale dell'Azienda Giuseppe Dal Ben, ha visitato il cantiere. Gli scavi sono condotti dalla ditta Malvestio Diego & C. snc di Concordia Sagittaria (Venezia), con il coordinamento sul campo del dottor Gaspare De Angeli. Il telerilevamento con droni è a cura della ditta Archetipo.


LE CRITICITÀ
«La costruzione dell'ex Pneumologia, che aveva un piano interrato e una fitta rete di sottoservizi - spiega Cinzia Rossignoli, funzionaria archeologa di zona della Sovrintendenza - aveva comportato profondi sbancamenti, raggiungendo in alcune zone la stratigrafia alluvionale naturale, e in generale causando una forte frammentazione della stratigrafia archeologica ancora intatta». Si è andata così a perdere la cosiddetta sequenza archeologica. «Ci siamo trovati davanti una situazione molto complessa - chiarisce l'esperta - soprattutto per la difficoltà di raccordare tra loro dati così frammentati, anche a causa del fenomeno diffuso delle spoliazioni di epoca medievale e rinascimentale per recuperare il materiale da costruzione, qui estesamente attestato. Nonostante questo, i primi risultati delle indagini stanno aggiungendo dati significativi».


IL QUADRO
Uscendo dai confini del cantiere e allargando lo sguardo all'intera area compresa tra l'attuale Pediatra e la Clinica Ostetrica, negli anni Duemila è stato scoperto un insediamento con canalizzazioni agrarie per coltivazioni, databile tra la tarda età del Ferro e l'età di romanizzazione (III/II-I metà I sec. a.C.), seguito in età romana imperiale da necropoli e da insediamenti a carattere artigianale/produttivo. «La peculiarità - ammette Rossignoli - è proprio la compresenza tra necropoli e attività produttive. Un aspetto inedito». In effetti, nel 2016, accanto a Oncoematologia erano emersi due scheletri. Prendendo in considerazione solo l'area della futura Pediatria, però, il primo dato da evidenziare è l'assenza di sepolture sistematiche. Ciò significa che lì non c'era una necropoli. L'unica eccezione, in un punto marginale del cantiere, è proprio quella dello scheletro di un infante. Un bimbo che, forse, se fosse nato oggi, sarebbe sopravvissuto grazie alle scoperte della medicina. «E' stata poi accertata la presenza di un corso d'acqua, scorrente in senso ovest-est lungo tutta la fascia settentrionale del cantiere, attivo in età preromana - precisa Rossignli -. Sulla sponda meridionale è comparsa una strada. Su entrambi i lati si affacciavano strutture murarie, di cui rimangono tracce di fondazioni, probabilmente magazzini o edifici produttivi per attività che necessitavano dell'uso del fuoco e un'agevole commercializzazione dei prodotti. Per quanto riguarda l'area ovest del cantiere è stato recentemente messo in luce un edificio di ampie dimensioni a pianta quadrangolare, suddiviso in vani, con massiccia presenza di prodotti di combustione (carbone, cenere), piccoli fornetti e alcuni drenaggi localizzati di anfore, che venivano collocati sotto i piani di calpestio con lo scopo di deumidificare e bloccare eventuali risalite dell'acqua di falda».


Insomma, c'è ancora da capire. «Gli studi non sono finiti, le ricerche sul campo continueranno attraverso lo scavo manuale e una documentazione minuziosa, anche con l'ausilio di tecnologie avanzate come ortofotopiani, sorvoli con drone, consulenze e prelievi per analisi specialistiche - conclude Rossignoli -. Non si segnalano, al momento, manufatti di particolare rilievo funzionale o in stato di conservazione più che frammentario, comprese le anfore utilizzate a scopo di bonifica. I reperti mobili verranno in ogni caso, come di prassi, classificati e studiati al fine di ottenere una puntuale datazione delle fasi del sito». L'analisi delle dinamiche idrografiche ha richiesto la consulenza specialistica del geoarcheologo Claudio Balista, mentre per le analisi sui resti inumati è intervenuta Lisa De Luca, antropologa fisica.

Ultimo aggiornamento: 15 Ottobre, 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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