Incappa in due cavi d'acciaio lungo la discesa, avvocato-biker finisce all'ospedale

Domenica 6 Giugno 2021 di Luca Ingegneri
Incappa in due cavi d'acciaio lungo la discesa, biker finisce all'ospedale
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VO' (PADOVA) - É una disavventura che non scorderà tanto facilmente. P.C., 62enne avvocato padovano, è incappato in una brutta caduta mentre, in sella alla sua mountain bike, affrontava una ripida discesa lungo un sentiero dei Colli.

Era il 30 maggio dell'anno passato. A provocare il capitombolo, in uscita da una curva, due cavi d'acciaio, posti ad un'altezza di 20-30 centimetri da terra, lungo la carrareccia. Il professionista se n'è accorto all'ultimo e non ha potuto evitare la caduta. Gli ha prestato soccorso un amico che lo seguiva. P.C. è stato costretto a farsi accompagnare in ospedale. I medici del Sant'Antonio gli hanno riscontrato un trauma cranico, l'infrazione del trochite omerale destro ed una ferita lacero contusa al mento, suturata con otto punti, per una prognosi complessiva di trenta giorni.


Il biker non è mai riuscito a capacitarsi dell'accaduto. Quel sentiero che costeggia il Monte Altore, in località Zovon, avrebbe dovuto essere libero e percorribile come indicato dal cartello ubicato ad una cinquantina di metri dal luogo dell'impatto. L'ostacolo non era facilmente visibile e lungo il percorso non vi era alcuna segnalazione. Chi aveva collocato quei due pericolosi cavi in acciaio? P.C., assistito dal collega Luca Voltan, ha presentato un esposto in Procura chiedendo che fossero accertate, anche a fini risarcitori, eventualità responsabilità di natura penale. La denuncia è approdata sul tavolo del sostituto procuratore polesano Maria Giulia Rizzo. Le prime risposte non hanno tardato ad arrivare. Sul registro degli indagati, per lesioni colpose, è finito il titolare di un agriturismo della zona, proprietario di quel tratto di strada. Ma per la pubblica accusa non vi sarebbero elementi idonei a sostenere l'accusa in giudizio: il biker avrebbe percorso il sentiero boschivo situato in una proprietà privata, non destinato a pista da mountain bike né a pubblico passaggio. Avrebbe inoltre omesso di adottare le dovute cautele che potevano permettergli di scorgere in tempo il sistema di recinzione denominato pastore elettrico, molto diffuso sui Colli proprio per la pericolosa presenza di cinghiali selvatici. Secondo la Procura P.C. viaggiava a forte velocità: in caso contrario avrebbe potuto frenare in tempo ed evitare quello che viene definito un ostacolo non rigido. Il professionista non intende comunque arrendersi. Ha impugnato la richiesta di archiviazione della Procura e chiederà al gip di disporre un supplemento di indagini, anche attraverso le testimonianze di alcune persone da lui indicate. P.C. sostiene infatti che quel giorno non c'erano cartelli di avviso del pericolo. A suo dire le segnalazioni sarebbero state collocate solo dopo il grave capitombolo.

Ultimo aggiornamento: 12:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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