Unioni montane a corto di personale: «Dobbiamo pensare a forme di aggregazione»

Martedì 14 Novembre 2023 di Lauredana Marsiglia
Borca di Cadore

BELLUNO - «Cosa penso della situazione dell’Unione montana Valle del Boite? Che la stessa sorte tra un po’ toccherà ai Comuni. Non c’è attenzione verso gli enti locali. Chieda alla Regione se vuole saperne di più». Bortolo Sala, sindaco di Borca di Cadore, riattacca senza aggiungere altro alla nano-intervista telefonica. Al centro ci sono le difficoltà che stanno strangolando gli enti di secondo grado, attraverso i quali i Comuni gestiscono in modo associato diversi servizi. Sala, assieme ai colleghi Domenico Belfi, Marianna Hofer e il presidente Mattia Gosetti, si è dimesso dal governo dell’Unione. Non c’è più personale tecnico per gestire le pratiche. Tutto resta drammaticamente inattuato. «Non c’era altra scelta - aggiunge la Hofer -. Le dimissioni sono state obbligate non avendo più l’operatività dell’ente. Restare significava creare un danno». Un gesto forte che ha anche il sapore di sfida, affinché i sindaci non siano continuamente lasciati soli, con sempre più problemi da affrontare e meno soldi per i servizi.
Rispunta così l’idea, finora solo abbozzata, di fondere anche le Unioni, creando bacini di utenza più grandi, arrivando alle famose economie di scala che però, la storia recente insegna, vanno spesso a sopperire ai continui tagli nei trasferimenti da Stato e Regioni. In questa direzione guardano Paolo Vendramini, presidente della Belluno-Ponte e Pierluigi Svaluto Ferro della Centro Cadore.
Il nodo per le Unioni montane, così come per altri enti, resta la mancanza di personale, senza il quale, anche con i soldi in cassa, è impossibile sdoganare un’opera. 
«Il caso Valle del Boite - commenta Alberto Peterle, presidente dell’Unione montana dell’Alpago - rappresenta un campanello d’allarme per capire cosa potrà succedere da qui ai prossimi anni. È urgente mettere mano al personale che è sempre più sotto pressione e con grandi responsabilità. Tutto per soli 1200 euro al mese. Basterà solo pensare a chi guida un pulmino. Ma dobbiamo anche far capire che lavorare nel pubblico è bello, operazione che purtroppo i nostri “amici” social rendono difficile creando immagini non veritiere di ciò che rappresenta un’amministrazione pubblica. Dobbiamo partire dal concetto che senza il telaio istituzionale le difficoltà si riverseranno a cascata su imprese, famiglie e via dicendo».
Anche nella Centro Cadore le acque non sono tranquille, tanto che il presidente, Pierluigi Svaluto Ferro, sollecita il dibattito sulla necessità di ripensare “geograficamente” le Unioni. Una strada indicata dalla recente normativa regionale che, da quest’anno, fa ricadere più Unioni nelle cosiddette Aree interne, obbligandole a progettare assieme. «La Centro Cadore è stata inserita nell’Area interna assieme a quella della Valle del Boite - spiega Svaluto - mentre quella di Alpago con la Longaronese-Zoldo-Cadore, mentre l’Agordina era già con quella del Comelico. Unitariamente dobbiamo lavorare su quattro tematiche: sanità, trasporti, viabilità, istruzione e sviluppo socio-economico. In questi settori i portatori di interesse dovranno elaborare delle strategie di crescita per superare i gap legati alle aree a domanda debole, come le nostre». Svaluto spiega che il gruppo di lavoro è già stato creato e che entro metà dicembre dovrà essere presentata una strategia d’area.
«Secondo me - prosegue - anche di fronte a questa novità si dovrebbe guardare a delle dinamiche di aggregazione. E la famigerata riforma Delrio, oltre ai casini creati, aveva dato un segnale positivo proprio in questa direzione: ovvero per un processo di incorporazione senza svilire la centralità dei Comuni».
La forza delle unioni, stavolta con la u minuscola, tuttavia, resta immutata secondo il sindaco di Cortina, Gianluca Lorenzi, a prescindere dalla forma istituzionale. «Sono enti fondamentali per quei Comuni che mettono insieme più gestioni, dalla polizia locale ai rifiuti. In ogni caso, credo che quello che è successo alla Valle del Boite dimostri tutto il limite del sistema, che deve fare i conti con la mancanza di personale preparato. Tanti i bandi a vuoto. Problema che tocca anche i Comuni. Di fatto la gente sembra non avere più voglia di lavorare nelle pubbliche amministrazioni. Pensiamo solo ai segretari comunali: praticamente introvabili».
 

Ultimo aggiornamento: 14:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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