Rocca Pietore. Tempesta Vaia, la distruzione dei Serrai è costata 13 milioni di euro

Quando Vaia si scatenò il sindaco di Rocca Pietore chiamò l'assessore regionale Bottacin: «Qua c'è il finimondo, mandami l'esercito»

Lunedì 24 Ottobre 2022 di Lauredana Marsiglia
I Serrai a Rocca Pietore

ROCCA PIETORE - «Gianpaolo, sei il solito pessimista». Il sindaco Rocca Pietore, Andrea De Bernardin, non si convinse subito del grave allarme meteo lanciato dall'assessore regionale alla Protezione civile, Bottacin. Salvo chiamarlo il giorno dopo, sotto l'uragano di acqua e vento, per dirgli: «Qua c'è il finimondo, mandami l'esercito».

L'assessore veneto ricorda così, oggi sorridendo, quello scambio di telefonate e le difficoltà di molti a credere che quel disastro annunciato dalle previsioni Arpav potesse davvero materializzarsi con tanta violenza.

L'epicentro del disastro

Invece Rocca Pietore fu proprio l'epicentro del disastro e dentro a Rocca Pietore i Serrai di Sottoguda, gioiello naturalistico all'interno della Marmolada patrimonio Unesco, nonché Parco di interesse regionale e comunale e luogo del cuore del Fai, vennero letteralmente distrutti dalla furia del torrente Pettorina. Non andò meglio negli abitati del comune, sommersi da metri e metri di detriti, alberi spezzati, acquedotto distrutto e tralicci a terra. «Sui Serrai abbiamo investito quasi 13 milioni di euro - ricorda De Barnardin -, soldi arrivati con i Fondi Vaia». Si tratta di uno dei progetti più complessi e costosi, afferma Bottacin. «Se tutto andrà bene - spiega - speriamo di poter riaprire i Serrai già per la prossima estate».

Speranzoso ma meno ottimista il sindaco De Barnardin: «Prevedo un altro anno, massimo uno e mezzo di lavori. Sempre che non ci siano altri intoppi tra i quali ci metto costi dei materiali e dell'energia, possibili nuove restrizioni come quelle per il Covid e anche condizioni meteo». Insomma, un'apertura per la prossima estate sembra un potenziale miraggio, soprattutto guardando agli scenari economici poco lieti che governano non solo Rocca Pietore ma l'intera Europa.

I lavori

I Serrai diventeranno il simbolo di quella tempesta, diventata ormai un punto solido nella memoria collettiva. «Credo che - afferma ancora il sindaco - una volta terminati diventeranno il luogo più visitato del Veneto. Prima avevamo almeno 150mila visitatori solo d'estate, senza contare l'indotto legato a chi arrivava con i visitatori senza però addentrarsi nel canyon. Turisti che si aggiravano in paese facendo acquisti o consumando nei locali. Insomma, per noi un punto di forza economica fondamentale».

I lavori ai Serrai sono ancora in corso. Dopo la messa in sicurezza della pareti, ripulite dai disgaggiatori e protette da reti, si avanza con la ricostruzione della strada che non sarà più a livello del torrente, ma più alta, così come i ponti. Una misura necessaria per evitare che altre piene possano distruggere il sito, impedendone l'accesso. Ma le operazioni più complesse sono state proprio quelle di disgaggio, con pericoli notevoli per le maestranze.

A rallentare i lavori, purtroppo, ci sono stati più fattori, in primis i lockdown legati al Covid che hanno paralizzato il Paese, seguiti poi da aumenti delle materie prime. Senza contare che, a Rocca Pietore, ovvero ai piedi della Marmolada, gli inverni sono rigidi e lavorare all'aperto è impossibile. «I Serrai torneranno ad essere quelli di prima, ancora più belli - prosegue De Bernardin - attirando molti più visitatori». In molti chiedono quando il sito sarà di nuovo disponibile, ma al momento la data certa non sta nelle tasche di nessuno. Tante le speranze, tante le incognite.

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