Tempesta Vaia, in arrivo diecimila nuove piante

Sabato 22 Ottobre 2022 di Raffaella Gabrieli
Tempesta Vaia, in arrivo diecimila nuove piante

LIVINALLONGO (BELLUNO) - A quattro anni dalla tempesta Vaia, il Col di Lana rinasce con il progetto Ancora Natura. «Con 10mila nuovi alberi - affermano i vertici di Pefc Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes) - contrastiamo la diffusione del bostrico e restituiamo alla comunità un bene prezioso». Risale alla fine di ottobre 2018 quella tempesta che sull'arco alpino italiano distrusse 42.500 ettari di foreste, oltre ad aver provocato molti altri danni, mentre fa riferimento a oggi il percorso di rinascita proposto per il Col di Lana da Pefc con Rete Clima e Coldiretti Belluno e finanziato dall'8x1000 dell'Istituto Italiano Buddista Soka Gakkai.

Con esso è prevista la messa in sicurezza e l'asportazione di legname ancora a terra per contrastare il bostrico, ma anche una nuova forestazione con 10mila piante e la realizzazione di un sentiero tematico con la storia dell'evento e degli interventi di ripristino.

L'obiettivo

Il progetto Ancora Natura per il Col di Lana, che si concluderà nell'estate 2024, prevede in primis la rimozione del materiale legnoso ancora presente sul terreno a seguito di Vaia. Esso sarà selezionato e stoccato, per essere riutilizzato dalla comunità locale per riscaldamento, edilizia e architettura urbana, artigianato artistico, attivita solidali, formazione professionale e non solo. Il pino cembro sarà la specie principale utilizzata per l'area in cui avverrà il rimboschimento, insieme a larice, abete rosso e qualche esemplare di faggio. Nel complesso, saranno messe a dimora fino a 10mila nuove alberature. Tutta la gestione dell'intervento sara mirata anche all'ottenimento della certificazione Pefc, che assicura i piu elevati standard di sostenibilita (ambientale, sociale ed economica) nella gestione delle foreste. I rimboschimenti effettuati saranno inoltre in grado di assorbire carbonio e mitigare il cambiamento climatico in atto. Agli interventi tecnici si affiancherà la promozione dell'attività nell'ambito di percorsi Corporate Social Responsibility (CSR) di varie imprese, con l'intento di replicare l'intervento di gestione forestale anche in altre aree limitrofe. Saranno inoltre realizzati percorsi didattico-contemplativi rivolti alle scuole e alla comunità locale.

La filosofia

«Questo progetto rappresenta l'inizio di un recupero forestale: anticipa e agevola ciò che la natura potrebbe compiere da sola ma nel corso di tempi molto lunghi - spiega Antonio Brunori, segretario generale Pefc Italia - È importante agire ora perché in questo modo siamo in grado di riutilizzare buona parte della massa legnosa a terra da anni, prima che diventi del tutto irrecuperabile: ad oggi in queste zone è stato raccolto solo il 50-60% dei tronchi abbattuti. Inoltre ciò permette di contrastare gli effetti indiretti della tempesta Vaia come la diffusione incontrollata del bostrico, coleottero che sta piegando le foreste». «Le grandi distruzioni di bosco di abete rosso portano sempre a successive epidemie di bostrico, provocando ulteriori danni, sempre significativi, che possono anche arrivare a superare quelli dell'evento originario - dichiara Francesco Dellagiacoma, presidente di Pefc Italia - le condizioni climatiche del 2022 hanno poi esaltato l'attacco. Con questo e altri progetti puntiamo ora a costituire nuovi boschi misti piantando gruppi di larice e pino cembro nella fascia superiore e di abete bianco, faggio, larice, acero in quella inferiore, lasciando spazio alla rinnovazione naturale di abete rosso». «Sono entusiasta dell'avvio a Fodom di questo innovativo progetto - conclude il sindaco di Livinallongo Leandro Grones - Abbiamo individuato un'area sul Col di Lana tra le più belle delle Dolomiti, dove senza muovere un passo si possono ammirare i monti Nuvolao, Pelmo, Civetta, Marmolada, Boè e tanti altri. Il Col di Lana è una montagna intrisa di storia e con una biodiversità straordinaria che certamente accresce il valore naturalistico, forestale e contemplativo di questo bellissimo e innovativo progetto, ma è anche luogo di ruralità alpina vera, di antichi saperi, di fatiche dei nostri avi che per necessità sfalciavano quei ripidi pendii fino ai 2.452 metri».
 

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