FELTRE - Samantha D'Incà sarà trasferita oggi in una clinica di Vipiteno (Bolzano) dove inizierà la riabilitazione. «Questo trasferimento è per noi un'agonia, Samantha si allontana da casa, ci sono possibilità che peggiori e anche che se ne vada per sempre, se avverrà spero di essere lì a tenerle la mano»: mamma Genzianella ha appreso la notizia non dai sanitari dell'ospedale di Feltre dove la figlia è ricoverata ormai da oltre sei mesi, ma dall'amministratore di sostegno nominato dal tribunale.
LA STORIA
Samantha, dopo una banale caduta nel novembre scorso, si frattura il femore.
LA NOVITÀ
Lunedì sera, l'amministratore di sostegno di Samantha ha chiamato la famiglia per comunicare che oggi la trentenne di Feltre sarà trasferita a Vipiteno. «Pensavamo che dall'ospedale ci facessero sapere qualcosa, invece noi genitori ormai valiamo meno di zero. Fortunatamente ci ha chiamato l'amministratore di sostegno per avvisarci - commenta mamma Genzianella- andrò a salutarla ed a prendere tutti i disegni, le lettere e quanto c'è nella sua camera all'ospedale di Feltre e me le riporterò a casa. Sarà un duro colpo perché va lontano e non so ancora se e quando avrò la possibilità di andare a trovarla. Sono stanca di tutta questa situazione». Fa male anche il non sapere. La famiglia infatti non conosce come avverrà il trasferimento, come sarà organizzata la riabilitazione e se potrà farle visita. «La nostra speranza è che la clinica di Vipiteno ci contatti e ci dia delle informazioni in più prosegue Genzianella-. Speriamo di poterla vedere almeno una volta a settimana: la strada è lunga, ma non importa. Siamo pronti a fare tutto il possibile per nostra figlia». Quello che angoscia più di tutto la famiglia è il fatto di non sapere se potranno o meno rivedere la figlia. «Non sappiamo quali sono i tempi della riabilitazione. Saltuari aveva ipotizzato un periodo dai sei mesi ad un anno. Ma chi lo sa? Samantha potrebbe peggiorare e anche andarsene: mi dispiacerebbe che ciò succedesse lontano da casa, senza avere la possibilità di starle accanto e di salutarla. Questo pensiero non mi abbandona e mi sta consumando dentro».