Samantha in coma, cure a Vipiteno. La mamma: «Assurdo, sofferenze inutili, staccate la spina»

Venerdì 18 Giugno 2021 di Olivia Bonetti
Samantha D'Incà, la 30enne di Feltre in stato vegetativo
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FELTRE Dovrà durare ancora mesi, forse anni, la sofferenza della famiglia di Samantha D’Incà, la 30enne di Feltre in stato vegetativo dal 4 dicembre scorso, dopo una banale frattura al femore. «Ho tanta rabbia per tutto questo dolore», dice mamma Genzianella, che con papà Giorgio sta combattendo da mesi per realizzare le volontà della figlia sul fine vita. «Staccate la spina», avevano chiesto portando testimonianze di come la ragazza avesse espresso quelle volontà quanto era cosciente. Ma da lì è iniziata una trafila burocratica, perché la Samantha non ha lasciato un testamento biologico scritto, ma solo dichiarazioni orali. Un luminare chiamato in Tribunale, il professor Leopold Saltuari, docente di neurologia all’Università di Innsbruck, ha sentenziato: Samantha ha le facoltà di un bimbo di un mese, ma con la riabilitazione potrebbe arrivare a quelle di un neonato di 2 mesi. E subito sono insorti ulteriori ostacoli: nessuna clinica voleva Samantha, perché anche con la riabilitazione ci vorranno mesi per raggiungere quei modesti risultati. A quel punto, tramite le pagine del Gazzettino, i genitori hanno lanciato un appello alle strutture specialistiche di Italia. Mercoledì sera è arrivata la disponibilità da una clinica di Vipiteno (Bolzano), che accoglierà la ragazza per la cure imposte dal giudice, dalla legge e dal Comitato etico. 

LA SOFFERENZA
È un passaggio obbligato, anche perché i genitori sono stati esclusi dall’amministrazione della figlia, incapace di intendere e volere. Il Tribunale di Belluno, con il parere positivo della Procura, ha confermato un amministratore di sostegno, un avvocato, che informa puntualmente la famiglia sull’evolversi della situazione. Inutili le richieste del padre Giorgio D’Incà di poter "amministrare" Samantha: secondo il Tribunale i genitori sarebbero troppo coinvolti emotivamente. «L’avvocato amministratore - racconta mamma Genzianella - ci ha confermato che a Vipiteno l’hanno accettata, però, al momento, non c’è ancora una data. Si aspetta che si liberi un posto». «Tutto questo è devastante - prosegue - sinceramente sono stanca, distrutta e tutto questo dolore sta distruggendo non solo tutti noi familiari, ma anche Samantha. Ora spero solo di riuscire ad affrontare tutto quello che ci aspetta, che sarà una ulteriore sofferenza inutile per tutti. Se ci fosse la possibilità di recupero sarei stata la prima a lottare per mia figlia e a portarla ovunque. Ma vista la situazione e il fatto che non ci sia più niente da fare tutto questo fa male in primis a lei e poi alla famiglia. È assurdo». E conclude: «È l’ennesima imposizione che ci hanno fatto e non possiamo far altro che eseguire. Spero che l’attesa non sia troppo lunga: non so quanti mesi ci vorranno per la riabilitazione, ma sappiamo però che subito dopo ricominceremo a lottare per darle pace. Siamo consci che ci saranno altri mesi, forse anni di attesa e carte, pratiche e udienze di fronte al giudice per fare le volontà espresse più volte in vita da mia figlia: non vorrebbe essere lasciata in quelle condizioni».

IL CASO
L’incubo era iniziato il 12 novembre 2020 quando dopo una caduta uscendo di casa Samantha, una ragazza sana e piena di vita, era finita all’ospedale di Belluno per un’operazione al femore. Da lì il rientro a casa, ma la situazione che precipita in convalescenza. Il 4 dicembre il soccorso urgente e la corsa all’ospedale di Treviso, dove è arrivata ormai in coma irreversibile. «Ci siamo basati sulla documentazione clinica - aveva spiegato il presidente del Comitato etico per la sperimentazione clinica (Cesc) dell’Ulss 1 Dolomiti, Ermenegildo Francavilla - la visita alla paziente e l’ascolto alla famiglia e abbiamo atteso il parere dell’esperto. Quello che abbiamo dato è un parere consultivo che si basa sulla situazione oggettiva del momento e si specifica all’oggi». Lo hanno scritto nero su bianco: potranno rivalutare il caso, ed è questo l’obiettivo che ora la famiglia persegue. «In queste situazioni - aveva detto Francavilla - non si può prescindere dal parere dell’esperto, almeno su dati oggettivi, relativi a quel momento. Il medico non ha la verità in mano, ma nessuno ha la verità in mano.

E quindi ci si basa su dati oggettivi che però possono cambiare».

Ultimo aggiornamento: 07:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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