Provincia colabrodo dopo Vaia: ogni anni 3 milioni di euro per le emergenze

Venerdì 11 Giugno 2021 di Federica Fant
Il consigliere delegato Bortoluzzi: manca personale


BELLUNO - Oltre 3 milioni di euro in opere di somma urgenza su frane del territorio solo nel 2020, e altrettanti già nel 2021. Sembra un colabrodo il Bellunese dopo Vaia, e, a fare i conti con le continue emergenze, la Provincia. Nella relazione di rendiconto 2020 di Palazzo Piloni si contano decine di delibere di variazioni al bilancio sempre e solo per lavori urgenti su smottamenti: il totale da capogiro è 3.003.516,62 di euro il riconoscimento dei debiti fuori bilancio. «Si vive costantemente dovendo gestire le emergenze, ma mancano persone che riescano a stare al passo con i numerosi progetti di recupero e gestione del territorio», spiega il consigliere provinciale delegato alla Difesa del suolo, Massimo Bortoluzzi (Lega). E ricorda che ci sono quasi 3 i milioni di altrettanti lavori già approvati dal consiglio provinciale in diverse sedute nei primi sei mesi del 2021. 

UOMINI E MEZZI
Il problema, spiega Bortoluzzi non sta solo nelle risorse economiche, ma soprattutto in quelle umane. Da anni si parla della carenza di organico. Ma dal feroce episodio della furia di Vaia (dell’autunno 2018) gli eventi meteo straordinari (emergenza neve e nubifragi da diluvio universale) sono diventati ordinaria amministrazione. «Tre milioni di debito fuori bilancio sembrano tanti, ma sono una goccia nell’oceano rispetto alle reali esigenze», dice. Alla Provincia, messa a ferro e fuoco, a livello idrogeologico «servirebbe qualcosa come 80, 100 milioni per poter intervenire in tutti i posti dove c’è bisogno. Dopo gli ultimi nubifragi, per fare un esempio, a Chies d’Alpago si sono verificati nuovi smottamenti». Nel 2019 la Provincia iniziò una progettazione per la riorganizzazione interna, con l’idea di utilizzare parte delle risorse da canoni idrici anche per l’assunzione di forze fresche, coinvolgendo nella rete anche la Regione. A che punto siamo? «Abbiamo avuto diverse interlocuzioni per arrivare a un accordo in modo da poter formalizzare di concerto con la Regione l’assunzione di personale con risorse da canoni idrici, senza incidere sui conti della Regione - prosegue Bortoluzzi -. Un accordo del genere non ha date di scadenza, per cui è sempre valido, soprattutto alla luce delle continue necessità di intervento a seguito di episodi meteo. I canoni idrici che la Regione lascia totalmente sul territorio dimostrando così grande senso della specificità montana, sono una risorsa indispensabile. Ma siamo sicuri che potrebbe essere utilizzata al meglio, proprio per lo scopo per cui serve, garantendo un rinforzo di personale ai nostri uffici, dimezzati dopo la legge Delrio». Una questione di vitale importanza quella del personale. Si pensi che un dirigente in pensione, Pierantonio Zanchetta ha già lavorato un anno, da pensionato, e ora ha dato la disponibilità per un altro anno di affiancare l’attuale dirigente per un passaggio di consegne. «Non è immaginabile continuare a gestire una provincia estesa come la nostra con dirigenti in pensione», evidenzia Bortoluzzi. 

LA MAPPA
E poi c’è la fragilità del territorio. «Basta una pioggia più forte del solito che vengono alla luce nuovi smottamenti, piccoli o grandi - ricorda il consigliere provinciale -. Succede perché il territorio è fragile e non riesce a rimarginare le ferite che subito è sorpreso da un altro evento meteo. Ecco perché serve una manutenzione più accurata. Solo che non si riescono a completare le pratiche in tempo perché dopo Vaia abbiamo avuto un susseguirsi di emergenze che ci hanno costretto a intervenire in massima rapidità». E così negli ultimi 18 mesi si è viaggiato con una media di 333mila per urgenze euro al mese. Solo nel 2020 si va dai problemi a Carcoi di Rocca Pietore (149mila euro), alle frane in località Sottil a Livinallongo (250mila euro), a quella di Carfon a Canale (270mila). Poi in comune di Quero Vas, Cilladon (259mila euro) e via via in tutta la provincia, con concentrazione in quello che fu l’epicentro di Vaia: l’Agordino. 

IL SUPERLAVORO
Come se non bastasse è di metà maggio la notizia che la Provincia è soggetto attuatore degli interventi di ripristino a seguito del maltempo di dicembre 2020, come ha stabilito il commissario Nicola Dell’Acqua. «Ad ogni modo – prosegue Massimo Bortoluzzi – le risorse economiche non sembrano mai abbastanza.

L’emergenza maltempo del 6 dicembre ha prodotto danni per una stima di 40, 50 milioni di euro. E mi riferisco ai danni che riguardano la sola competenza provinciale. Si aggiungono i danni di competenza di Veneto Strade, del Genio civile, dei Servizi regionali forestali. Non so se basterebbe un centinaio milioni all’anno per far fronte a tutto». Per il consigliere delegato servirebbe una gestione strutturata, «attraverso la creazione di una sorta di agenzia che si occupa della programmazione degli interventi a 360 gradi, senza badare ai confini di competenza. In questo modo, sarebbe più facile sia avere il personale, sia ottimizzare le risorse e di conseguenza gli interventi per il bene delle comunità». «Senza questa programmazione, purtroppo, possiamo solo tamponare - conclude Bortoluzzi -. E poi dobbiamo agire anche sul fronte dello spopolamento. Il trend è da cambiare: bisogna far restare le persone in montagna per mantenere il territorio. Su questo stiamo lavorando con le altre Province montane: Sondrio e Verbania».

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