Marco, 27 anni, l'allevatore-agrichef che resiste sul Nevegal: «L'amore per queste motagne, nato grazie a mia nonna»

Mercoledì 27 Gennaio 2021
Marco Vuerich, giovane agricoltore resiste sul Nevegal
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BELLUNO La montagna che resiste ha anche il volto di un giovane ventisettenne allevatore di pecore.

In quello che doveva essere l’anno di risalita per il Nevegal, Marco Vuerich si è trovato con migliaia di turisti in meno, con mancati incassi e ristori tragicamente insufficienti. I picnic da asporto inventati in estate per cercare di trarre tutto il meglio dalla stagione, dopo il lockdown nero dei mesi precedenti, hanno portato una boccata d’ossigeno ma le chiusure dei mesi successivi hanno nuovamente affossato l’attività. Il giovane tuttavia non si scoraggia. È un imprenditore agricolo, ha 27 anni e gestisce l’agriturismo Faverghera in Nevegal. 


LA VOCAZIONE
L’amore per la montagna, l’allevamento e l’agricoltura li ha ereditati dalla nonna che ricorda sempre con grande affetto. «Ho aperto la mia attività nel 2013 e ho trasformato l’azienda di mia nonna nel mio lavoro – spiega il giovane, che affida il suo racconto all’agenzia Dire -. Allevo pecore alpagote, una razza in via d’estinzione, poi vacche e maiali per la produzione di salumi: la società agricola ha sede in Alpago. Mi dedico anche alla produzione di miele. Dal 2017 ho anche un agriturismo in Nevegal che ho deciso di prendere in gestione per poter proporre ai miei ospiti un’attività di ristorazione. Sono, infatti, anche un agrichef, propongo ai turisti esclusivamente prodotti legati al territorio e soprattutto comunico a loro l’importanza della terra e del prodotto. Sono convinto che le persone debbano conoscere la provenienza di un alimento che trovano sulle loro tavole». 


LA TENDENZA
Vuerich è parte della schiera di giovani che nel 2020 hanno deciso di mollare tutto e dedicarsi ad una vita a contatto con la natura, di affondare le mani nella terra e, nella terra, di investirci. Lo scorso anno, secondo il report annuale di Coldiretti, si è verificato un aumento del 14% di under 35 che hanno avviato un’azienda agricola. Un buon segnale per le terre alte, che hanno bisogno di forze giovani e di tanta cura. Gli ultimi mesi tuttavia, nonostante il grande entusiasmo, hanno messo a dura prova il ragazzo. «Abbiamo ricevuto un piccolo ristoro non in grado di compensare le enormi perdite avute», dice rammaricato alla Dire. Nel 2020, sottolinea, «sono mancati circa 100mila turisti nelle nostre Dolomiti. A maggio, grazie alle riaperture, ci siamo un po’ risollevati. Quando abbiamo riaperto ci siamo dovuti ingegnare per recuperare le perdite. Abbiamo, infatti, scelto di offrire ai nostri ospiti pic-nic da asporto. Questo ci ha aiutato. Grazie al pic-nic abbiamo ripreso una boccata d’ossigeno che è stata solo temporanea. Le nuove chiusure ci hanno, infatti, affossato». 


LA TRADIZIONE
La passione per la terra e gli animali è un regalo della nonna, che Vuerich ha coltivato anche con studi e approfondimenti. Oggi è un agricoltore della nuova generazione, fatta di giovani che di giorno zappano, a volte anche con una laurea nel cassetto. «Mi sono appassionato all’agricoltura grazie a mia nonna – racconta infatti -. Lei mi portava in campagna e mi ha fatto avvicinare anche all’allevamento. Ho cercato di affrontare un percorso di studio. Mi sono, infatti, iscritto, all’istituto agrario, ma poi mi sono ritirato. Dopo essermi ritirato ho capito che il mio scopo principale di vita era quello di investire sul settore agricolo. L’agricoltura non è un percorso facile. Deve appassionarti, se ti appassiona ti dà tantissimo. Gli imprenditori agricoli sono ormai fondamentali, fanno sì che la gente acquisisca consapevolezza su ciò che mangia. Grazie alle campagne di Coldiretti, ad esempio, si è andati nella direzione di sensibilizzare il cittadino sulla provenienza del prodotto e sulle sue qualità nutritive».
Alessia Trentin

Ultimo aggiornamento: 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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