«Non mi sento bene». Era meningite: ricoverata in condizioni gravissime

Mercoledì 10 Aprile 2019 di Lauredana Marsiglia
«Non mi sento bene». Era meningite: ricoverata in condizioni gravissime
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BELLUNO Era andata dal medico perché non si sentiva bene. Un paio di giorni dopo il crollo e la corsa verso l'ospedale. Era domenica quando l'ambulanza è sfrecciata dall'Alpago verso l'ospedale di Belluno con a bordo una donna di 84 anni, alpagota, vittima del batterio niesseria meningitidis (meningococco), il batterio della meningite. Dopo gli accertamenti clinici per scoprire quale fosse l'agente patogeno responsabile dell'infezione, la donna è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale San Martino di Belluno. È in prognosi riservata. Il batterio di cui è stata vittima alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola) di moltissime persone che sono prevalentemente portatrici sane e asintomatiche.
 

EVENTO RARO
Un caso rarissimo partito da quella che sembrava essere solo una polmonite e che invece è degenerata in una sepsi, mettendo a rischio la sua vita.
Immediatamente è stata alzata la barriera della profilassi, mirata alla famiglia, ai pazienti che si trovavano all'interno dell'ambulatorio del medico di base dell'Alpago dove la donna si era recata un paio di giorni prima del ricovero, e al personale medico che le rimasto vicino nelle prime cure ospedaliere, ovvero quando ancora non si conosceva l'origine dell'infezione.
CURA ANTIBIOTICA
La profilassi consiste in una terapia antibiotica: basta una capsula di Ciproxin 500 per uccidere il batterio, azzerando la possibilità di nuovi contagi. Insomma, il cordone sanitario sarebbe facile da tendere: bastano 24 ore per disinnescare il germe infettivo.
Massimo il riserbo della autorità sanitarie dell'Usl 1 Dolomiti che confermano il caso assicurando tuttavia che è stato fatto tutto ciò che era previsto dai protocolli sanitari in materia di profilassi.
La notizia di un caso di meningite, tuttavia, ha fatto rapidamente il giro dell'Alpago, creando allarmismo tra la cittadinanza. Qualcuno si è anche rivolto al proprio medico di base per avere informazioni maggiori sulla possibilità essere stato contagiato.
IL CONTAGIO
Il batterio niesseria menengitidis, che vive in moltissime persone anche senza sviluppare la malattia, si propaga solo su brevissime distanze attraverso microgocce di saliva. Per intercettarle bisogna essere a strettissimo contatto con il malato per periodi continuati. E comunque non è detto che il batterio, una volta colpito il nuovo bersaglio, sviluppi la grave infezione.
I sintomi non sono diversi da quelli delle altre meningiti batteriche, ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall'inizio della terapia antibiotica specifica. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari.
Lauredana Marsiglia
Ultimo aggiornamento: 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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