Tutti pazzi per uncinetto e lavori a maglia: vento in poppa alla merceria Maraga

Sabato 30 Gennaio 2021 di Daniela De Donà
Tutti pazzi per uncinetto e lavori a maglia: vento in poppa alla merceria Maraga

 BELLUNO - Viva, viva il fai da te.

Torna alla grande la passione per uncinetto, ricamo e bricolage. La pandemia porta con sé questo ritorno di fiamma. Lo conferma il fatto che, nelle mercerie, la clientela non è mancata. Anzi. Letizia Schiocchet, originaria di Limana, ha il polso della situazione: è titolare, con il figlio Martino Maraga, del negozio “Galleria Maraga”, in via Caffi, unica merceria in centro città dopo la chiusura delle “More”. Tra pareti cariche di matasse di lana colorata, nastrini, cerniere, pannolenci, basi per costruirsi una corona personalizzata, spagnolette di filo, cordoncini e ninnoli di ogni tipo, la signora Letizia cerca una soluzione ad ogni piccola esigenza delle clienti.

Bellunesi tutti matti per i lavoretti manuali? 
«Va alla grande il lavoro a maglia, soprattutto il topdown, una tecnica tedesca per la quale si usano i ferri circolari, lavorando dall’alto verso il basso, senza cuciture. Con la pandemia, in realtà, c’è stata la riscoperta di tutto ciò che ha a che fare con le mani. Ci sono persone che si riscoprono artiste, magari acquistano i colori da tessuto e, con fantasia ed estro, dipingono un lenzuolo».
Qualche volta, fuori dal suo negozio, si è vista la fila...
«A maggio 2020 è stato pazzesco. Il locale ha una superficie di 170 metri quadri, non facciamo entrare più di otto persone, per questo effettivamente avevo la fila all’esterno. Molte persone si erano studiate i tutorial durante l’isolamento forzato ed avevano bisogno solo di portarsi a casa del materiale per iniziare a fare, a creare. Ma anche nei recenti giorni di apertura, appena dopo Natale, la gente è venuta a fare scorta. Mi sono accorta di quanto grande sia il bisogno di non stare senza produrre nulla. Qualcuno mi ha detto, addirittura, che la merceria dovrebbe essere considerata negozio di prima necessità».
Un ritratto della clientela? 
«La provenienza è soprattutto da fuori Comune. Il grosso arriva da Valbelluna, Zoldo, Cadore. Certo, con la pandemia, si è abbassata l’età degli appassionati, non solo signore ad entrare. Tante ragazze hanno deciso di provare a sferruzzare o a ricamare». 
Maschi? 
«Certo che sì. Ci sono ragazzi che acquistano lana per fare un berretto a ferri, per sé o per regalarlo».
Con la pandemia sono state annullate le cerimonie. E’ il rovescio della medaglia? 
«Da questo punto di vista il mercato è fermo, conseguenza della cancellazione di molti eventi, a cominciare dai matrimoni. Prima del Covid c’era chi sceglieva di farsi le bomboniere, acquistando tulle e nastri. Questa è attività che non esiste più, sparita. Così come non vendiamo più bottoni, passamanerie e guarnizioni varie. Perchè sono cambiate le abitudini e non si pensa tanto al vestire». 
Ha funzionato, invece, il vostro servizio sartoriale? 
«Una parte della clientela si è fatta viva per chiedere riparazioni. Ci sta: un po’ perchè magari si vuole risparmiare, ma, soprattutto per ribadire il “faccio io”, “mi arrangio”».
Tanta è la voglia di mettersi in gioco che lei ha organizzato anche dei corsi... 
«Da anni. Certo è che con il lockdown sono aumentate le persone che vengono a rilassarsi, imparando a lavorare a ferri, con la signora Lucia a fare da maestra. Chi va e chi viene, accogliamo, ovviamente, in piccolissimi gruppi. In totale sono una quarantina le persone che partecipano, appassionati desiderosi di imparare. Alla sera, poi, è attivo anche il corso di bricolage, per costruire da sé bigliotteria, fiocchi per nascita, segnaposto».

Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci