Il centro di Mestre si svuota: negozi chiusi e falliti

Lunedì 2 Novembre 2020 di Fulvio Fenzo
Via Carducci, i negozi chiudono per fallimento
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MESTRE - Chiusi e sfitti? No, un passo più avanti verso il baratro: falliti. Tra le vetrine ormai spente in città per effetto della crisi, gli affari che non vanno, gli affitti troppo alti, sono sempre più quelle che stanno andando all’asta per fallimento. Locali piccoli dove c’erano attività a servizio del centro, ma anche spazi più grandi in zone che, un tempo, erano méta delle passeggiate serali delle famiglie mestrine. Ma, ormai, è cambiato davvero tutto.
LA MAPPA
Partiamo dal pieno centro: via Carducci. Siamo al civico 40, di fronte al nuovo supermercato Eurospar, un locale di 56 metri quadri all’asta per 84mila euro. Poco lontano, in via Verdi 14, uno spazio simile è andato in questi giorni all’asta fallimentare con offerta minima di 31.500 euro, mentre un po’ più distante, in via Rossini 31, un negozio di 26 metri quadri con una vetrina ai piedi di un condominio di quattro piani verrà battuto il 12 gennaio dell’anno prossimo partendo dalla miseria di 17.250 euro. Tutte esecuzioni immobiliari, sia chiaro, che vengono disposte quando, a seguito del mancato pagamento da parte del debitore, il creditore si rivolge al Tribunale per ottenere il suo credito, rivalendosi sui beni immobili di proprietà del debitore. Così anche in via Monte Nero 8 (asta il 17 novembre) dove un negozio di oltre 100 metri quadri, con showroom e vano uso ufficio, potrebbe essere ceduto per 55mila euro a fronte di un valore da perizia di 157mila euro. Il triplo. 
NON SOLO IN CENTRO
Meno di 25mila euro sono invece richiesti per 45 metri quadri di negozio, tra l’altro in buono stato, in via Aleardi 128, mentre il 18 dicembre è il giorno fissato per la vendita, partendo da 72.887 euro, di un super-negozio in via Fogazzaro 4 (in questo caso in seguito ad un concordato preventivo) il cui valore reale è stato stimato in 209mila euro. 
Nemmeno i quartieri esterni sono esenti da questo stillicidio: a Favaro a giorni va all’asta un bar-pasticceria in via Monte Bianco 1 (60mila euro) e il diritto di superficie di un negozio di 127 metri quadri nel centro commerciale La Piazza (30mila euro). Con un’offerta minima di 99mila euro si potrà invece partecipare all’asta di un locale commerciale, poi adibito a circolo culturale con ristorante, all’interno del complesso “TerraglioUno” di via don Tosatto 95. 
Infine, riavvicinandosi al centro, di nuovo in gennaio andrà all’asta un intero ristorante (“in corso di liberazione”, viene specificato) in via Paruta 40, che un tempo era un negozio di articoli per motociclisti: si parte da 309mila euro.
LA PIAZZA E GLI SFITTI
Intanto in piazza Ferretto, pur non essendoci aste per fallimento, continua lo stillicidio di attività che chiudono. Geox (e non stiamo parlando di un marchio da poco) ha abbandonato nelle scorse settimane ritirandosi solo nello store alla Nave de Vero, sabato avrebbe chiuso anche Max & Co., mentre la storica farmacia Zannini si sposterà dall’angolo con via Poerio all’ex negozio Sisley tra la piazza e via Cesare Battisti. «Il problema è che è palpabile un clima di tristezza e preoccupazione che non vedevo nella prima ondata del Covid - commenta Maurizio Franceschi, direttore di Confesercenti regionale e provinciale, l’associazione che da anni monitora la quantità sempre crescente di negozi chiusi in città -.

Adesso siamo al 23 per cento di locali sfitti su Mestre, quasi uno su quattro. L’accentuazione della pandemia ha portato ulteriori difficoltà alle imprese, e non è una sorpresa scoprire un aumento esponenziale dei fallimenti. C’è da aspettarsi questo e anche di più con le ulteriori limitazioni che ci saranno: le imprese saranno impossibilitate ad affrontare i costi, anche quelle che non devono pagare affitti disponendo dell’immobile». Ma, almeno, c’è qualche proprietario che dà in affitto i negozi che sta limando i canoni? «Alcuni hanno sicuramente capito la situazione e, con intelligenza e sensibilità, hanno cercato di andare incontro alle aziende, ma altri non ne hanno voluto sapere e correranno il rischio di trovarsi con il negozio vuoto - risponde Franceschi -. Ma i negozi vuoti portano solo degrado, e spero davvero che questi proprietari, che vivono in una comunità e in una città che ha bisogno di tenere aperti i negozi, capiscano di dover dare un loro contributo, per aiutare questa città a resistere».

Ultimo aggiornamento: 18:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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