Incendi nel Bellunese, tregua dopo 7 giorni di fiamme: si torna a respirare e a bere acqua

Mercoledì 30 Marzo 2022 di Davide Piol
Incendi nel Bellunese, tregua dopo 7 giorni di fiamme

BELLUNO - Da Ponte nelle Alpi a Zoldo, passando per Longarone, si torna a respirare e anche a bere l'acqua.

Gli incendi sono stati domati ma l'attenzione della Regione rimane alta. Nei prossimi giorni, infatti, continueranno i controlli delle zone interessate dalle fiamme in cerca di possibili fenomeni di ripresa dei roghi. Si spera anche nelle precipitazioni previste per oggi, «deboli e sparse al mattino spiega Arpav più diffuse e durature nel pomeriggio». Un aiuto fondamentale alle procedure di bonifica che sarebbero stati attuati in questi giorni. Intanto, le indagini dei carabinieri forestali proseguono senza sosta. La pista delle esercitazioni militari, come possibile causa dell'incendio di Fortogna, è stata abbandonata ed è caccia al piromane (o ai piromani).


LA RICOSTRUZIONE

Le prime fiamme sarebbero partite martedì scorso, nel tardo pomeriggio, a Soffranco. Il giorno successivo era invece scattato l'allarme per quelle di Fortogna facendo decollare un dispiegamento importante di mezzi aerei (tra canadair ed elicotteri). Soltanto ieri, dopo una settimana più faticosa del previsto a causa delle condizioni meteo avverse (forte vento che trasportava i mozziconi ovunque e assenza di pioggia), è arrivata la buona notizia. «Nelle ultime ore ha scritto ieri sera l'assessore regionale alla protezione civile Gianpaolo Bottacin - l'incendio di Fortogna è sempre stato presidiato e non ha mai presentato fenomeni di fumata; anche nella giornata di domani (oggi, ndr) sarà controllato». Situazione sotto controllo anche a Igne-Soffranco: «L'incendio ha continuato Bottacin - è stato presidiato e puntualmente controllato da uomini a terra ed elicotteri della protezione civile del veneto con interventi mirati quando necessario. Anche a Igne questa sera la situazione è tranquilla; domani (oggi, ndr) sarà comunque presidiato con un elicottero regionale e una squadra a terra».


LE INCOGNITE

Spente le fiamme, si accende un'altra questione: quanto è costato l'incendio dal punto di vista ambientale e dei soccorsi? Sarà necessario capire, ad esempio, quanto bosco è andato distrutto, quali sono le condizioni del terreno, quali azioni sono da mettere in campo per far ripartire la vita in quei luoghi. Dopo il disastro della tempesta Vaia, con il bostrico che dilaga ovunque mettendo a repentaglio ettari ed ettari di verde, questa è l'ulteriore mazzata. Ci sono poi i costi legati ai soccorsi. La spesa per un canadair si aggira tra i 6mila e i 15mila euro all'ora. Calcolando che ne sono stati utilizzati due al giorno, talvolta tre, per quasi una settimana si intuisce bene che il costo totale sarà superiore al milione di euro. Ed è proprio in questo ragionamento che si inseriscono gli accertamenti chiesti dalla Procura per capire la causa dell'incendio di Fortogna. Pare infatti che abbia avuto origine dolosa e che, di conseguenza, qualcuno si sia divertito a fare il piromane illuminando la montagna notte e giorno. Le altre ipotesi origine colposa o accidentale sono state scartate. Un esposto, depositato in Procura, chiedeva di eseguire accertamenti sull'esercitazione militare prevista per quei giorni nell'area del poligono. Il Comando forze operative nord ha però smentito la voce: l'esercitazione era in programma ma non è mai stata effettuata a causa proprio delle fiamme divampate il giorno prima. Una circostanza che è stata confermata anche dagli inquirenti.


L'IDENTIKIT

Al momento si stanno valutando biografie, profili, precedenti. Persone, residenti in provincia di Belluno, che potrebbero c'entrare con l'incendio. In altre parole: è caccia al piromane. Si capisce, a questo punto, la portata di quei costi di cui si parlava prima e la difficoltà di accettarli nel momento in cui si scopre che sono stati causati da un pazzo in cerca di visibilità.

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