VAL DI ZOLDO (BELLUNO) - C'è una ferita aperta che non dà pace ai boschi bellunesi.
L'ESERCITO
Nel frattempo, in Procura, è arrivato l'esposto di un cittadino che ha puntato il dito contro i militari spiegando che nel giorno in cui è scoppiato l'incendio a Fortogna di Longarone (cioè mercoledì 23 marzo) erano in corso delle esercitazioni che potrebbero aver fatto partire le fiamme. Effettivamente il Comando forze operative nord aveva in programma un'esercitazione nel Bellunese che sarebbe durata da mercoledì a giovedì ma che non è mai stata fatta: «Le esercitazioni fanno sapere dal Comando non hanno avuto luogo. L'incendio era già partito il giorno precedente, quindi martedì, e proprio per questo motivo tutte le attività addestrative erano state sospese. In ogni caso non si sarebbe trattato di una manovra militare, bensì di uomini con armi portatili». L'ipotesi di un coinvolgimento militare, a dire il vero, era già stata presa in considerazione da chi sta svolgendo le indagini, ossia i carabinieri forestali, ma era stata anche scartata. O meglio: l'area operativa del poligono, dove vengono solitamente svolte le esercitazioni, e quella in cui è scoppiato l'incendio sono molto distanti. Una correlazione tra i due eventi, stando a fonti investigative, è quindi altamente improbabile tanto che l'ipotesi di reato è quella di incendio doloso (e non colposo o accidentale). «C'è l'elevata probabilità ha spiegato ieri il procuratore Paolo Luca che qualcuno abbia pensato di appiccare l'incendio e divertirsi in questo modo». Si segue quindi la pista dolosa ed è caccia al piromane (o ai piromani). Gli inquirenti stanno valutando biografie, profili, precedenti. Insomma, qualcuno che possa aver commesso azioni delittuose simili nel recente passato.
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