Feltre. «Non è un pirata della strada»: il particolare che cambia la sentenza sull'investimento, chiuse le indagini

Prima la caduta poi l'incidente: la dinamica ricostruita dalla difesa dell'automobilista 43enne di Arsiè

Lunedì 17 Luglio 2023 di Olivia Bonetti
La strada dove è avvenuto l'incidente lo scorso maggio

FELTRE (BELLUNO) - Sarebbe fuggito dopo aver investito un pedone, secondo l'accusa, ma a indagini chiuse emerge un particolare che getta nuova luce sul caso avvenuto lo scorso 22 maggio a Feltre: l'automobilista, M.Z. 43 anni di Arsiè, poco prima aveva battuto la testa e potrebbe aver avuto una breve perdita di coscienza. «Il mio assistito non è "un pirata della strada che poteva causare una strage" come è stato etichettato dai social - sottolinea l'avvocato Roberta Resenterra, che difende il conducente arsedese -.

Non andava a forte velocità, non si è volontariamente dileguato dopo l'incidente e non va giudicato se non in un'aula di giustizia seguendo le regole del giusto processo e nel contraddittorio tra l'accusa e la difesa». L'uomo investito, C.I, 55 anni originario del Cadore residente in città, è difeso dall'avvocato Martino Fogliato.

L'INCHIESTA

La procura ha chiuso le indagini e M.Z. indagato per lesioni stradali, guida in stato di ebbrezza e fuga dopo l'incidente, va verso il rinvio a giudizio. I fatti avvennero a Feltre poco dopo mezzogiorno del 22 maggio quando il 55enne venne travolto dall'auto nel tratto iniziale di via Bagnols su Cèze, poco distante dalla rotatoria del Pasquer mentre camminava sulla ciclopedonale. Il pedone veniva caricato frontalmente e gettato a diversi metri di distanza. Finì in terapia intensiva a Feltre. L'automobilista venne fermato e controllato dai vigili: aveva un'alcolemia appena superiore a 0,80 grammi di alcol per litro di sangue.

LA DIFESA

«L'investito fortunatamente sta meglio, è stato dimesso dall'ospedale anche se ha riportato gravi traumi e la Compagnia di assicurazione dell'autoveicolo ha già aperto il sinistro e provvederà al risarcimento del danno», fa sapere l'avvocato Resenterra, che ricorda: «Il difensore ha il compito costituzionalmente sancito e protetto di difendere i diritti dell'imputato e tanto è maggiore la gravità e la sociale riprovazione per l'accusa mossa, tanto maggiore sarà il pericolo della lesione dei diritti inviolabili dell'accusato e più gravoso sarà il compito del difensore.

Oggigiorno c'è il vizio di identificare l'avvocato con il proprio assistito, ma ciò è indice di un arretramento culturale: in sostanza nella funzione difensiva l'avvocato diventa una sorta di sodale del proprio assistito. Invece ciò che deve essere ben chiaro a tutti, anche ai leoni da tastiera è il concetto secondo il quale l'avvocato prima di difendere una causa o una persona, difende il diritto». I vigli nell'informativa scrivono che l'automobilista era «visibilmente disorientato». Il 43enne è stato collaborativo si è sottoposto all'alcoltest. Non ricorda il momento esatto dell'incidente, ma di essere tornato in sé a causa del rumore dei paletti in ferro che aveva divelto. Non si era accorto di aver investito un pedone. Poco prima aveva avuto una caduta accidentale, «forse anche questa circostanza può aver inciso nella dinamica del sinistro». Quella mattina era stato visitato in pronto soccorso per offuscamento visivo e svenimento.

Ultimo aggiornamento: 11:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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