Esenzione vaccinale, il medico indagato resta al lavoro​: «In queste situazioni mi vergogno di essere italiano»

Martedì 22 Febbraio 2022 di Giovanni Santin
Luca Favero

BELLUNO - «Quando ho spiegato ai carabinieri che non avrebbero trovato certificati cartacei né nei miei ambulatori né nelle mie case perché è tutto su una piattaforma di cui noi medici ci serviamo che si chiama Atlas, allora si sono messi a ridere». È Luca Favero, il medico indagato per falsità ideologica per aver emesso dei certificati di esenzione vaccinale a due esercenti che gestiscono un negozio in provincia di Belluno, a raccontare la sua versione dei fatti sull'indagine che è sfociata nella perquisizione di sabato scorso.


LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

Lo stesso medico aggiunge che una delle due persone, a loro volta indagate, ma con l'accusa di truffa, domenica ha compiuto un atto di autolesionismo: «Perché? Perché è stata costretta a chiudere il negozio e si sente perseguitata».

Nel corso della perquisizione a Favero sono stati sottratti computer, tablet e cellulari personali. Una disposizione che ha intenzione di impugnare per chiederne la restituzione e di cui già oggi si occuperà il suo avvocato. Ma anche su questo aspetto il medico va all'attacco: «Alla legge non interessa se tolgono cellulare ad un medico; io per fortuna ho 15 cellulari e 7 computer, ma in queste situazioni mi vergogno di essere italiano. A chi ha disposto questo provvedimento, non interessa che i miei pazienti abbiano quel numero di telefono per contattarmi. Ora, insomma, ci sono 1.400 persone dei cinque Comuni dove opero, che non sanno come raggiungermi direttamente. E senza la possibilità di essere sostituito».


LA PERQUISIZIONE

Favero non ce l'ha con i Carabinieri: «Si sono comportati fin troppo bene e quando hanno capito quanto fosse paradossale la situazione, e cioè che cercavano documenti cartacei che invece erano sulla piattaforma di cui ci serviamo come medici, il paradosso, allora non hanno nemmeno perquisito la mia macchina, né l'altro ambulatorio, né dove abito, né mie altre pertinenze. Non ho paura di dire che si è trattato di una pagliacciata: come si fa a decidere di acquisire i fogli di certificati fatti in Internet? Loro hanno capito e da quel momento in poi si sono messi a ridere». Il medico indagato aggiunge un altro particolare alla vicenda: «Una delle accuse che mi hanno rivolto, è che ho servito pazienti non miei, perché le due persone abitano altrove e vengono qui da 40 anni, ma solo stagionalmente. Un'accusa che ignora il fatto che qui ci sono persone che vengono a lavorare solo durante la stagione invernale o estiva. E io non dovrei occuparmi di loro che hanno il medico a centinaia di chilometri di distanza?».


VICENDA ANCORA APERTA

Non è questa la prima occasione in cui Favero, che opera nell'Alto Agordino dallo scorso luglio, arrivato per sostituire il medico precedente scomparso ad inizio luglio 2021, assurge alle cronache. Il medico di famiglia veneziano, ma iscritto all'Ordine del medici di Padova, il prossimo 31 marzo dovrà rispondere davanti all'Azienda Zero di una contestazione d'addebito recapitatagli ad inizio gennaio dall'Ulss1 Dolomiti. In essa si legge che, essendo egli nel mese di dicembre ancora sospeso dall'Ordine dei Medici per non aver completato il ciclo vaccinale, non avrebbe potuto continuare ad operare come medico. «Nel frattempo per questa vicenda ho dovuto rinunciare all'incarico di medico di famiglia a Camponogara, a cinque chilometri da casa mia, perché non hanno potuto aspettare la fine della mia vicenda ed hanno trovato un altro professionista. Ora h un'altra proposta, sempre vicino a casa mia. Spero sia ancora disponibile dopo il 31 marzo». Fino a quella data, cioè a fine marzo, il medico Luca Favero servirà i suoi pazienti dei cinque Comuni di Alleghe, Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana, Rocca Pietore e Selva di Cadore oltre a svolgere le guardie mediche nella zona. Poi, se sarà libero da pendenza giudiziarie, prenderà servizio altrove.

Ultimo aggiornamento: 14:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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