BELLUNO - Da un lato la stanchezza di un'azione di generosità che con il passare dei giorni diventa routine.
I NUMERI
Sono 1085 i volontari bellunesi in forza alla Protezione civile. Chiudono un anno di grande sforzo, iniziato con le conseguenze della grande nevicata del 3 gennaio 2021. E dopo due anni di emergenze per avversi eventi meteo e per il supporto logistico dato al sistema sanitario per il covid, a detta dell'assessore regionale preposto, Gianapaolo Bottacin, la stanchezza è evidente: «Il mio doppio grazie a loro che hanno familiari a cui sottraggono tempo. Soprattutto perchè, nei centri vaccinali, diventa difficile prendersi gli insulti da chi è in fila in attesa», è lo sfogo amaro di Bottacin che ricorda le 380mila giornate di lavoro dei volontari e il fatto che bisogna uscire dall'idea che la Protezione civile «Siano quelle brave persone vestite di giallo. La Protezione civile siamo tutti noi. Ecco perché abbiamo pensato alla divulgazione come strumento. E nelle scuole, come educazione civica, ho fatto inserire tematiche inerenti alla Protezione civile».
IN PRIMA LINEA
Da fine marzo 2021 il volontariato ha garantito la presenza nei centri vaccinali del Veneto per oltre 3milioni di ore con 110mila giornata-uomo. La Regione, va sottolineato, contribuisce con vari stanziamenti a chi opera per la Protezione civile: 180mila euro a chi si occupa di antincendio boschivo, 274mila per rimborsi per attività sul campo, 300mila sono andati al Soccorso alpino, 60mila all'Ana, 15mila all'Agesci, 10mila alla Croce Rossa. Per i Vigili del Fuoco, in base ad una convenzione, sono stati stanziati 350mila euro per le attività dei permanenti in Veneto, 180mila per i distaccamenti volontari e 40mila per la formazione dei volontari.
LA FOTOGRAFIA
Ad imbattersi nelle tensioni nei centri vaccinali è stato lo stesso assessore. «Mi è capitato di vedere qualcuno che se la prendeva con la Protezione civile e sono intervenuto per ricordare agli utenti che si tratta di volontari. Un conto è se c'è un'emergenza, un conto è se è continuativo l'impegno. Questo annulla il tempo libero. Loro lo dicono sempre che la priorità è l'aiuto alla collettività ma è chiaro che se in emergenza arriva la pacca sulla spalla qui arriva sempre più spesso l'insulto. Il sanitario fa l'iniezione o il tampone. Le tute gialle sono nella parte iniziale dove si incolonnano le macchine. Ed è lì che vengono fuori le difficoltà: hai la persona che dice ho prenotato, devi fare. Non si rendono conto che basta che una mattina un sanitario abbia un problema o sia positivo e le cose si complicano. I cittadini sono tesi per mancanza di socialità, problemi familiari. E quando non collimano le attese si genera la lamentela del cittadino». E i primi destinatari di insulti, sfoghi e rimostranze sono i volontari. Il risultato, inevitabilmente, è che a questo punto anche trovare dei volontari rischia di diventare complicato.