Covid, una dozzina i nuovi casi positivi: raddoppiano i contagiati

Mercoledì 19 Agosto 2020 di Giovanni Santin
Sale il numero dei positivi al Covid e non sono escluse nuove misure di chiusura per controllare i contagi
«Dopo giorni in cui registravamo uno-due casi al massimo, le dodici positività emerse fra martedì sera e mercoledì ci fanno dire che oggi (ndr, ieri) è stata una giornata molto impegnativa». A dirlo è il dottor Sandro Cinquetti, direttore del Servizio igiene e sanità pubblica (Sisp) dell’Usl Dolomiti. E per capire come i dati testimonino una situazione da tenere sotto controllo, aggiunge: «È questo il fatto più importante di oggi». Anche perché in poco più di 24 ore i positivi in provincia di Belluno sono passati da quindici a ventisette. Quindi le ultime 24 ore di lavoro a cavallo fra le giornate di martedì e mercoledì e dedicate all’emergenza Covid sono state particolarmente impegnative. Sette le positività al Sars CoV 2 evidenziate martedì sera. Cinque a carico di una famiglia di bosniaci rientrati alcuni giorni fa dal proprio Paese; due a carico di una famiglia di kossovari anch’essi in rientro dallla terra di origine. «Tutti questi soggetti – fa sapere in un nota l’Usl Dolomiti - erano già quarantenati al loro domicilio in quanto provenienti da nazioni non Schengen. Il tampone a queste persone, di fatto sostanzialmente asintomatiche, era stato eseguito in ottemperanza alle disposizioni normative». Un’emergenza che non si è interrotta nemmeno ieri mattina (mercoledì 19 agosto) quando il laboratorio analisi ha refertato ulteriori cinque positività. L’elenco comprende due amiche rientrate da una vacanza in Romagna, entrambe già isolate per sintomatologia; un soggetto rientrato dalla Croazia e identificato nell’ambito dei controlli di routine; un soggetto contatto stretto di caso noto, riconosciuto positivo al tampone di controllo, un soggetto rientrato dal Kossovo già isolato come da protocollo. Ma il Dipartimento di Prevenzione ha continuato il proprio lavoro, come prevede il protocollo. Ha infatti condotto accurate indagine di contact tracing disponendo la quarantena per una trentina di persone identificate come contatti stretti dei casi emersi come positivi. Alcuni di questi ultimi hanno riportato contatti stretti extra-provinciali che hanno, come da protocollo, determinato l’attivazione delle aziende sanitarie territorialmente competenti.  Più in generale anche ieri, con regolarità, in continuità con le giornate precedenti, sono stati eseguiti 120 tamponi presso il drive-in di Feltre: 109 le persone rientrate dalla Croazia, 7 quelle a fine vacanza in Spagna, 4 quelle di ritorno dalla Grecia. Questi i numeri. Ma la situazione, sottolinea Cinquetti, è completamente diversa rispetto ad alcuni mesi fa, quando anche a Belluno sono stati riconosciuti i primi casi di Covid. «Fra febbraio e marzo eravamo nel momento di una prima fase epidemica che poi si sarebbe rivelata molto importante – dice il direttore del Servizio igiene e sanità pubblica – ora siamo in un momento di coda epidemica». Una diversità che Cinquetti sottolinea anche per quanto riguarda l’aspetto clinico: «In questo momento il maggior numero di casi rientra fra gli asintomatici e paucisintomatici, cioè quanti che mostrano pochi sintomi degli effetti del virus, e i test che facciamo ora spesso mettono in evidenza casi senza sintomatologia. Invece nei primi mesi, a partire da febbraio, esaminavamo persone con una sintomatologia grave tanto che molte persone dovevano ricoverate, anche in rianimazione. Ora invece in ospedale, in reparto di rianimazione non arriva praticamente quasi più nessuno e la nostra risposta è territoriale, con i casi riconosciuti che devono rimanere isolati in casa». All’analisi del dottor Cinquetti non sfugge, infine, un’altra differenza fra la situazione dei primi mesi della diffusione del virus e quella registrata in questi ultimi giorni: «L’età media dei soggetti positivi al Covid all’inizio della fase epidemica superava i 60 anni, ora invece essa si ferma sotto la soglia dei 40 anni. E la ragione è presto spiegata: le persone di una certa età, anche terminato il lockdown, hanno continuato a fare una vita per così dire ritirata; i giovani invece hanno ripreso una vita sociale molto attiva». Ma è la considerazione finale del direttore del Servizio igiene e sanità pubblica che dovrebbe mettere tutti in guardia: «I problemi non sono i giovani che normalmente presentano una sintomatologia lieve, ma il fatto che a loro volta sono infettanti e quindi possono infettare persone di età più avanzata».
Ultimo aggiornamento: 21:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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