Calcio di terza categoria e giovanili fermo, i presidenti: «Noi discriminati»

Mercoledì 21 Ottobre 2020 di Pietro Alpagho Novello
Calcio di terza categoria e giovanili fermo, i presidenti: «Noi discriminati»

BELLUNO - Arrivano le prime reazioni al nuovo Dpcm che, come chiarito dal presidente Figc veneto Ruzza, dispone lo stop per tutti i campionati giovanili provinciali e per la terza categoria. Una scelta a cui è seguito l’immediato sfogo social del presidente provinciale della Figc Orazio Zanin che ieri ha ribadito l’indignazione per la disparità di trattamento mostrata rispetto alle altre categorie: «Quello che non mi convince è la distinzione fatta tra provinciale e regionale – ha dichiarato – i dilettanti non sono certo la causa della forte crescita dei contagi. Questa decisione irreale vanifica tutti gli sforzi che le società stanno sostenendo, rispettando protocolli e regolamenti in modo diligente». Vengono così bloccati migliaia di tesserati, tornando indietro di mesi anche a livello giovanile, come evidenziato sempre da Zanin che ha poi proseguito: «A livello della nostra terza categoria non abbiamo avuto casi accertati di positivi, ma sarei curioso di capire se ci sia stata a monte un’analisi della provenienza e del numero di contagi prima di prendere questa decisione». 
LE SOCIETÀ
Sulla scia di queste dichiarazioni si schierano compatte le società coinvolte: «Siamo delusi e amareggiati – ha confermato Antonio Coran, presidente del Nogarè new entry di quest’anno – la situazione è ovviamente critica e di difficilissima gestione, ma non ci sembra che i nostri sforzi siano stati apprezzati.

Abbiamo attuato tutti i protocolli investendo tempo e fatica, perchè adesso ci si ferma solo a livello provinciale e non anche regionale? Non penso questa possa essere una soluzione». La sensazione condivisa è quella di una discriminazione a livello provinciale non giustificata, e che lascia negli addetti ai lavori tanti interrogativi: «Non capiamo le motivazioni, se fermi noi devi fermare tutti – commenta Ruggero Vecellio, presidente dell’Auronzo – questa situazione è deleteria per noi e per tutto il settore giovanile. Abbiano bisogno di certezze e di spiegazioni». «I giocatori sono ancora più delusi di me – aggiunge l’allenatore del Sois Giovanni Brancaleone – capiamo il problema e ci adegueremo, ma non siamo d’accordo». A tutto questo si aggiungono gli inevitabili strascichi economici che questo stop causa alle società costrette a fermarsi: «Dopo un anno già difficile, abbiamo investito diverse migliaia di euro a inizio anno per iniziare la stagione – sottolinea Daniele De Bon, presidente del Piave – cosa succederà adesso se ci dovessimo fermare definitivamente? Se le premesse erano queste, sarebbe stato meglio non farci partire proprio. Non posso commentare se la decisione sia giusta o sbagliata, non sono un esperto, quello che è certo è che si nota una disparità di trattamento evidente». Il decreto al momento è valido fino al 13 novembre, e in attesa di ulteriori novità le società hanno idee differenti riguardo un’eventuale ripresa: mentre c’è chi spera in un cambio di rotta e in un recupero possibile, squadre di montagna come l’Auronzo mettono in evidenza la difficoltà di giocare soprattutto nel periodo invernale. Rimane solo dunque da attendere novità e chiarimenti dall’alto, in una situazione che rimane controversa.

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