Allarme Aids, sieropositivi in aumento: in 230 in terapia per poter vivere

Mercoledì 7 Dicembre 2022 di Loredana Pra Baldi
Renzo Scaggiante

BELLUNO - Sono 230 i bellunesi sieropositivi che conducono una vita quasi normale grazie alle terapie. Un numero in crescita se si pensa che 5 anni fa erano 167 i pazienti in cura al Reparto malattie infettive del San Martino. È fotografia emersa in questi giorni dopo la celebrazione della Giornata mondiale contro l'Aids del 1° dicembre: un'occasione per fare il punto della situazione anche a Belluno, con il primario del reparto malattie infettive Renzo Scaggiante.

HIV E COVID
Dopo 2 anni nei quali attenzione e ricerca sono state assorbite dal Covid19 non bisogna abbassare la guardia contro l'HIV.

In questo ambito, i dati confermano che anche nel Veneto sono stati fatti progressi significativi dagli anni 90, ma rimane ancora un problema globale di salute pubblica e come nella lotta a altre importanti patologie è necessario uno sforzo ulteriore, nonostante l'emergenza sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. La buona notizia è che, oggi, chi si ammala di Aids non muore più, la cattiva è che non cala il numero di chi si scopre sieropositivo. La prevalenza degli infetti è maggiore nei maschi rispetto alle femmine e rispetto agli inizio del contagio, ora a rischio non sono più tanto i tossicodipendenti, poiché è una categoria seguita dai Sert o da altri enti e quindi sotto controllo e curati. Oggi a sostenere l'epidemia sono persone incuranti del pericolo che scoprono di essere sieropositivi dalle analisi fatte per altre malattie.

IL PRIMARIO
La lotta all'Hiv anche nel bellunese è in linea con l'andamento europeo, le infezioni sono stabili in provincia e ad oggi si contano 230 sieropositivi. Il virus però fa meno paura e soprattutto i giovani eterosessuali stanno sempre più abbassando la guardia. Il primario del reparto malattie infettive Renzo Scaggiante dell Ulss 1 San Martino raccomanda la prevenzione con l'uso del preservativo per ogni pratica sessuale (sesso anale e orale). Fare il test Hiv prima di iniziare una relazione sessuale per conoscere la situazione immunologica del partner, e in caso di sesso occasionale fare dei test di controllo periodici. Infatti afferma il primario se la malattia è diagnosticata nella fase iniziale è molto più facile curarla mentre se arrivata ad uno stadio avanzato il danno agli organi può essere molto grave.

LE TERAPIE
«L'Usl 1 spende circa un milione di euro all'anno per i farmaci dei 230 pazienti seguiti nel nostro reparto - spiega il primario Scaggiante- Sono somministrati gratuitamente, a vantaggio dell'intera comunità. È importante, infatti rendere queste persone non contagiose. Solo così si arresta la diffusione del virus che avviene attraverso sperma o sangue. Si evita in tal modo la bomba biologica». I medicinali, in verità, non permettono la guarigione ma una vita pressoché normale. Soprattutto tengono il virus ammanettato, anche se rendono questi pazienti più fragili di fronte al cancro. I pazienti sono seguiti ambulatorialmente, con test periodici e terapie. La terapia consiste in un farmaco unico, composto di tre antivirali da sumere ogni giorno.

LA PREVENZIONE
L'Hiv e il Covid, sono virus che sorprendono e scuotono le abitudini e per entrambi importante rimane la prevenzione. Si sta lavorando da anni per realizzare un vaccino per l'Hiv, la speranza c'è. La difficoltà di ottenere un vaccino per l'Hiv, a differenza di quanto avvenuto per il Covid, sta in due aspetti principalmente: non è ancora chiara quale sia la risposta immunitaria in chi lo assume e nel fatto che il virus Hiv è molto variabile con molteplici ceppi.

 

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 10:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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