Il segnale che non tutto andasse liscio, si è avuto già nelle scorse settimane quando continuavano a cambiare i nomi di chi avrebbe assunto il comando del governo afghano a guida talebana. E nonostante i vari portavoce si affrettassero a smentire, i contrasti interni ai gruppi sembrano essere esplosi a tal punto da far finire in ospedale il vicepremier Abdul Ghani Baradar, l'uomo della mediazione di Doha.
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L'ASSENZA
La vicenda è stata raccontata dal Pashtun Times, che ha spiegato così l'assenza del vicepremier dalla scena pubblica. Sempre la Bbc ha parlato di un «duro scambio» verbale, degenerato in una vera e propria rissa tra le sale del palazzo presidenziale. In ospedale, Baradar si ritroverebbe di fatto sotto sorveglianza, sottoposto alla «protezione del Pakistan», mentre «i familiari non sono ancora autorizzati a vederlo». Un clima di tensione e incertezza testimoniato anche dall'intervento pubblico del portavoce, Suhail Shaheen, per smentire le voci sull'uccisione del vicepremier, oltre che sul ferimento. Dal canto suo, riferisce il network indiano Republic, Baradar avrebbe cercato di fare sponda con gli interlocutori internazionali, contattando il Qatar per denunciare il rischio di rottura delle intese di Doha a causa della linea intransigente degli Haqqani. Un messaggio che sarebbe stato trasmesso anche all'amministrazione Usa.
Dopo i dissidi che avevano portato alla formazione di un esecutivo solo ad interim e al rinvio della sua cerimonia di insediamento, lo strappo all'interno del gruppo dirigente dei talebani appare sempre più insanabile. Un rischio «caos» su cui lancia l'allarme il premier pakistano Imran Khan, secondo cui bisogna «dare tempo» ai mullah, perché «se le cose vanno male» potrebbe esserci «la più grande crisi umanitaria e un enorme problema di rifugiati». Tensioni che si incrociano con i nuovi appelli alla resistenza dal Panjshir, dove rifugiato tra le valli si troverebbe ancora il suo leader Ahmad Massoud. Secondo fonti locali, gli insorti «stanno consolidando le proprie posizioni e sono pronti alla battaglia» in vista della stagione fredda. E in questo quadro, i talebani promettono di creare presto «una forza regolare forte», che potrebbe accogliere anche ex militari governativi.
Intanto, a distanza di un mese dalla vittoria dei talebani nel paese, migliaia di persone continuano ogni giorno a tentare di lasciare l'Afghanistan, anche grazie alla ripresa dei voli commerciali dallo scalo della capitale, dove ieri è atterrato il primo aereo dall'Iran della compagnia Mahan Air. Mentre non è ancora apparso in pubblico il comandante supremo, Hibatullah Akhundzada. Nessuno in Occidente dimentica che la morte del mullah Omar, fondatore del movimento, è stata tenuta nascosta per due anni.
SCONTRO A FUOCO
Ieri, poi, almeno sette soldati pakistani sono stati uccisi in uno scontro a fuoco con miliziani talebani pakistani (che si oppongono a quelli afghani) nel distretto tribale del South Waziristan, vicino al confine con l'Afghanistan. Lo ha comunicato l'esercito di Islamabad, aggiungendo che sono stati uccisi anche cinque miliziani.