MEDIO ORIENTE

Israele: «Completato l'accerchiamento di Gaza City». Netanyahu valuta richieste americane di una pausa umanitaria

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Giovedì 2 Novembre 2023

Netanyahu valuta richieste americane di una pausa umanitaria

Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu sta valutando le richieste americane di una pausa umanitaria.

Lo riportano i media israeliani, citando Kan News in lingua ebraica. Un funzionario israeliano afferma che è possibile un cessate il fuoco di diverse ore. La questione sarà tra i temi al centro della missione di domani in Israele del segretario di Stato americano Antony Blinken.

 

Il gruppo Wagner potrebbe fornire un sistema di difesa aerea a Hezbollah

Il gruppo Wagner potrebbe fornire un sistema di difesa aerea a Hezbollah. Lo riporta il Wall Street Journal citando fonti dell'intelligence americana, secondo le quali il sistema sarebbe il SA-22.

 

Netanyahu: "L'operazione è al culmine, non ci fermeremo"

«Siamo al culmine della campagna, abbiamo già raggiunto successi impressionanti, siamo già oltre gli ingressi di Gaza City e andiamo avanti». Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlando ai soldati. «Abbiamo anche perdite dolorose ma come mi ha detto uno dei combattenti 'niente ci fermerà'. Faccio appello alle persone non coinvolte ad uscire e andare a sud, perchè noi non ci fermeremo dall'eliminare i terroristi di Hamas».

Israele: siamo dentro Gaza city, è circondata

«Le nostre forze sono nel cuore del nord della Striscia, dentro Gaza city, circondandola e approfondendo l'operazione». Lo ha detto il capo di Stato maggiore Herzi Halevi.

 

Media: 15 morti in raid su campo profughi Bureij a Gaza

Un attacco israeliano ha colpito un edificio residenziale nel campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza, uccidendo almeno 15 persone. Lo riporta il Guardian citando un portavoce della protezione civile della Striscia. I residenti hanno riferito che decine di persone sono rimaste intrappolate sotto le macerie. L'impatto - secondo quanto riportato - ha creato un grande cratere e ha danneggiato gravemente gli edifici circostanti. Parlando ad al Jazeera, un sopravvissuto lo ha paragonato a un terremoto.

Sirene d'allarme nel nord di Israele

Le sirene d'allarme stanno suonando nel nord di Israele, al confine con il Libano. Lo rende noto l'esercito.

Israele, milizia Iran a fianco di Hezbollah nel sud Libano

Una milizia iraniana sta aiutando gli Hezbollah a combattere Israele dal sud del Libano. Lo ha detto il portavoce militare israeliano in lingua araba Avihai Adrai secondo cui la milizia 'Imam Hussein' - che ha operato in Siria negli ultimi anni - è «stata coinvolta nelle frizioni con Israele di queste settimane e prende parte alle attività offensive dentro il territorio israeliano».

 

 

 

Ong: i 4 italiani rientreranno entro 24 ore

Arriveranno in Italia entro le prossime 24 ore i quattro italiani usciti ieri da Gaza e che attualmente si trovano in una struttura del Cairo messa a disposizione dalla nostra ambasciata. Lo dice Sergio Cipolla, a capo della Ong Ciss che ha sede a Palermo. «I tempi del ritorno non sono stati ancora ufficialmente comunicati - spiega - ma ci hanno fatto capire che sono questi». Uno degli operatori umanitari usciti da Gaza, Jacopo Intini, abruzzese, lavora per il Ciss, insieme alla moglie palestinese Amala Khayan, che arriverà in Italia insieme al marito.

Tajani: «Spero che oggi altri due italiani possano uscire dalla Striscia»

«Spero che oggi altri due italiani possano uscire dalla Striscia di Gaza». Lo ha detto il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al programma Ping Pond di Radio 1. I primi 4 connazionali usciti ieri «sono su di morale e in buone condizioni di salute. Sono stati accompagnati durante la notte al Cairo, dove c'è l'ospedale italiano Umberto I, e quanto prima, quando vorranno, verranno rimpatriati», ha aggiunto il titolare della Farnesina.

Valico di Rafah: in 600 pronti a lasciare Gaza

Sono circa 600 le persone in possesso di passaporti stranieri o palestinesi con doppia cittadinanza che lasceranno oggi la Striscia di Gaza per entrare in Egitto attraverso il valico di Rafah, stando all'autorità palestinese di frontiera a Gaza. Delle liste fanno parte 400 persone originarie di Stati Uniti, Svizzera, Grecia, Paesi Bassi, Belgio, Messico, Corea del sud e di altri paesi.

Salito a 242 numero ostaggi di Hamas

È salito a 242 il numero degli ostaggi israeliani in mano ad Hamas e alle altre fazioni palestinesi. Lo ha fatto sapere il portavoce militare israeliano Daniel Hagari.

In Cisgiordania israeliano "ucciso in attentato"

Un israeliano è rimasto ucciso oggi in Cisgiordania quando la sua automobile è uscita di strada e si è ribaltata. In precedenza, secondo testimonianze giunte alla radio militare, spari sono stati esplosi in sua direzione mentre attraversava il villaggio palestinese di Beit Lid, nella Cisgiordania settentrionale. «È probabile che si tratti di un attentato», ha affermato la emittente.

Valico di Rafah tra Gaza e Egitto aperto anche oggi

Il valico di Rafah tra Gaza e l'Egitto è aperto anche oggi. Lo hanno riferito fonti locali all'ANSA aggiungendo che l'apertura serve a favorire l'ulteriore uscita degli stranieri, di quelli con doppia nazionalità e dei feriti, cominciata ieri.

Israele: sale a 17 il bilancio dei soldati uccisi a Gaza

È salito a 17 il bilancio dei soldati israeliani rimasti uccisi a Gaza da martedì nel corso della vasta operazione di terra dell'esercito. Lo ha reso noto il portavoce militare.

Israele: uccise decine di terroristi durante la notte

L'esercito israeliano sta continuando «a colpire terroristi e distruggere infrastrutture del terrore» nella Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui nella notte «i soldati si sono scontrati con numerose cellule terroristiche nel nord della Striscia di Gaza uccidendo decine di terroristi». I soldati hanno affrontato le milizie di Hamas con «l'assistenza del fuoco dell'artiglieria e dei tank guidando al tempo stesso un attacco aereo con un elicottero e un missile lanciato da una nave»

Onu: raid a Jabalia può costituire crimine di guerra

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) ha affermato che il bombardamento da parte di Israele del campo profughi palestinese a Jabalia, nella Striscia di Gaza, potrebbe costituire un crimine di guerra. «Dato l'elevato numero di vittime civili e l'entità della distruzione a seguito degli attacchi aerei israeliani sul campo profughi di Jabalia, temiamo seriamente che si tratti di attacchi sproporzionati che potrebbero equivalere a crimini di guerra», ha scritto l'agenzia Onu su X.

 

 

Biden: necessaria una pausa per far uscire i prigionieri

«Penso che abbiamo bisogno di una pausa. Una pausa significa dare tempo per far uscire i prigionieri»: lo ha detto Joe Biden ad un evento elettorale in Minnesota, dopo che un membro del pubblico aveva gridato «come rabbino ho bisogno che lei chieda un cessate il fuoco adesso». Lo riferisce il pool di reporter al seguito, senza precisare se il presidente si riferisse agli ostaggi o a coloro che sono trattenuti nella Striscia di Gaza.

I primi 500 escono da Gaza: Ci sono anche quattro italiani

di Marco Ventura 

Si aprono i cancelli dell’inferno e dal Valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto, escono più di 500 disperati che sono riusciti a registrarsi e a rientrare nelle liste messe a punto nei giorni scorsi in una incessante triangolazione fra Qatar, Egitto e Israele, con la supervisione degli Stati Uniti e la spinta delle cancellerie europee.

Almeno 335 sono stranieri, o palestinesi con doppio passaporto: quattro gli italiani, uno con la moglie palestinese, 5 i francesi, 22 gli operatori di “Medicine senza frontiere”, poi gruppi di britannici (ce ne sono ancora 200 nella Striscia), tedeschi e americani (i primi dei 400 che premono per uscire, sul migliaio di concittadini ancora a Gaza). Poi c’è un’ottantina di feriti, mentre dieci di quelli che dovevano esser portati in salvo sono morti nell’attesa.

DRAMMA

«Noi ci aspettiamo che cittadini Usa e di altre nazionalità continuino a poter uscire da Gaza nei prossimi giorni», dice il portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller. I numeri vengono forniti dal portavoce dell’Autorità delle frontiere palestinese, Wael Abu Omar, perché a dispetto della situazione drammatica e della confusione sul terreno, sembra esserci una regia dei permessi. Nessuno può attraversare il valico senza prima essersi registrato, tranne le eccezioni come i feriti in pericolo di vita. Sul versante egiziano della Striscia, si accalcano gli emissari delle ambasciate per prendere in consegna i connazionali. Nel rettangolo di Gaza, intanto, non si ferma la guerra. L’esercito israeliano si trova ai bordi di Gaza-City, che prima del conflitto contava 650mila abitanti. In tutto il Nord, dopo gli appelli all’evacuazione dell’Idf, l’esercito con la Stella di David, sarebbero rimasti in 300mila. Di fatto, nell’impossibilità di muoversi o costretti a restare in casa come scudi umani, a protezione dei miliziani di Hamas. Ieri, per la seconda volta, le bombe israeliane sono piovute sull’area del campo profughi di Jabalya. Il bersaglio principale, un edificio multipiano considerato dall’intelligence israeliana un comando di Hamas. I missili lo hanno sventrato, sfondando anche i sotterranei in cui si nascondeva Ibrahim Biari, capo della Brigata Jabalya, uno dei responsabili dell’attacco di massa del 7 ottobre che ha portato al massacro minuzioso di oltre 1400 civili israeliani dei kibbutz e del rave party nel deserto, oltre alla cattura di circa 240 ostaggi.
Sotto le bombe israeliane, secondo Hamas, sarebbero morti pure 7 ostaggi (tre dei quali stranieri). Decine i morti palestinesi, ripresi dalle telecamere in file di sacchi bianchi insanguinati. Stando al ministero della Sanità di Hamas, il numero delle vittime nell’attacco dall’aria e ora di terra sarebbe arrivato a quasi 8.800. Mancano cibo, acqua, farmaci e l’unico ospedale oncologico della Striscia, turco-palestinese, ha smesso di funzionare per mancanza carburante. A rischio 70 pazienti, così come 1000 in dialisi e 130 neonati prematuri. La radio pubblica israeliana fa sapere che l’Idf stringe Gaza-City su tre lati, pronto a entrare. Sedici i morti fra i soldati, nei carrarmati colpiti dai razzi anti-tank dei miliziani di Hamas in fulminee incursioni fuori dai tunnel. Undicimila gli obiettivi dall’Idf colpiti in una notte: centri di comando e gruppi di terroristi. Si mappano i tunnel per l’assalto finale. L’intelligence israeliana diffonde l’intercettazione di un capo di Hamas che ordina di dirottare il carburante dall’ospedale indonesiano per le necessità militari.

 

PROCLAMI

«I risultati significativi dei potenti combattimenti nelle profondità della Striscia – dichiara il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant – richiedono purtroppo un prezzo elevato. Siamo preparati e pronti per una campagna lunga, complessa, per cui ci vuole di coraggio, determinazione, perseveranza. Vinceremo». Lo stesso scrive il premier Netanyahu su X: «Continueremo a combattere finché non adempiremo la missione, fino alla vittoria. Siamo in una guerra dura e lunga. Abbiamo ottenuto risultati importanti, ma le perdite sono state dolorose. L’intera nazione di Israele vi abbraccia, famiglie, dal profondo del cuore. I nostri militari sono caduti in una guerra ingiusta, per la nostra casa». Ma si fa sentire con un nuovo videomessaggio anche il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, dal Qatar. «La colpa di questa guerra è di Netanyahu. Gli ostaggi sono pure loro sotto le bombe, coinvolti nel massacro di Jabalya. Agli Stati Uniti dico che state scegliendo il lato sbagliato della storia. Ai nemici, che siete stati sconfitti il 7 ottobre. Il nostro popolo e i nostri mujaheddin stanno combattendo». Durissimo un altro membro dell’ufficio politico dell’organizzazione del terrore, Ghazi Hamad. «Dobbiamo impartire una lezione a Israele. Il diluvio di Al Aqsa del 7 ottobre noi lo faremo altre due o tre volte. Israele non ha posto sulla nostra terra, lo dobbiamo rimuovere». Israele chiude la sede di Al Jazeera, Tv del Qatar, perché incita alla rivolta e diffonde dati sulle posizioni dell’esercito. La Giordania ritira l’ambasciatore da Israele. Il segretario di Stato Usa, Blinken, prepara una nuova missione in Medio Oriente. In Israele, in Giordania, e il 5 novembre in Turchia da Erdogan, mentre Israele schiera le navi nel Mar Rosso dopo gli attacchi missilistici dallo Yemen.

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA