Gaza, i nascondigli di Hamas nel labirinto della Striscia: scuole, ospedali, moschee

Più di 300mila civili non hanno lasciato Gaza, diventando scudi umani dei jihadisti

Giovedì 2 Novembre 2023 di Marco Ventura
Gaza, i nascondigli di Hamas nel labirinto della Striscia: scuole, ospedali, moschee

Una corsa contro il tempo. Una guerra brutale e sanguinosa, combattuta con gli stivali nel fango, casa per casa, in superficie e sottoterra. Hamas ha costruito una «ragnatela di tunnel», come l’ha descritta Yocheved Lifshitz, l’85enne liberata dopo 17 giorni e un infinito vagabondare nei tunnel della “metropolitana di Gaza”, in mezzo ad altri ostaggi ammassati in cupe sale underground. È la guerra «all’apice», dice il premier Netanyahu, che l’Idf, l’esercito con la Stella di David, sta combattendo per distruggere chi ha massacrato, ucciso e vilipeso 1400 israeliani strappati uno a uno da case, kibbutz e feste musicali nel deserto il 7 ottobre. Una corsa contro il tempo, perché il governo israeliano sa che ogni giorno perde consenso pure nelle cancellerie e nell’opinione pubblica occidentale. Una specie di guerriglia urbana in cui il nemico si nasconde tra i civili, spunta da buche nel terreno che sono terminali di tunnel, come i vietcong nella guerra del Vietnam, o apposta sui tetti i cecchini e spara le pallottole di precisione e i razzi anticarro. Uno degli obiettivi era prendere il controllo delle due superstrade che tagliano la Striscia in verticale, spingendo la popolazione verso sud per avere mano libera al nord. Solo che almeno 300mila civili sono rimasti nell’area delle operazioni, scudo umano ai miliziani di Hamas che si annidano dentro le case, nei luoghi di raccolta e distribuzione degli aiuti umanitari, vicino alle scuole, dentro e sotto gli ospedali.

Come in quello di al-Shifa, nelle ultime guerre servito da caposaldo e ora da quartier generale sotterraneo di Hamas. Cervello e cuore pulsante dell’organizzazione del terrore. 

GUERRA SOTTERRANEA

Yair Golan, vicecapo di Stato maggiore dell’Idf, ha spiegato ieri che per nessuna ragione manderebbe i suoi soldati nei tunnel, una «trappola mortale». Hamas ha cominciato a costruire il labirinto una ventina d’anni fa. «La cosa da fare più saggia sarebbe individuare gli ingressi e sigillarli – dice alla Radio dell’esercito il general maggiore Golan – e poi buttarci dentro del fumo per fare uscire il nemico». In un rapporto sulla guerra del 2014 a Gaza, la Rand Corporation ha scritto che «è una sfida tecnologica scoprire e poi distruggere i tunnel». In parte si può farlo con le bombe aeree di profondità, ma fino a un certo punto. Ci si deve sporcare le mani. C’è un’unità di incursori che si chiama “Samur”, donnola, specializzata nella guerra sotterranea. E una tecnica, “capelli rossi”, impiegata per rivelare i tentacoli dei tunnel. In pratica, si tratta di far scivolare nel tunnel una granata fumogena e guardare, subito dopo, da quale casa del circondario esce del fumo rosso per individuare gli ingressi. 

LA “METROPOLITANA”

Gli israeliani ricordano quando nel 2018 dovettero distruggere un cunicolo che portava dritto al mare. Alcuni tunnel, due metri di altezza per uno di larghezza, sono stati percorsi da sommozzatori di Hamas per dare l’assalto a Israele dal mare, attraverso Zikim Beach. Nelle ultime ore sono circolati sul web video di militanti di Hamas che escono da una buca del terreno con lanciarazzi anti-tank, e centrano in pieno dei carri Merkava israeliani a pochi metri, al grido «Allahu Akbar». Quanto all’architettura della “metro” di Gaza, i tunnel sono anche su più livelli, alcuni percorribili da veicoli, in altri le armi sono trasportate lungo binari come nelle miniere. Ci sono tratti sofisticatissimi, che fanno somigliare la “metropolitana” a una città sotterranea, con i suoi centri di comando, le sue postazioni di guardia, le sue sale riunione. Il colonnello Amir Olo, già comandante di una unità d’élite logistica, spiega che grazie a quella ragnatela «il nemico può aggirarci e attaccarci alle spalle». 

LE BRIGATE

In totale, le Brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, erano accreditate di 16mila combattenti, 2mila dei quali da prima linea, ma adesso ne avrebbe 40mila, oltre a un arsenale di droni e a circa 30mila razzi (dal 7 ottobre ne avrebbe sparati “soltanto” 8500). In più, sono stati addestrati dai «migliori nel campo», i pasdaran iraniani, secondo Emile Hokayem, esperto dell’Istituto internazionale di Studi strategici di Londra. Israele è scientifico nel suo approccio. Hamas, invece, «non ha una dottrina codificata, punta a fare più male possibile, usando un misto di forze ibride e convenzionali». E il fatto che utilizzi ancora sistemi di comunicazione primordiali come i telefoni fissi, rende più difficile il lavoro di intelligence. La battaglia è e sarà dura.

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