La musica è cultura, arriva il Ddl in Senato: iva al 4% per acquisto strumenti musicali

Lunedì 14 Giugno 2021
La musica è cultura, arriva il Ddl in Senato: iva al 4% per acquisto strumenti musicali

La musica deve essere considerata come gli altri prodotti intelletuali.

Questa l'iniziativa dei senatori FI, Lega, M5S, Misto. La musica è cultura e da sempre rappresenta una forma di espressione e di scambio tra le persone in tutto il mondo. L'Italia vanta un'elevata quota di imprese culturali legate anche al mondo della musica ma dal 2018, secondo un rapporto dell'osservatorio Dismamusica, il mercato degli strumenti musicali ha subito una forte flessione. Per questo motivo, e nel tentativo di rilanciare il settore, il 22 aprile è stato depositato al Senato un disegno di legge che prevede disposizioni in materia di Iva agevolata per l'acquisto di strumenti musicali e dei relativi accessori. L'iniziativa è principalmente dei senatori del gruppo Forza Italia Barbara Masini, Anna Maria Bernini, Antonio Barboni, Paola Binetti, Fulvia Michela Caligiuri, Andrea Cangini, Adriano Galliani, Maria Alessandra Gallone, Emilio Floris, Franco Dal Mas, Roberta Toffanin, Massimo Mallegni, Fiammetta Modena, Marco Perosino, Urania Papatheu, Giancarlo Serafini, Maria Virginia Tiraboschi, Massimo Ferro, Enrico Aimi, Maria Rizzotti, Laura Stabile e Anna Carmela Minuto. A essi si aggiungono il leghista Alberto Bagnai, il dem Gianni Pittella e i senatori del gruppo Misto Raffaele Fantetti e Cataldo Mininno.

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Un decreto del presidente della Repubblica, il decreto 26 ottobre 1972, n. 633, definisce le agevolazioni fiscali per una serie di beni e servizi elencati in una tabella allegata al decreto stesso. Come spiegato nella relazione al ddl, il decreto stabilisce che siano soggetti all'imposta agevolata al 4% «i giornali e notiziari quotidiani, dispacci delle agenzie di stampa, libri, periodici, anche in scrittura braille e su supporti audio magnetici per non vedenti e ipovedenti, ad esclusione dei giornali e periodici pornogra­fici e dei cataloghi diversi da quelli di informazione libraria, edizioni musicali a stampa e carte geografiche, compresi i globi stampati». Il carattere culturale dei prodotti appena elencati li rende soggetti ad una tassazione minore in modo da permettere una maggiore fruizione da parte dei cittadini. 

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«È innegabile - affermano i senatori nella relazione - come anche la musica, nelle sue molteplici forme, costituisca, a tutti gli effetti, un prodotto culturale alla stessa stregua di altri prodotti intellettuali e rappresenti oggi sicuramente una delle più efficaci e universalmente riconosciute forme per l'integrazione e lo scambio culturale». La musica ricopre poi un ruolo fondamentale specialmente nella vita dei giovani. Gli psicologi mettono in luce come la musica sia capace di «amplificare le emozioni» delle persone e, talvolta, rappresenta anche un punto di riferimento per la crescita personale, «una sorta di specchio dove riflettere il proprio io interiore» nei momenti più difficili o significativi della vita. L'Italia, come già detto, vanta un gran numero di imprese inerenti ai settori culturali, superando Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. «Questo primato - si legge nella relazione - si deve alla nostra tradizione, a un secolare rapporto tra cultura e attività di impresa». Anche l'industria musicale ha sempre avuto un buon mercato nel nostro Paese ma, dopo alcuni anni di crescita esponenziale nelle vendite di strumenti musicali e relativo artigianato, dal 2018 si è invertito il trend e il settore ha registrato una significativa flessione rispetto all'anno precedente: «-3,86 per cento sui dati di sell-in dei produttori e distributori, -3,62 per cento sul sell-out dei negozi e -11,85 per cento sull'import di strumenti musicali in Italia». Questi i dati dell'analisi effettuata dall'osservatorio Dismamusica (Distribuzione industria strumenti musicali e artigianato). Per dire alcuni numeri e quantificare la perdita non solo culturale ma anche economica del settore, basti notare come sia diminuito il numero dei negozi al dettaglio: erano 1071 nel 2014, nel 2018 invece 965. I negozi di vendita al dettaglio sono stati sostituiti dal commercio online e dalla grande distribuzione. Infatti,come rilevato dallo stesso osservatorio Dismamusica, nello stesso periodo è aumentato il numero di grandi imprese produttrici (1083 nel 2018 contro le 997 del 2014) e delle piccole botteghe di riparatori (210 nel 2018 e 151 nel 2014), «probabile risposta alla necessità di assistenza post-vendita agli strumenti, non garantita ovviamente dal canale di vendita digitale». 

Ultimo aggiornamento: 15:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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