Olindo e Rosa, perché è stata accolta l'istanza di revisione del processo? Dai nuovi testimoni alle consulenze: la decisione della Corte

A dare l'ok alla revisione del processo è stata la Corte d'Appello, che avrebbe fissato al primo marzo la nuova udienza

Martedì 9 Gennaio 2024
Rosa e Olindo, come si è arrivati all'istanza di revisione? Tutti i punti messi in discussione dalla difesa della coppia

Ripartirà il 1 marzo del 2024 il processo per la strage di Erba. Come reso noto da Fabio Schembri, uno dei legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi, la corte d'appello di Brescia avrebbe infatti dato l'ok per la revisione della sentenza con cui i due coniugi erano stati condannati all'ergastolo per i fatti accaduti l'11 dicembre del 2006, quando quattro persone furono trovate senza vita in un condominio di Erba, in provincia di Como. Ma come si è arrivati all'istanza per la riapertura del processo

Strage di Erba, sì alla revisione del processo per Olindo Romano e Rosa Bazzi. Via libera della corte d'appello di Brescia

 

La decisione della Corte d'Appello 

La Corte d'Appello di Brescia ha detto sì alla revisione della strage di Erba. È stata fissata per l'1 marzo 2024, davanti alla seconda sezione penale, la prima udienza del processo di revisione della strage dell'11 dicembre 2006 che vede condannati in via definitiva all'ergastolo Rosa Bazzi e Olindo Romano. Davanti alla corte d'appello di Brescia dovranno sedere il procuratore generale, il collegio difensivo dei coniugi Romano, gli avvocati Fabio Schembri, Nico D'Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux, ma anche le parti civili, ossia i familiari delle vittime, tra cui Azouz Marzouk.

Nella strage della corte di via Diaz a Erba, sotto i colpi di spranga e coltello, morirono Raffaella Castagna, il figlio Youssef di soli due anni, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.

 

Come si è arrivati alla revisione

Il sì alla revisione del processo arriva dopo che nell'aprile scorso il pg di Milano Cuno Tarfusser aveva presentato una richiesta di revisione, iniziativa poi sostenuta da un'ulteriore richiesta da parte delle difese dei due condannati. L'udienza del primo marzo servirà per discutere, per la prima volta, se approfondire e come alcuni temi centrali nel processo. Davanti ai giudici ci saranno quindi solamente tre strade: assoluzione, condanna, inammissibilità. La decisione di oggi arriva a sorpresa, considerando che contro Olindo Romano e Rosa Bazzi c'è tutto quello che la pubblica accusa vorrebbe avere tra le mani per vincere un processo, ovvero un testimone oculare, una prova scientifica e delle confessioni. Ma a quasi 17 anni di distanza dai fatti, invece, Tarfusser e la difesa sono riusciti a rimettere in dubbio quanto i giudici - in ciascuno dei tre gradi di giudizio - non ha mai messo in dubbio. Lo fanno attraverso nuove prove, affidandosi ai progressi scientifici e tecnologici che racchiusi in tre grandi perizie proveranno a restituire un'altra verità e a trasformare i colpevoli in possibili vittime di un errore giudiziario. 

 

Gli elementi della difesa

Vi sarebbero alcuni nuovi testimoni e una serie corposa di consulenze alla base della richiesta di revisione della sentenza che ha condannato definitivamente Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba. Uno di questi, «mai sentito all'epoca dei fatti» per i difensori della coppia, è un uomo che abitava nella casa della strage, legato ad Azouz Marzouk, marito di Raffaella Campagna. L'uomo aveva riferito di una faida con un gruppo rivale, nella quale anche lui era stato ferito con un'arma da taglio e aveva sostenuto che la casa della strage «era la base dello spaccio che veniva effettuato nella vicina piazza del mercato e il posto dove erano depositati gli incassi». Altro testimone citato dalla difesa è «un ex carabiniere che riferisce delle indagini e delle parte mancanti del 50% dei momenti topici delle intercettazioni». Le consulenze sostengono invece l'incompatibilità con la ricostruzione fatta dai coniugi - e poi ritrattata - della strage con quella emersa dalle indagini. Un elaborato riguarda poi la testimonianza di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, morto negli anni successivi, e diventato principale testimone dell'accusa che riconobbe Olindo in aula. Una versione in dibattimento che, per i legali, contrasterebbe con quanto dichiarato da Frigerio nell'immediatezza, nel letto d'ospedale. Anche la ricostruzione nelle sentenze della morte della moglie di Frigerio, Valeria Cherubini, contrasterebbe con quelle emerse dalle loro consulenze. Infine, oltre ai nuovi testimoni e alle consulenze, alla base della richiesta di revisione della sentenza ci sarebbe anche un altro elemento. Ad essere messa in discussione, infatti, è stata la «genuinità» della macchia di sangue di Valeria Cherubini trovata sul battitacco dell'auto di Olindo: non convince il modo in cui è stata repertata, così come il risultato scientifico. Non solo: Tarfusser punta il dito su un'indagine lacunosa che non ha valutato piste alternative. Tesi su cui l'1 marzo ci sarà battaglia.

Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 07:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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