Chi ha profanato la tomba rubando cinque chili di gioielli di famiglia tra oggetti d'oro e monili è andato a colpo sicuro. Da qui partono le ricerche dei carabinieri del gruppo Cassia che stanno indagando sulla razzia in una tomba del cimitero di Prima Porta.
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Ma il sospetto è che dietro il furto di preziosi ci sia una faida familiare. Un sospetto appunto, su cui sono in corso approfondite verifiche. Intanto i fatti: da quanto è stato accertato, i ladri hanno esumato la cassa da morto dell'anziana di origini bosniache, E. H. deceduta nel 2020, dopo averla aperta su un lato, hanno rubato i monili d'oro che i parenti avevano messo all'interno della bara. A far scattare l'allarme è stato uno dei vigilanti di Prima Porta che ha prima allertato i familiari dell'anziana e quindi i carabinieri.
IL COLPO
Un fenomeno tristemente noto perché furti analoghi sono già avvenuti negli anni scorsi. Secondo quanto appreso, l'episodio è avvenuto il 4 gennaio scorso. Nella cassa riposava la salma di una donna di origini bosniache e, secondo quanto raccontato dai parenti ai testimoni, anche oggetti d'oro per un peso di circa 5 chili. L'usanza di tumulare salme con oggetti preziosi è molto diffusa nella comunità rom. I ladri, con ogni probabilità erano al corrente di ciò e hanno quindi agito a colpo sicuro. Secondo gli investigatori, nella notte tra il 3 e il 4 gennaio, hanno tirato via la bara dal loculo, dissaldando la cassa zincata in un angolo, riuscendo a tirar via da quel foro tutti gli oggetti preziosi. Secondo la denuncia presentata dai congiunti della defunta ai carabinieri, si tratterebbe di un gruzzolo di cinque chili d'oro e pietre preziose. Ma anche sulla refurtiva, sono ancora in corso accertamenti. I familiari stanno cercando di ricomporre la lista del tesoretto lasciato nel loculo della defunta.
L'INDAGINE
I militari dunque stanno procedendo, con il sospetto che a mettere a segno il colpo sono persone vicine evidentemente alla famiglia che risiede nella periferia est della Capitale e in alcune città del nord Italia.
I PRECEDENTI
Tra il 2018 e il 2019 gli investigatori avevano inchiodato una banda di ladri specializzata in furti simili nel cimitero Flaminio. Già altri casi di profanazioni di tombe e furti sui cadaveri sono stati infatti denunciati presso le forze dell'ordine ma la proposta fatta da più parti di installare telecamere di videosorveglianza all'interno del cimitero e nelle gallerie dei loculi è stata finora disattesa. I colpi in atto in questo periodo presentano un metodo molto particolare e specifico: i ladri si occupano non solo di defraudare le tombe, derubandone l'interno, ma persino di sigillarle attentamente dopo il furto, in modo tale da non insospettire i familiari. Stando agli inquirenti, i furti avverrebbero nel tardo pomeriggio, in concomitanza con la chiusura del cimitero. Ad aggiungersi alle difficoltà delle indagini anche la fatica a risalire alle tracce di chi manomette i loculi dal momento che scoperchiando le tombe, le micropolveri fuoriuscite contribuiscono a camuffare le impronte digitali.