Kata è stata uccisa? Il corpo forse gettato nell'Arno ma si teme anche il traffico di esseri umani

L'ipotesi degli inquirenti è che chi l'ha rapita abbia organizzato tutto nei minimi dettagli, premeditando il piano per evitare di essere scoperto

Lunedì 7 Agosto 2023 di Valeria Di Corrado
Kata è stata uccisa? Il corpo forse gettato nell'Arno ma si teme anche il traffico di esseri umani

dalla nostra inviata


FIRENZE Come può una bambina di 5 anni scomparire nel nulla, in pieno giorno, da uno stabile abitato in quel momento da oltre 132 persone, senza che nessuno se ne accorga? È come se Kata è stata inghiottita in un "buco nero". L'ipotesi degli inquirenti è che chi l'ha rapita abbia organizzato tutto nei minimi dettagli, premeditando il piano per evitare di essere scoperto. L'ultima traccia che hanno gli inquirenti è un video di 27 secondi, ripresi da una telecamera presente su via Luigi Boccherini, che inquadra l'ex hotel Astor di Firenze.

Sono circa 15,20 di sabato 10 giugno. Si vede la piccola mentre sale le scale esterne del palazzo, per entrare nella struttura, e poi, all'improvviso, ritorna sui suoi passi e riscende nel cortile interno dell'albergo. Sembra quasi che qualcuno l'abbia chiamata. Ma chi? La mamma non c'era in quel momento, è rientrata alle 15,30 dopo il lavoro e non l'ha più trovata. Prima di uscire, l'aveva affidata a suo fratello, lo zio Argenis (detto Dominique), lo stesso che due giorni fa è finito in carcere insieme ad altri tre peruviani, con l'accusa di essere a capo del racket delle stanze dell'hotel e del tentato omicidio dell'ecuadoregno che, per sfuggirgli, si è lasciato cadere dal secondo piano dell'edificio il 28 maggio, ossia due settimane prima che Kata scomparisse.

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Video


La Procura sta cercando altre immagini dagli impianti di videosorveglianza della città, ma per ora senza esito. Insospettisce gli investigatori il fatto che ci sia un buco nella recinzione del giardino di un'abitazione che collega il cortile interno dell'Astor all'area dei box condominiali, con uscita su via Monteverdi. In quel varco - ricavato rompendo la rete e il traliccio in plastica per i rampicanti - può sicuramente passare una bambina di 5 anni. La presenza della vegetazione, tra l'altro, rende complicato ai residenti - i cui balconi affacciano lì - notare strani movimenti. Chi ha sequestato Kata potrebbe averla chiusa in un borsone e scavalcato il muretto che confina con i garage, per poi darsi alla fuga su via Monteverdi, sapendo che lì non ci sono telecamere.

LA PISTA DELL'ESTERO

Ovviamente più passa il tempo più, realisticamente, diminuiscono le possibilità di ritrovarla viva. Chi l'ha rapita - mosso da un proposito di vendetta, come ipotizzano i pm - potrebbe essersi disfatto del suo corpicino, magari gettandolo con un peso nell'Arno. Oppure potrebbe averla portata all'estero, per fare perdere definitivamente le sue tracce o comunque per lucrarci, "rivendendola" ai trafficanti di essere umani. Per questo ora indaga anche l'Europol e l'Interpol. Secondo gli inquirenti il sequestro è legato alla faida interna all'Astor, tra peruviani, ecuadoregni e romeni. Questi ultimi erano stati cacciati proprio il 3 giugno dallo zio materno della bambina. Tant'è vero che il padre di Kata, uscito di prigione il 13 giugno, fa un'incursione notturna in un campo nomadi alla periferia di Firenze. E una commerciante della zona ha spiegato che il sabato - giorno in cui è scomparsa la piccola - vicino all'hotel di via Maragliano si radunano dei furgoni diretti in Romania in cui vengono caricate provviste di vario genere.
«Vorrei sapere se Kata è viva, se sta bene, sono passati due mesi e stare così senza sapere nulla mi fa stare male - ha detto, in uno sfogo coi suoi legali, Kathrine Alvarez Vasquez, la madre della piccola - Chi sa di Kata mi faccia sapere qualcosa». «Spero che la nuova indagine serva a trovarla», ha aggiunto, dopo che è stato sequestrato il suo cellulare e quello del compagno, Miguel Chicclo Romero. La coppia, che non è indagata per il sequestro della figlia, è rimasta fino a sabato sera tardi negli uffici dell'Arma in attesa che si completasse la copiatura dei dati contenuti nei telefoni.

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