Le tracce di sangue trovate sui rubinetti di tre stanze dell'ex hotel Astor di via Maragliano a Firenze non sono di Mia Kataleya Chiclo Alvarez, la bambina peruviana di 5 anni scomparsa il 10 giugno scorso dallo stesso albergo dove viveva con la famiglia e altre decine di occupanti abusivi, soprattutto sudamericani e romeni.
Kata scomparsa, gli indagati
Per eseguire gli esami genetici, due settimane fa la Procura aveva indagato cinque persone, tra le quali due zii della bambina scomparsa: uno paterno, il 19enne Marlon Edgar Chicclo, e uno materno, Abel Alvarez Vasquez, il quale attualmente è in carcere nell'ambito dell'inchiesta su un presunto racket delle stanze nell'ex hotel Astor. Gli altri erano due cugine peruviane, la 31enne Rosmery Puillco Oquendo e la 26enne Sharllin Jhilary Huaman Oquendo, e un cittadino romeno, Alberto Dinu Sorin, 29 anni. Erano sospettati di essere coinvolti nella sparizione della piccola Kata, che gli investigatori ipotizzano che potesse essere stata portata via dentro o dei trolley o a una valigia oppure soppressa all'interno dello stabile occupato.
I motivi del rapimento
Secondo gli investigatori sarebbe stato il mercato dell'affitto delle stanze nello stabile occupato il motivo della presunta ritorsione che si sarebbe abbattuta sull bimba. Il «racket delle camere» è, del resto, un'altro filone di indagine seguito dagli inquirenti nell'inchiesta principale legata al sequestro di persona, che all'inizio di agosto ha portato a quattro misure cautelari, con la detenzione in carcere dello zio materno di Kata. Nei confronti dei cinque indagati nei giorni scorsi sono stati eseguiti gli accertamenti tecnici irripetibili, volti ad accertare la presenza di materiale biologico o genetico e all'estrapolazione di eventuali profili del Dna (da borsoni, trolley e da rubinetti di stanze dell'hotel Astor) e alla loro successiva comparazione con quello della piccola vittima sparita nel nulla.
Le immagini delle telecamere
Tre dei cinque indagati erano stati ripresi dalle telecamere fuoriuscire, rispettivamente, con una valigia e con due trolley - che per dimensioni avrebbero potuto occultare la bambina - dall'hotel Astor il 10 giugno dopo la scomparsa di Mia Kataleya, oggetti che gli stessi avrebbero poi utilizzato anche il 17 giugno in occasione dello sgombero dello stabile. Gli altri due indagati, gli zii, erano occupanti di tre distinte stanze nei cui rubinetti dei bagni erano state individuate tracce di una presunta sostanza ematica l'11 giugno in occasione della perquisizione effettuata il giorno seguente il sequestro della piccola Kata. Nel frattempo la Procura ha inoltrato una richiesta di rogatoria internazionale in Perù per sentire 13 persone considerate testimoni informati sui fatti. Non è esclusa neppure la pista che Kata possa essere rapita e trasferita in Perù. I genitori Kata - il padre Miguel Angel Romero Chicclo e la madre Katherine Alvarez Vasquez - la scorsa settimana hanno fatto un nuovo sopralluogo nell'ex Astor e fornito alla Procura nuovi elementi su cui indagare.
Le misure cautelari
Nell'ambito dell'inchiesta, sulla sparizione di Kata, il 5 agosto erano state eseguite quattro misure cautelari, emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Firenze, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di altrettanti cittadini peruviani. Per lo zio materno della piccola Mia Kataleya Chiclo Alvarez e altri tre indagati in questo caso le accuse sono di estorsione, tentativi di estorsione e rapina, episodi avvenuti tra il novembre 2022 e il 28 maggio 2023, e di tentato omicidio tentato e lesioni gravi, commessi lo stesso 28 maggio 2023, ai danni di occupanti della struttura di via Maragliano, che era stata occupata abusivamente nel settembre 2022 da oltre un centinaio di cittadini peruviani, fra i quali i soggetti raggiunti dalla misura, e rumeni. I reati sarebbero stati compiuti, secondo quanto emerso dalle indagini, «nel quadro di un'illegittima attività di compravendita del diritto di occupare le stanze della struttura alberghiera, con la riscossione dalle persone che volevano entrare di somme dai 600 ai 700 euro, anche con il ricorso alle minacce». I quattro indagati, il 28 maggio scorso, nell'esecuzione di un raid punitivo nei confronti di più occupanti dell'ex hotel Astor, avrebbero attuato un primo pestaggio con una mazza da baseball minacciando di morte una coppia di connazionali se non avessero lasciato la stanza. Dopo essersi allontanati per qualche istante, gli aggressori avevano proseguito le violenze nei confronti di altri occupanti in una stanza vicina per fare ritorno incappucciati nella stanza della coppia diretti verso la vittima designata che, per timore di essere uccisa, si era appesa con le mani al davanzale della finestra cadendo poi al suolo. Il 17 e il 18 giugno scorso era già stato eseguito il decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice delle indagini preliminari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, dell'ex hotel Astor.
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