«Quel video per me ha il valore di un testamento. È come se mio fratello avesse voluto farsi giustizia da sé. È un atto d’accusa. Un filmato che parla molto chiaro». Antonino, il fratello maggiore di Kevin Laganà, il più giovane degli operai morti nell’incidente ferroviario di Brandizzo, è stato sentito ieri in procura a Ivrea in qualità di testimone.
Quanti casi? Almeno una decina, quelli finiti sotto la lente degli inquirenti. Ma c’è anche un altro aspetto rilevante. Nella squadra travolta dal treno sembrerebbe, secondo gli investigatori, che ben quattro su cinque avessero solo la qualifica di operai comuni. Di conseguenza non avrebbero potuto essere mandati a lavorare sui binari della ferrovia di Brandizzo: un cantiere ad alta specializzazione che richiedeva la presenza di addetti con determinate qualifiche. Non solo. Alla Sigifer secondo le prime verifiche quasi tutti i lavoratori avrebbero la qualifica di operai comuni. Solo 18 sono operai qualificati, quelli specializzati sarebbero invece 35. Antonino e il papà Massimo, che indossava la maglietta con stampato il volto di Kevin, hanno lasciato la procura abbracciati. Sul caso è intervenuto anche il ministro dei Trasporti e vicepremier, Matteo Salvini. «Quello che posso garantire è che chi ha sbagliato pagherà se verrà confermato quello che sta emergendo dalle telecamere. È chiaro che quello che avete sentito è al di fuori di ogni logica e di ogni regola e chiederò all’azienda competente di prendere provvedimenti». Il riferimento è il video girato poco prima di morire da Kevin, la più giovane delle vittime. Un filmato in cui si vedono chiaramente gli operai al lavoro consapevoli di non avere l’autorizzazione e che sarebbe passato un convoglio. È proprio Antonio Massa, delegato scorta Rfi e indagato, a dire cosa fare ai lavoratori. «Allora se dico treno voi vi buttate dall’altra parte».
LE REAZIONI
«Sto rileggendo - ha aggiunto Salvini - le regole e i protocolli: è evidente che non puoi lavorare su un binario se la circolazione ferroviaria non è interrotta con un certificato, firmato e timbrato. Purtroppo poi c’è il fattore umano che non è controllabile dalle norme, dai ministri, e che in questo caso evidentemente ha portato a una strage». I colpevoli saranno però individuati. «Chiederò all’azienda competente di prendere evidenti provvedimenti e che se qualcuno ha sbagliato, paghi. Non faccio il magistrato e c’è un’inchiesta in corso però il licenziamento non può essere solo nel settore privato. La sicurezza deve essere la priorità, abbiamo 2.200 stazioni ferroviarie in Italia e quasi 17mila chilometri di binari, migliaia di chilometri di strade comunali, provinciali statali, stradali», aggiunge Salvini.
Intanto l’avvocato Mattia Moscardini, di Roma, avrebbe assunto la difesa di Antonio Massa. È quanto si è appreso in ambienti vicini all’inchiesta. Moscardini, cassazionista, nel corso della sua attività è stato impegnato in diversi processi per disastro colposo e violazioni delle normative antinfortunistiche, fra cui quello per la strage di Viareggio. All’università Lumsa di Roma è docente nei master in Emergency management of civil protection) per il modulo su rischio penale nella gestione del rischio. Il video registrato da Kevin Laganà è un elemento che va ad aggiungersi alle telefonate tra la centrale di Rfi e il caposquadra Antonio Massa, indagato con il caposquadra della Sigifer, Andrea Gibin, e le testimonianze raccolte. Nei giorni è stata sentita la dipendente di Ferrovie che si trovava nella sala operativa di Chivasso e rispondeva a Massa, in quelle telefonate, tutte registrate e già acquisite dagli inquirenti, per almeno tre volte viene negato il via libera al cantiere. Un divieto rimasto inascoltato. I cinque operai erano infatti già al lavoro.