Banche, popolare Etruria frena
su Vicenza: più garanzie per i soci

Giovedì 12 Giugno 2014 di Maurizio Crema
Il presidente Gianni Zonin e il direttore generale Samuele Sorato
VICENZA - Banca Etruria frena sull’intesa con Popolare Vicenza e rischia di rimanere in mezzo al guado.



Ieri il cda dell’istituto toscano ha chiesto un supplemento d’indagine e dato mandato al presidente Lorenzo Rosi di proseguire nella trattativa con la Popolare di Vicenza «per addivenire, in tempi brevi, ad un'intesa - si legge in una nota - sulle modalità di aggregazione che preveda adeguate garanzie di tutela dei soci, dei dipendenti e dei valori aziendali» dell'istituto aretino. Il consiglio pur «confermando l'interesse a un'integrazione», sottolinea «di non potere esprimere allo stato una preliminare valutazione positiva sulla proposta» avanzata dall'istituto guidato da Gianni Zonin «in ragione dell'esigenza di svolgere congiuntamente ulteriori approfondimenti in merito alla struttura e alle condizioni dell'operazione». Nella stessa giornata è stato anche annunciato che Luca Bronchi non è più il direttore generale. Ma non c’è ancora un sostituto.



Vicenza "prende atto" della decisione dell’Etruria e il 17 giugno il cda esaminerà la comunicazione di Bpel. L’offerta di Vicenza è subordinata al voto favorevole del cda ed è condizionata alla trasformazione dell’attuale società mutua per azioni a responsabilità limitata in una Spa (con voto a maggioranza). Al realizzarsi di queste condizioni Bpvi aveva dichiarato di voler far scattare un’Opa da un euro ad azione (220 milioni l’offerta complessiva), con un premio dello 0,25% rispetto alla quotazione di Borsa del 28 maggio, alla vigilia dell’offensiva.



Per più di un osservatore quello dell’Etruria è un "no grazie" a Vicenza malgrado il diktat di Banca d'Italia che aveva ordinato agli aretini di trovarsi rapidamente un partner di elevato standing. Troppo forte evidentemente è stata la reazione ostile emersa dalle istituzioni politiche ed economiche della città. La concorrenza tra i due maggiori distretti orafi italiani poi è serrata e soprattutto acuita dai lunghi anni di crisi. Ora sedersi di nuovo a un tavolo di trattativa, per una qualche forma di accordo con Vicenza, sarà molto difficile anche se ci sono già pontieri al lavoro. Resta la sensazione che in molti ad Arezzo avrebbero di gran lunga preferito un matrimonio con la Bper. E che a Vicenza lo stop non sia stato salutato da tanti rimpianti. Troppe le nubi sul futuro dell’Etruria. Meglio concentrarsi sulle altre due partite: Cassa Ferrara e Popolare Marostica.
Ultimo aggiornamento: 11:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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