«Vogliamo sfruttare bene l'intelligenza artificiale»

Camilla Menini, presidente dell'Ordine dei dottori commercialisti di Treviso: «Cambiamenti significativi della gestione dei dati e nell'analisi finanziaria»

Venerdì 1 Dicembre 2023 di Massimo Casagrande
Camilla Menini

Camilla Menini, presidente Ordine Dottori Commercialisti Esperti Contabili di Treviso, in che modo l'intelligenza artificiale sta trasformando la professione dei commercialisti?

«L'AI sta rivoluzionando il modo di fare impresa incluso il nostro settore, introducendo cambiamenti significativi nella gestione dei dati e nell'analisi finanziaria.

Questa tecnologia non solo migliora la precisione e l'efficienza, ma apre anche nuove prospettive per i servizi di consulenza avanzati sia nella rendicontazione sia nella consulenza per la sostenibilità: può trasformare i processi di elaborazione dei dati rendendoli più rapidi e accurati, fornendo anche analisi predittive per una migliore pianificazione finanziaria e gestione del rischio nelle imprese».


Quali sono le sfide specifiche che l'AI presenta per i commercialisti?
«L'AI introduce sfide uniche, tra cui la necessità di comprendere e interpretare i risultati generati dagli algoritmi. I commercialisti devono essere in grado di spiegare questi risultati ai clienti in termini comprensibili, garantendo che le decisioni basate sull'AI siano etiche e conformi alle normative. Inoltre, c'è la sfida di rimanere aggiornati con le rapide evoluzioni tecnologiche, assicurando che le competenze e le conoscenze rimangano rilevanti in un ambiente in rapido cambiamento».


Quali competenze dovrebbero sviluppare i commercialisti per rimanere rilevanti nell'era dell'AI?
«Servono sempre più conoscenze anche in ambito tecnologico, analisi dei dati e comprensione delle implicazioni etiche dell'AI. Questo include la capacità di lavorare con grandi set di dati, comprendere algoritmi complessi e rimanere aggiornati sulle ultime tendenze e sviluppi nel campo dell'IA che renderà i professionisti più capaci, efficienti e strategici. La chiave sarà integrare l'AI nel lavoro quotidiano, valorizzando il tocco umano e la consulenza personalizzata, migliorando così l'efficacia dei servizi che offriamo ai nostri clienti».


A proposito di algoritmi, come è che l'AI sta influenzando l'accertamento tributario e la compliance fiscale?
«L'AI dovrebbe costituire uno strumento utile anche nell'accertamento tributario, per migliorare l'accuratezza e l'efficienza del processo. Ad esempio, l'algoritmo VE.RA (Verifica Rischio Accertamento) dell'Agenzia delle Entrate è presentato come un esempio di come l'AI possa aiutare a identificare in modo proattivo le potenziali evasioni fiscali, consentendo la creazione di liste selettive di contribuenti considerati a maggior rischio di evasione. Sul fronte della compliance, invece, l'AI può consentire di sviluppare modelli che possono essere utilizzati per prevedere gli esiti futuri delle cause tributarie, in modo tale da evitare contenziosi poco produttivi per i contribuenti e, nel contempo, indurre l'Amministrazione finanziaria ad evitare di formulare pretese poco sostenibili in giudizio».


Vede dei rischi nell'utilizzo dell'AI nel vostro settore?
«Il Consiglio Nazionale Commercialisti ha redatto un documento di ricerca sull'utilizzo dell'AI che mette in evidenza che i rischi principali riguardano la privacy dei dati, la cybersecurity, le potenziali distorsioni nelle decisioni automatizzate e la necessità di una regolamentazione adeguata per gestire questi aspetti. È fondamentale che i commercialisti siano consapevoli di questi rischi e lavorino attivamente per mitigarli, garantendo al contempo che l'uso dell'AI sia conforme ai principi etici e legali».


Come si possono affrontare le sfide etiche poste dall'AI?
«È essenziale adottare un approccio etico e regolamentato all'AI, garantendo trasparenza, responsabilità e rispetto dei diritti fondamentali. Come utenti dello strumento dobbiamo essere tutti consapevoli delle implicazioni etiche e lavorare per garantire che l'AI sia utilizzata in modo responsabile. Questo include la comprensione delle potenziali distorsioni, la protezione della privacy dei dati e la garanzia che le decisioni basate sull'AI non siano discriminatorie».


Parliamo di business ora, qual è l'impatto dell'intelligenza artificiale nel settore del private equity?
«L'impatto è significativo soprattutto in termini di efficienza e accessibilità. Le piattaforme basate sull'AI stanno facilitando un rapporto più efficiente ed efficace tra investitori e operatori di private equity. Questo non solo rende l'investimento più accessibile a un'ampia gamma di investitori ma sta giocando un ruolo cruciale nella ricerca e selezione di società target, nella due diligence e nella gestione del rischio di portafoglio. Tuttavia, è importante sottolineare che, nonostante l'efficacia dell'AI, la componente umana rimane centrale nel processo di negoziazione e valorizzazione degli investimenti. L'esperienza, la creatività e la capacità decisionale umana sono insostituibili, ma l'AI può fornire le informazioni e l'elaborazione dati necessarie per prendere decisioni informate e veloci, offrendo un vantaggio competitivo significativo».


Un'efficienza che immagino ci sarà anche nell'ambito delle fusioni e acquisizioni (M&A)?
«Nel settore M&A, l'AI sta portando a una trasformazione profonda. Uno degli aspetti più rilevanti è l'efficienza nella due diligence. L'AI può analizzare rapidamente grandi volumi di dati, identificando rischi e opportunità che potrebbero non essere evidenti all'analisi umana. Questo non solo accelera il processo, ma lo rende anche più accurato e meno soggetto a errori. Inoltre, l'IA aiuta nella valutazione delle aziende target, fornendo analisi predittive che possono prevedere le performance future e valutare l'impatto di vari scenari di mercato. Un altro aspetto importante è la personalizzazione delle strategie di M&A. Con l'AI, le aziende possono identificare meglio le opportunità di acquisizione che si allineano con i loro obiettivi strategici e i loro criteri di investimento. Infine sta anche migliorando la comunicazione e la collaborazione tra le parti coinvolte nelle M&A, facilitando la condivisione e l'analisi delle informazioni in modo più efficiente e sicuro».

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