Cuccioli malati e maltrattati, spacciati come rarità di razza per spillare soldi a vip, calciatori e profani della cinofilia.
Gli indagati al momento sono due: un romano di 41 anni e una donna ungherese di 38. Maltrattamenti di animali, truffa, frode in commercio, traffico internazionale e violazione della normativa sulla tracciabilità animale le accuse nei loro confronti. Spacciandosi per allevatori sui social e su siti di annunci di vendita, sono riusciti a irretire di clienti e a convincerli che il cucciolo che stavano comprando era una variante molto rara della razza, ottenuta attraverso manipolazioni genetiche quindi dal costo molto elevato. Il realtà si trattava di un cane con gravi malformazioni interne, malattie genetiche e nella maggior parte dei casi con un’aspettativa di vita di pochi mesi. «Si tratta di un giro d’affari di milioni ogni anno - spiega Veronica Cucco, consulente cinofila in alcune procure - gestito da criminali e a scapito degli allevatori seri che rispettano gli animali». Nelle denunce presentate agli investigatori, infatti, i truffati hanno dichiarato che all’arrivo dell’animale a casa si sono trovati davanti un cane che non assomigliava a quello indicato negli annunci e che avevano scelto e che a pochi giorni di distanza l’animale era morto.