«I soldi vengo a darteli a Perugia»: mazzette per rifiuti e cave, arrestato funzionario della Regione

Venerdì 2 Aprile 2021 di Michele Milletti
«I soldi vengo a darteli a Perugia»: mazzette per rifiuti e cave, arrestato funzionario della Regione

PERUGIA - «I soldi vengo a portarteli a Perugia».

Qualche buon migliaio d’euro «per evitare controlli presso le cave vincolate da sequestri o sospensioni, ottenendo anche sblocco delle autorizzazioni per una cava dislocata in Umbria, senza che ve ne fossero i presupposti giuridici». Questo, il cuore dell’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti condotta dal Direzione distrettuale antimafia e dai carabinieri forestali di Ancona che ha portato (tra gli altri) all’iscrizione di un funzionario della Regione Umbria nel registro degli indagati con la pesante accusa di corruzione. Accusa che nelle ultime ore, secondo quanto riferisce il Corriere dell'Umbria, si è trasformata in arresto: il funzionario è finito in manette, arrestato dai militari dei carabinieri forestali di Perugia su disposizione della procura perugina. Già, perché nel frattempo alcune telefonate intercettate dagli investigatori marchigiani riguardanti proprio il funzionario regionale sono finite in un fascicolo a parte, dal momento che si parlava di una cava a Perugia. Contenuti, pare, simili a quelli per cui era finito indagato ad Ancona: soldi per la facilitazione di autorizzazioni ambientali nel settore delle cave.

Assieme al funzionario, finita in manette anche un'imprenditrice perugina: i due sono stati sorpresi dai carabinieri mentre si scambiavano i soldi. Ecco il comunicato firmato dal procuratore capo, Raffaele Cantone: «L’attività è il risultato di una lunga attività investigativa svolta dai militari del NIPAAF e coordinati dalla Procura della Repubblica di Perugia, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche. I Carabinieri Forestali sono riusciti ad intercettare l’incontro tra il funzionario pubblico e l’imprenditrice durante il quale è avvenuto lo scambio della mazzetta. I militari del NIPAAF, coadiuvati dai militari della dalla sezione di P.G., intervenuti immediatamente, hanno rinvenuto all’interno del veicolo del funzionario pubblico la busta oggetto di scambio contenente € 3.000 in banconote di varo taglio, procedendo pertanto all’arresto in flagranza di reato dei due soggetti. I due sono stati subito accompagnati in Procura per essere interrogati dal PM titolare dell’indagine. In questa sede confessavano la remunerazione illecita dell’attività posta in essere in modo sistematico dal funzionario della Regione Umbria per istruire e facilitare le procedure amministrative regionali finalizzate al rilascio dell’autorizzazione a favore della società dell’imprenditrice che opera nel settore delle Cave.

Dalle perquisizioni personali, dei veicoli, e delle rispettive abitazioni sono stati rinvenuti e posti sotto sequestro altre banconote in contanti telefoni cellulari, tablet e computer. Il PM ha disposto la custodia presso la Casa Circondariale di Capanne di Perugia per il funzionario della Regione Umbria e gli arresti domiciliari per l’imprenditrice. Il giudice per le indagini preliminari ha convalidato gli arresti eseguiti e applicato gli arresti domiciliari per il funzionario mentre la donna è stata rimessa in libertà. L’indagine è collegata ad una precedente attività della DDA della Procura di Ancona (Tango & Cash) da cui sono emersi anche profili di illegalità riconducibili a Perugia ed in particolare al funzionario pubblico. La polizia giudiziaria sta conducendo ulteriori accertamenti e non è escluso che possano esserci ulteriori sviluppi di indagine».

Accusa ovviamente ancora tutta da dimostrare, con il funzionario che avrà modo di chiarire la propria posizione. Ma di certo, secondo quanto ricostruito dal Messaggero nei mesi scorsi, gli investigatori raccontano di contenuti piuttosto espliciti nelle telefonate intercettate con il faccendiere incaricato di portargli i soldi dalle Marche. E la cosa sarebbe avvenuta in più di un’occasione. 

Un’indagine partita nel 2018 e che ha avuto un primo passaggio lo scorso mese di marzo, quando gli investigatori su ordine del gip di Ancona hanno eseguito misure cautelari personali e reali a carico di 5 soggetti e 4 società e nel complesso indagato 22 persone tra cui anche il dirigente regionale. «Dal quadro indiziario emerge un ampio disegno criminoso, volto all’ottenimento di un rilevante ingiusto profitto economico, messo in campo da due soggetti - amministratori di fatto di una società di gestione e lavorazione dei rifiuti da demolizione e terrosi, sita in provincia di Ancona –, i quali, con il concorso di altri 20 indagati, hanno posto in essere traffici illeciti di rifiuti speciali da demolizione, organici e terrosi, omettendo di provvedere alle spese di recupero e conferimento presso siti autorizzati. Abbattendo tali spese, gli indagati riuscivano ad acquisire appalti presso numerosi cantieri - scrivono gli investigatori -. I rifiuti terrosi, giustificati come terreno vegetale da riutilizzare per la rinaturalizzazione, venivano anche occultati presso siti di cava, sospesi o pignorati, dove veniva anche prelevato abusivamente un ingente quantitativo di materiale inerte destinato poi al commercio nei cantieri edili, così da dissimulare di fatto lo stato di crisi delle società autorizzate alla coltivazione delle cave, riconducibili ad uno dei due indagati. Il prelievo illegale era reso possibile anche dai mancati controlli da parte delle autorità preposte, grazie al concorso di un funzionario e un dirigente del Comune di Fabriano, di un funzionario della Provincia di Ancona e di un funzionario della Regione Umbria».

Un traffico calcolato dai carabinieri, diretti dal tenente colonnello Simone Cecchini, in 640mila tonnellate di rifiuti pericolosi. Rifiuti che, è il sospetto degli investigatori, potrebbero essere transitati anche nella cava per cui un faccendiere (dipendente dei due imprenditori marchigiani intorno a cui ruota tutta la vicenda) avrebbe consegnato soldi al funzionario: il sito, secondo quanto si apprende, è nella zona di Gualdo Tadino e riconducibile proprio ai due imprenditori. Nei guai per il traffico illecito anche 4 aziende umbre, dislocate tra Gubbio e l’Altotevere.

Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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