TERNI - Dal segno la piazza, la città, il colore, Diego Armando Maradona. Persino “La mano de Dios” nella produzione artistica di Andrea Messi. Che realizza ben sessanta disegni del numero 10 del Napoli nei giorni seguenti alla sua scomparsa, ma solo uno entra nell’atelier di via Guglielmi 27. «Il più bello» – dice convinto guardando la sua opera come se la stesse scoprendo adesso: «C’è un grande movimento, c’è il sinistro divino, c’è il pallone, c’è l’azzurro».
Nell’atelier, al terzo piano di una palazzina del centro che scopre dal terrazzo la città di Ridolfi (la prospettiva di corso del Popolo e largo Flankl) e scorge i tetti dei palazzi storici, è racchiusa la personalità di Messi. Un caveau in cui Messi, classe 1954, avvocato d’impresa, colloca i pezzi più significativi: opere realizzate nel corso della sua vita. «La passione per il disegno la scopro al liceo, l’amore per l’arte invece credo che mi venga dall’ambiente famigliare». Un ambiente vivace: cresce circondato da quadri di Metelli, Fabri, Turcato, Dorazio, Dottori, Ciaurro, Mirimao, Accardi, Fontana, Burri. A fianco al campanello, in via Guglielmi, non ci sono targhe (solo la scritta avvocato Andrea Messi sul citofono) ma il colore ti viene incontro man mano che sali le scale, fino ad esplodere. Messi apre le porte del suo ufficio atelier in occasione di Cavourart. In ogni singolo metro quadrato c’è una storia, un concetto urbanistico, un messaggio, una forma - addirittura un alfabeto immaginario di forme - un segno. Ecco. Il segno è già arte. «Dal segno può nascere un tavolo, un vestito, un palazzo, qualsiasi cosa». Segno, forma, materia, colore, divengono il linguaggio di ogni singola creazione di Andrea Messi.