I giovani ricercatori italiani premiati dagli scienziati del "Gruppo 2003": «Noi siamo futuro»

Dalle nano-tecnologie alla medicina, dalla medicina alla corrente atlantica: ecco le risposte alle sfide globali

Mercoledì 15 Novembre 2023 di Valentina Venturi
I giovani ricercatori italiani premiati dagli scienziati del "Gruppo 2003": «Noi siamo futuro»

Il filo conduttore sono state le sfide globali su temi come il cambiamento climatico, l’energia e la sostenibilità, oltre alla salute esaminata da tutte le angolazioni.

Ora la terza edizione del “Premio giovani ricercatrici e ricercatori del Gruppo 2003”, ha i suoi trionfatori. Promosso da Gruppo 2003, composto da scienziati italiani segnalati nella letteratura scientifica secondo l’Institute for Scientific Information (ISI) di Philadelphia, il riconoscimento (un diploma e 3000 euro) è rivolto alle ricercatrici e ai ricercatori con meno di sette anni di attività dalla fine del dottorato e intende valorizzare i loro lavori scientifici. A essere esaminati la domanda scientifica posta, il rigore metodologico seguito per dimostrarla e l’innovazione sia tecnologica che di approccio scientifico utilizzata nel rispondere. «La straordinaria risposta dei partecipanti – commenta la presidente del “Gruppo 2003” Maria Pia Abbracchio, Prorettore vicario con delega alla Ricerca e Innovazione all’Università degli Studi di Milano – dimostra quanto nei ragazzi la ricerca sia viva e ambita e quanti giovani preparati decidano di impegnarsi». Le candidature sono state 543, con una prevalenza femminile di 286 candidature rispetto alle 257 dei ragazzi («certi pregiudizi sulla difficoltà delle ragazze nell’affrontare le carriere Stem sono ormai obsolete» chiarisce la professoressa Abbracchio) e raggiungendo in toto quota +46% rispetto alla precedente edizione. «Riteniamo che il premio sia stato molto apprezzato - conclude la presidente che ha consegnato i premi al CNR con la presidente Maria Chiara Carrozza - perché forse ai ragazzi mancano i giusti riconoscimenti per la fatica e il lavoro profuso, oltre che l’investimento sulla loro istruzione e professionalità Così si riconosce il valore dei loro risultati».

I PREMIATI

Leonardo Caproni (Agricoltura)

«Sicuro e resiliente, le qualità dell'orzo etiope»

Nella ricerca in Agricoltura Caproni del Centro di Scienze delle Piante, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, si è aggiudicato il premio grazie ad uno studio di agro-biodiversità dal titolo “The genomic and bioclimatic characterization of Ethiopian barley (Hordeum vulgare L.) unveils challenges and opportunities to adapt to a changing climate”.

La ricerca è stata ideata per selezionare le varietà autoctone di orzo etiope più adattabili alle variazioni climatiche e in grado di garantire la resistenza delle coltivazioni e la sicurezza alimentare. Dopo il dottorato in Scienze e Biotecnologie Agrarie, Alimentari e Ambientali presso l’Università degli Studi di Perugia, Caproni ha preso parte al progetto internazionale HarvestPlus a Cali, in Colombia, svolgendo ricerca sui meccanismi genetici che regolano alcune fondamentali caratteristiche nutrizionali nei legumi. In alcuni progetti europei ha contribuito alla valorizzazione dell’agro-biodiversità nelle sue diverse declinazioni e in Africa ha condotto ricerche sull’impatto del cambiamento climatico su comunità di agricoltori di sussistenza.

Monica Dinu (Alimentazione)

«Dieta vegetariana, per i reni meglio di quella mediterranea»

La dieta vegetariana è meglio della mediterranea: ha una minore conseguenza sulla funzionalità renale. Lo si evince dalla ricerca di Monica Dinu del Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli Studi di Firenze, vincitrice della categoria Alimentazione grazie all’innovativa ricerca dal titolo “Effects of vegetarian versus Mediterranean diet on kidney function: Findings from the CARDIVEG study”. La ricercatrice ha confrontato gli effetti della dieta vegetariana, rispetto alla dieta mediterranea isocalorica, sui parametri di funzionalità renale. La malattia renale cronica è infatti caratterizzata da un progressivo e irreversibile declino della funzionalità renale e rappresenta un problema sanitario mondiale e nazionale; solo in Italia ne soffre il 10% della popolazione. Il trial di Dinu è stato il primo a confrontare gli effetti della dieta vegetariana (DV) e Mediterranea (DM) sulla funzionalità renale: 107 partecipanti, di età compresa tra 18-75 anni e in uno stato di sovrappeso/obesità, hanno seguito per tre mesi la DV e per altrettanti la DM, con uno studio randomizzato CARDIVEG che ha confrontato gli effetti di queste 2 diete sul rischio cardiovascolare. La DV ha determinato una riduzione significativa dei livelli di creatinina, azoto ureico, dell’indice di azoto ureico (BUN) e del rapporto BUN/creatinina, e un aumento del tasso di filtrazione glomerulare; l’esperimento con la DM, al contrario, non ha influenzato i marcatori della funzionalità renale. Due approcci alimentari salutistici a confronto.

Manuela Bischetti e Federica Angeletti (Astrofisica)

«Ecco i quasar e i buchi neri primordiali»

Manuela Bischetti dell’Università degli Studi di Trieste ha vinto il premio Astrofisica e Spazio per lo studio legato sia alla cosmologia che all’astrofisica delle alte energie intitolato “Suppression of black-hole growth by strong outflows at redshifts 5.8–6.6”. Bischetti si è focalizzata sui quasar, galassie che ospitano al loro centro buchi neri accresciuti di massa solare, pari a miliardi di volte quella del Sole e che permettono di osservare le frontiere spaziali più lontane e di guardare indietro nel tempo fino a 13 miliardi di anni fa, durante l'epoca di formazione delle prime galassie e dei primi buchi neri. A questa ricerca è stata affiancata una borsa di studio, messa a disposizione da ASI (Agenzia Spaziale Italiana) a Federica Angeletti ricercatrice RTD-A presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale dell’Università di Roma La Sapienza. Lo studio in questione ha scelto di affrontare il problema del controllo delle vibrazioni strutturali degli spacecraft con soluzioni tecnologiche disponibili e affidabili. Angeletti nella carriera accademica, ha già contribuito significativamente a studi finanziati dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA), come le analisi strutturali per nuovi lanciatori e gli esperimenti sulla mitigazione dell'interazione controllo/strutture per sistemi spaziali.

Simona Francia (Salute)

«Retina artificiale liquida contro la cecità» 

 Combattere la cecità si può, con la nano tecnologia. Per la categoria Salute, la più partecipata con circa 200 candidature, il premio va a Simona Francia dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Francia ha realizzato uno studio focalizzato su una nuova tecnologia di retina artificiale liquida costituita da una sospensione di nanoparticelle polimeriche di natura fotovoltaica che, convertendo la luce in un segnale elettrico, sono in grado di ripristinare le funzioni visive in modelli preclinici di degenerazioni retiniche, come la Retinite pigmentosa. Una svolta nel campo delle protesi retiniche che aprirà nuovi approcci terapeutici per superare la cecità, di cui soffrono oltre 20 milioni di persone in Europa. Con lo studio chiamato Nanosparks (nanoscintille), il gruppo del prof. Benfenati dove la dott.ssa Francia svolge le sue ricerche, si è potuta sviluppare una protesi artificiale di retina di dimensioni ridotte in grado di diminuire l’invasività dell’intervento agli occhi ad una semplice iniezione di sotto la retina. Questi risultati pubblicati nel 2022 sulla rivista Nature Communications, di cui la Dott.ssa Francia è prima autrice, dimostrano l’efficacia della protesi artificiale liquida nel recupero delle funzioni visive, sia a livello subcorticale che corticale.

Martino Adamo (Biodiversità)

«Bias estetico, si studiano le piante belle»

Le specie studiate dagli scienziati sono scelte su base estetica. Lo afferma il premio Biodiversità, assegnato a Martino Adamo dell’Università degli Studi di Torino, grazie alla ricerca “Plant scientists’ research attention is skewed towards colourful, conspicuous and broadly distributed flowers”. Il giovane scienziato è stato in grado di mettere in luce con la sua ricerca un rilevante bias estetico nello studio della biodiversità delle piante. Adamo da diversi anni si occupa di biodiversità vegetale accostando due principali filoni di ricerca: le micorrize delle orchidee e la flora delle Alpi Liguri e Marittime. Scelto come gruppo rappresentativo le specie patrimoniali della flora delle Alpi sudoccidentali nello studio si è evinto come i tratti legati all'estetica siano risultati gli unici in grado di spiegare la scelta scientifica. L’articolo di Adamo è stato citato da testate di tutto il mondo come Der Spiegel, The Telegraph e Internazionale, diventando il secondo articolo con la maggiore attenzione mediatica tra quelli pubblicati su Nature Plants.

Matteo Busi (Cybersecurity)

«Microprocessori a prova di nuovi hacker»

22 righe Come rendere sicuro un computer è il tema trattato dal premio dedicato allo studio sulla Cybersecurity assegnato a Matteo Busi dell’Università Cà Foscari di Venezia. Premiato il suo lavoro “Securing Interruptible Enclaved Execution on Small Microprocessors”, che presenta una specifica metodologia per estendere in modo sicuro le funzionalità di un microprocessore, in modo da garantire la sicurezza degli utenti e di specifiche applicazioni. Partendo dai recenti attacchi Spectre, Meltdown e Foreshadow, Busi ha analizzato come i meccanismi di isolamento dei processori moderni siano vulnerabili agli attacchi side-channel microarchitetturali, svolti da una minaccia esterna in grado di monitorare indirettamente lo stato di alcune strutture proprie del processore per estrarne dati sensibili, come chiavi crittografiche o password. Nato a Brescia l’11 luglio 1993, Busi ha conseguito la laurea magistrale e dottorato in Informatica presso l'Università di Pisa. Attualmente gli interessi di ricerca di Busi vertono principalmente sulla language-based security e sulle sue applicazioni a secure compilation, processori embedded e sicurezza di protocolli crittografici.

Salvatore Valastro (Energia)

«Una spugna eco per le celle fotovoltaiche»

22 righe Ridurre l’inquinamento del piombo presente nelle celle fotovoltaiche tramite una spugna. È scienza ideata da Salvatore Valastro dell’Istituto per la microelettronica e microsistemi - CNR-IMM, a cui va il premio Energia in seguito alla pubblicazione “Preventing lead leakage in perovskite solar cells with a sustainable titanium dioxide sponge”. Valastro propone una soluzione innovativa in grado di eliminare il rischio di tossicità da piombo per le celle a perovskite (PSCs). Tali celle rappresentano una prospettiva tecnologica cardine nel settore del fotovoltaico grazie ai bassi costi di produzione ed all'elevata efficienza di foto-conversione. Eppure la commercializzazione delle PSCs sta incontrando ostacoli legati alla durabilità nel tempo delle prestazioni ed alla sostenibilità ambientale per il rischio di dispersione del piombo (Pb) nell'ambiente, per grandine e/o tempeste. È stata ideata una strategia per catturare il Pb da PSCs danneggiate utilizzando una spugna di TiO2 porosa, trasparente, bio-eco compatibile che cattura efficacemente gli ioni Pb rilasciati dal dispositivo, raggiungendo un'efficienza media di sequestro del 90,2%. Valastro collabora attivamente con l'inventore delle celle solari a Perovskite, il Prof. Tsutomu Miyasaka dell'Universita.

Vittorio Bianco (AI, Big Data e computing)

«Microplastiche, un algoritmo per mapparle»

Affrontare l’inquinamento marino legato alle microplastiche: uno dei problemi più allarmanti che l’umanità è chiamata ad affrontare e che mette in discussione la sostenibilità dello stile di vita, dei cicli di produzione e di consumo. Il premio per la categoria Intelligenza artificiale, Big Data e High Performance Computing è andato allo studio di Vittorio Bianco dell’Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti “Eduardo Caianiello” – Cnr-Isasi. Suo lo studio che presenta un promettente approccio nel monitoraggio e nella classificazione delle microplastiche attraverso l’unione di microscopia olografica, geometria frattale e l’apprendimento automatico per identificare e mappare le microplastiche nell’acqua. Le microplastiche sono infatti diffuse nelle acque marine, nei laghi e nei fiumi, abbondano a tutte le profondità della colonna d’acqua e possono entrare nella catena alimentare attraverso l’ingestione/adsorbimento da parte degli organismi marini. La mappatura dei flussi di microplastica finora era difficile e complicata a causa dell’eterogeneità e delle piccole dimensioni. Bianco dal 2012 è al Cnr come ricercatore di staff presso l’Isasi.

Paola Albanese (Nuovi materiali)

«Protocellule artificiali e autonome»

A Paola Albanese dell’Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Biotecnologie, Chimica e Farmacia è stato consegnato il premio della categoria Nuovi materiali per una ricerca che si inserisce nella tematica della progettazione e realizzazione di protocelle artificiali autonome dal punto di vista energetico. In “Chromatophores efficiently promote light-driven ATP synthesis and DNA transcription inside hybrid multicompartment artificial cells” viene descritto un prototipo completamente funzionante di cellula artificiale fotosintetica. Le cellule artificiali sono strutture lipidiche auto-organizzate (liposomi) modelli semplificati di cellule reali e utilizzate nello studio dell’emergenza della vita sulla Terra, dell’evoluzione di comportamenti biologici complessi e come nuove piattaforme compartimentate per lo sviluppo di nuove tecnologie come microreattori. Le protocellule artificiali devono essere in grado di generare autonomamente energia per alimentare i processi internalizzati. Per ottenere cellule artificiali “fotosintetiche”, si sono combinati componenti di estrazione sintetica e biologica, per lavorare sinergicamente: intrappolano l’energia luminosa e la convertono in energia chimica per sostenere le reazioni metaboliche.

Katinka Bellomo (Clima)

«Come cambia la Terra se si ferma Amoc»

Come cambierà il clima in Europa nei prossimi decenni? Dal Politecnico di Torino per la categoria Clima lo ha desunto Katinka Bellomo grazie all’utile contributo legato all’effetto dell’indebolimento della Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) nel Nord Atlantico. Questo fenomeno, portando acque calde da ovest verso est attraverso (o con) la corrente del Golfo, rende il clima invernale europeo più mite rispetto a quello americano. La AMOC è nota anche per essere un “tipping point” nel sistema climatico, un elemento che può capovolgersi e stravolgere il clima globale. In passato si spense e la Terra entrò in ere glaciali; ora la AMOC a causa dei cambiamenti climatici sta nuovamente rallentando. Questo significa che entreremo in una nuova era glaciale? La ricerca “Future climate change shaped by inter-model differences in Atlantic meridional overturning circulation response” mostra che non accadrà, ma le conseguenze di un rallentamento della AMOC specialmente sull’Europa non sono ancora chiare. Ad oggi Bellomo si occupa di cambiamenti climatici, svolgendo attività di modellistica numerica e analisi di proiezioni climatiche.

Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 07:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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