I cento anni del Cnr, Maria Chiara Carrozza: «Innovazione ed energia, qui cerchiamo il futuro»

La presidente: «Ci aspettano grandi sfide, dall’AI all’idrogeno. Ma servono più investimenti a lungo termine»

Mercoledì 20 Dicembre 2023 di Lorena Loiacono
I cento anni del Cnr, Maria Chiara Carrozza: «Innovazione ed energia, qui cerchiamo il futuro»

Cento anni di storia, il Cnr celebra il suo primo secolo di vita.

Nel 2023 il Consiglio nazionale delle ricerche per il centenario dalla sua fondazione, che risale al 18 novembre 1923, ha organizzato una serie di eventi, lunga un anno, in tutta Italia su temi di forte attualità dalla transizione ecologica a quella digitale, dalla sostenibilità alla biodiversità, all’energia pulita e l’economia circolare. 

Professoressa Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr, la maggior parte di questi termini cento anni fa non esisteva: che cosa è cambiato dal 1923 ad oggi?

«È cambiato il mondo.

Così come lo stesso Cnr: è stato istituito con Regio decreto come ente morale e, inizialmente, aveva un ruolo di rappresentanza della comunità scientifica italiana presso l’International Research Council. Poi ha avuto il compito di coordinare l’attività nazionale nei settori della ricerca scientifica e di rappresentarla all’estero: la prima sede era presso l’Accademia dei Lincei».

Oggi, a distanza di 100 anni, come si presenta?

«Oggi il Cnr ha celebrato il primo secolo di vita con tanti eventi e importanti partecipazioni come quelle del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la ministra dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il Premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi. È una struttura che svolge attività di ricerca grazie all’impegno di circa 10 mila persone su tutto il territorio nazionale, e nelle basi di ricerca nell’Artico e nell’Antartico. La rete scientifica è costituita da 88 Istituti di ricerca e da sette Dipartimenti per aree macro-tematiche».

Una rete di conoscenza che attraversa l’Italia: con il Pnrr ci sarà un ulteriore slancio?

«I progetti del Pnrr rappresentano una concreta possibilità di partenariato con gli altri enti di ricerca italiani ma anche con l’industria. L’alleanza con i privati è una risorsa, rappresenta lo strumento di traslazione dei risultati della ricerca nel mondo del lavoro».

Quali sono gli obiettivi principali?

«Creare la massa critica su alcuni settori fondamentali come l’intelligenza artificiale, la produzione di energia e l’investimento nell’idrogeno». 

Il Cnr ha un nuovo importante centro per la biodiversità, di cosa si occupa?

«Si tratta del primo Centro nazionale di ricerca dedicato alla biodiversità. È stato istituito e finanziato dal Pnrr ed è coordinato dal Cnr insieme a 49 partner, tra cui università, centri di ricerca, fondazioni e imprese: la sede centrale si trova a Palermo ma avrà anche altre sedi distribuite su tutto territorio nazionale. Porterà avanti una grande sfida per la ricerca sul mare, sul territorio e le foreste, sui laghi ma anche nelle città. Arriveranno altre due sedi nuove: una a Palermo, anche fuori dall’ateneo, e una a Venezia, in parte virtuali e in parte con sedi fisiche».

I giovani sono attratti dalla ricerca come percorso lavorativo?

«Tramite i concorsi legati al Pnrr abbiamo visto che siamo molto attrattivi, la partecipazione ai bandi del Cnr ha messo in luce una forte adesione anche dall’estero. Abbiamo registrato anche il cosiddetto rientro dei cervelli. Siamo soddisfatti ma sappiamo che possiamo fare di più».

In che modo?

«Maggiori investimenti a lungo termine: è l’unica strada percorribile per garantire continuità nei progetti e per dare un segnale forte ai giovani. Servono stipendi adeguati e la libertà di far carriera di giocarsi la loro leadership».

A proposito di carriera, lei è stata la prima Presidente donna al Cnr: quante possibilità ci sono per le ricercatrici in questo mondo?

«Se consideriamo i tre livelli diversi, vediamo la differenza di genere: il primo, quello del settore tecnico amministrativo, vede una presenza maggiore di donne. Se osserviamo il livello dei ricercatori e tecnici, registriamo la parità. Ma, se andiamo a guardare le categorie del primo ricercatore e del dirigente, la presenza femminile va giù: è nettamente inferiore. La figura del Direttore di istituto è coperta da poche donne».

L’Italia è ancora troppo lontana dalla parità di genere nelle carriere ai vertici?

«È evidente che la parità non è stata ancora raggiunta. In questi ultimi anni qualcosa è cambiato con la prima presidente del consiglio Giorgia Meloni, la prima rettrice all’università Sapienza Antonella Polimeni, la prima presidente della Conferenza dei rettori Giovanna Iannantuoni. Tutto questo favorirà il cambiamento ma la transizione culturale ancora non c’è stata».

I dati Ocse Pisa riportano ancora troppa distanza delle studentesse dalle materie tecnico scientifiche, come invertire la rotta?

«Bisogna investire nell’orientamento e nell’insegnamento: è importante studiare di più e meglio la matematica, la fisica e l’informatica nelle scuole fin dalle elementari. Credo che andrebbe ampliato anche il numero degli insegnanti nelle materie scientifiche per aumentare le ore di lezione: rivedrei proprio la programmazione dell’insegnamento delle materie scientifiche».

Che cosa si aspetta dal futuro del Cnr?

«Abbiamo celebrato il primo secolo e ne siamo orgogliosi ma adesso inizia il nuovo secolo del Cnr e ci aspetta una grande lavoro: dobbiamo guardare avanti, alle sfide dell’innovazione e della ricerca. Per noi è una grande responsabilità e un forte impegno verso il futuro». 

Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 07:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci