ROMA «Sarà a Roma la vera finale, non a Tirana». José Mourinho infiamma l'ambiente, il pareggio rimediato in casa del Leicester è prezioso e apre a qualsiasi epilogo il ritorno all'Olimpico.
IL VANTAGGIO
Un vantaggio non da poco per l'amico Brendan Rodgers con cui ha scherzato durante le interviste: «Mi ha regalato uno dei vini più buoni al mondo». Sorrisi che giovedì prossimo lasceranno spazio a espressioni ben più tese: «Il Leicester è una squadra che attacca la profondità, lo faceva già con Ranieri ma ora anche con Rodgers ha più costruzione. In avanti ha giocatori che chiedono profondità. A volte si abbassano, poi attaccano con Vardy, Iheanacho e Barnes, hanno tanti cambi in panchina. Sarà una partita da giocare più con la testa che con l'emozione». Una crescita che Mourinho non stenta a sottolineare, progressi in termini di personalità e mentalità grazie ai quali la Roma non è uscita sconfitta dal King Power Stadium: «Questa partita cinque o sei mesi fa l'avremmo sicuramente persa. Abbiamo avuto il coraggio di giocare pressando alto. Poi, quando non hai la palla, è impossibile resistere in quel modo. I nostri difensori hanno un po' smesso di attaccare alti, abbiamo preso un gol che potevamo evitare, si poteva uscire con l'1-0».
Tra i migliori in campo Zalewski («Il giovane esterno sinistro lanciato da Mourinho: «È un ragazzino che è arrivato qui alla Roma a 9-10 anni e adesso gioca in prima squadra. È importante, ma anche bello». Mkhitaryan ha riportato un infortunio al flessore destro, in forte dubbio la sua presenza per il ritorno accanto Cristante: «Ci mancava la continuità. Per stare con le prime quattro bisogna averla tutto l'anno. In Europa possiamo dire la nostra», ha detto il centrocampista.
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