Scherma, la Vezzali dice addio alla pedana: «Per me è tempo di nuove sfide»

Lunedì 25 Aprile 2016 di Carlo Santi
Scherma, la Vezzali dice addio alla pedana: «Per me è tempo di nuove sfide»
Lo aveva detto un po’ di tempo fa: lascio la scherma. Ma altro non poteva dire, Valentina Vezzali. A quarantadue anni, una famiglia, due figli, un impegno in parlamento, una qualificazione sfumata per l’Olimpiade di Rio dopo essere stata eliminata nel Trofeo Inalpi di Torino lo scorso 28 novembre, Valentina ha annunciato che quella di Rio dove oggi gareggerà nella gara a squadre dei test event per testare gli impianti prima dei Giochi sarà la sua ultima apparizione in pedana. Avrebbe voluto, però, essere in pedana l’ultima volta agli Europei di Torino a giugno. «Adesso per me è tempo di nuove sfide», ha spiegato l'azzurra più vincente di sempre.
Ci eravamo abituati a vederla in pedana con il suo fioretto, ci eravamo abituati a vederla sul podio con il figlio Pietro nato il 9 giungo 2005. Adesso sappiamo che quelle scene, quelle gare, non ci saranno più. «Pensare che questa è la mia ultima stagione non è facile – aveva detto di recente Valentina – perché la scherma è parte di me. Mi ha accompagnato da quando avevo sei anni  ma sapevo che prima o poi questa avventura sarebbe finita».
Alle spalle ci sono cinque Olimpiadi. La prima volta ad Atlanta ’96. E subito sul podio, argento individuale perdendo in finale contro la romena Laura Badea ma subito dopo, in quell’Olimpiade che ricordiamo non bella per l’ambiente non proprio olimpico, prima con la squadra battendo proprio la Romania.
Valentina Vezzali è stata capace di andare a medaglia in tutte e cinque le edizioni dei Giochi, l’ultima a Londra. Per lei ci sono tre fantastici ori consecutivi, da Sydney 2000 a Pechino 2008 passando per Atene 2004 e poi lo splendido bronzo di Londra 2012. Quattro anni fa, Valentina, ha sfiorato la storica impresa di diventare la prima donna, in tutta la storia olimpica, a conquistare per quattro volte un oro nella stessa prova individuale. Tra gli uomini, l’impresa l’ha realizzata il magnifico discobolo statunitense Al Oerter nel lancio del disco prima dal 1956 al 1968 e poi Carl Lewis nel salto in lungo da Los Angeles ’84 ad Atlanta ’96.
A Londra, la Vezzali ha compiuto un capolavoro. Avrebbe fatto meglio, quattro anni fa, a lasciare.  Lo avrebbe fatto da protagonista. Adesso, invece, se ne va perché non può farne a meno. Voleva sfidare la legge del tempo, ma l’impesa era ardua. Anzi, impossibile. Con un altro figlio, Andrea nato il 16 maggio 2013, avrebbe davvero fatto la scelta migliore dicendo lascio. Ma quel momento è difficile per tutti. Lo sport è il modo migliore per accarezzare la giovinezza e tenere lontana la molesta vecchiaia. E poi, diciamocelo, uno sportivo ha mille privilegi, quelli che la vita di tutti i giorni non ti da.
Da quasi tre anni la Vezzali è in Parlamento, un arricchimento di una carriera impareggiabile. Non si è fermato dopo Londra - dove è stata portabandiera, ha conquistato il bronzo individuale e l'oro con la squadra - perché desiderava mettersi in discussione ancora. Certo, sapeva perfettamente che Elisa Di Francisca e Arianna Arrigo, le due azzurre che saranno a Rio per i Giochi, le erano davanti. Lei si accontentava di essere, a 41 anni e con due figli, alle loro spalle. «E con tutti gli impegni che ho…», spiegava a tutti.
Voleva divertirsi ancora, essere in pedana, assaporare quelle emozioni che solo lo sport sa darti, quella complicità dello spogliatoio, l’adrenalina della gara. Non voleva mollare, questo no. Ci ha detto, più di una volta, «adesso vado ad allenarmi». Ed erano passate le otto di sera, dopo gli impegni della politica. Andava al Club Scherma Roma tra le 8 e le 10 per allenarsi prima di tornare all’Acqua Acetosa dove viveva alla Foresteria del Centro Giulio Onesti. Se non è passione questa…. Però, lo sport ha le sue leggi. Puoi divertirti sempre, a ogni età, ma se ti chiami Vezzali (o Totti…) c’è un dovere che ti impone di non andare oltre. Se lo fai, inevitabilmente, corri il rischio di finire nel patetico.
Carriera inimitabile la sua, nove medaglie olimpiche (6 ori, un argento e due bronzi), sei titoli mondiali individuali (e 16 in totale con i 10 a squadre), 13 ori europei (5 individuali e 8 a squadre), prima undici volte in Coppa del Mondo (78 le prove vinte) ma anche 20 volte campionessa italiana. Valentina Vezzali è l’atleta azzurra più medagliata di tutti i tempi. Vanta anche due vittorie ai Giochi del Mediterraneo e quattro alle Universiadi.
La sua prima gara in Coppa del Modo l’ha vinta nel novembre del ’93 ad Atene. Da allora è rimasta al vertice per vent’anni. E’ diventata grande guardando in tivù il Dream Team, quello con Trillini, Bianchedi e Bortolozzi. «Ho imparato la loro cultura del lavoro», ha raccontato Valentina  che porta nel cuore la vittoria al campionato italiano Prime Lame del 1984 a Roma. «Per me era come un’Olimpiade. Avevo 10 anni, eravamo al PalaEur ed entrando ho visto un manifesto con scritto “molti partecipano, uno vince”». Lei è riuscita non solo quel giorno a vincere, assistita dal papà, ma a farlo per tutta una straordinaria carriera. «Quella sera papà, dopo il successo, mi ha preso in braccio e mi ha fatto roteare in aria. Nelle altre vittorie importanti non c’era più, ma sono convinta che mi abbia accompagnato sempre».
Non si è mai arresa, Valentina: questa è la lezione più grande che ha dato a tutti, al di là delle stupende e straordinarie vittorie. «Ezio Triccoli, il primo maestro, mi ha preso per mano e come papà mi ha insegnato che anche 14 a 0 non devi arrenderti mai fino a che l’avversario non ha messo a segno l’ultima stoccata». 
 
Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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