Mondiali nuoto Fukoka, oro italiano nella staffetta di fondo

Giovedì 20 Luglio 2023 di ​Piero Mei
Mondiali nuoto Fukoka, oro italiano nella staffetta di fondo

In acqua è sempre l’oro di Greg: questo, a Paltrinieri, mancava.

E con lui mancava all’Italia ed ai suoi compagni di quartetto, Barbara Pozzobon, Ginevra Taddeucci, Mimmo Acerenza in ordine d’ingresso nell’acqua calda (26 gradi), torbida, meduse in allerta, qualche tronco vagante e omde e schiuma e oro. L’Italia a Fukuoka, campionati del mondo in acqua, si prende l’ultima gara della specialità del fondo e la fa sua: una staffetta così, una 4x1500, non l’aveva vinta mai a livello globale. L’aveva vinta in Europa, ma ora c’erano tutti i continenti. L’aveva vinta quando era gara di squadra a tre, due uomini e una donna, somma di tempi, 21 anni fa, un’altra era geologica per lo sport.

E’ stata una gara che ha coperto l’Italia tutta, dall’Alpi a laggiù, in Basilicata, che i luoghi di provenienza dei magnifici quattro sono i più vari, e dunque questa staffetta d’oro è come un simbolo: Barbara, quasi trent’anni, è veneta di Maserada sul Piave, provincia di Treviso, famosa per nuotare le distanze estreme a mare (la Capri-Napoli) e a fiume; Ginevra, che è la più giovane del quartetto, classe 1997, è di Firenze; Mimmo, che è del 1995, è nato dalle parti del Ponte alla Luna, viene dalla provincia di Potenza, un posto che si chiama Sasso Castalda, U’ Sasse lo chiamano; e Greg, che è semplicemente Greg, è di Carpi, provincia di Modena. Sembrano proprio, geograficamente, i “Fratelli d’Italia”.

E l’Italia s’è desta di prima notte per ammirarli. Hanno messo su una tattica da corrida, e del resto il nuoto di fondo rispetto a quello di vasca, proprio una corrida è: mica devi scansare solo le meduse e i tronchi, lo fai anche con gli avversari, se capita. L’Italia ha mischiato le carte, le sue; di solito comincia con le due ragazze e poi tocca a Paltrinieri e il matador lo fa Acerenza. Ma si sono messi tutti a tavolino, hanno studiato le mosse altrui, hanno scompigliato la squadra: le due ragazze sì, ma a ricucire su quelli che avrebbero schierato prima i maschi e preso il vantaggio, stavolta avrebbe pensato Acerenza e Greg per l’ultimo colpo, quello che povero toro. E qui poveri avversari, perché se in acqua hai a che fare con Paltrinieri sono affari tuoi, specie se il cmpione ha il dente avvelenato per qualcosa che gli è andato storto.

“Tu dammi il cambio almeno un secondo prima degli altri, al resto penso io” ha detto Greg a Mimmo. Il cambio, nella circostanza, è toccare il pontone sul quale, per via delle onde, dondola il frazionista successivo. Paltrinieri s’è messo sul bordo posteriore del pontone, ed era come prendere una piccola rincorsa per tuffarsi più in là possibile. Fedele alla consegna come un soldatino, Acerenza giusto d’un attimo toccò per primo.
Glielo avevano consentito le due ragazze straordinarie, Barbara che non sapeva d’essere pure da distanza corta e non solo maratoneta (“mi sentivo un po’ fuori luogo” ha detto poi) e Ginevra, che aveva il compito di tenere d’occhio e non non perdere terreno (cioè acqua) dalla seconda tedesca in mare, Leonie Beck, due ori al collo, compagna d’allenamento di Barbara, di Acerenza e di Paltrinieri in quel di Ostia, la fabbrica delle medaglie del nuoto azzurro (ce n’è un’altra a Verona: che sia questo dei centri federali il segreto della mutazione vincente del nostro nuoto?).

Le due ragazze fecero l’impresa, e poi toccò ai maschi: la frazione di Mimmo è stata strepitosa, del resto l’aveva chiesto Paltrinieri, l’avevano studiata con Rubaudo che è il responsabile tecnico del settore e che era nella squadra a tre vincitrice 21 anni fa, e con Fabrizio Antonelli che allena i due maschi e Barbara (e pure la Beck). Forse pensavano alla solita Italia, e nella terza frazione, quella abituale di Paltrinieri, l’Ungheria e la Germania, avversarie predestinate, avevano messo i loro uomini migliori, il magiaro Rasovszky e il tedesco Muffels. Quest’ultimo era il sostituto dell’imbattibile Wellbrock, che se ne stava sulla spiaggia di Momochi a sventolare una bandierina della Germania come un tifoso qualsiasi perché avevano deciso che potevano bastare gli altri e che lui si riposasse in vista della piscina: mica tutti hanno Greg che le fa tutte, 21,600 chilometri di gare mondiali in palinsesto.

Dunque si tuffava Greg e si faceva i suoi 1500 metri tutti davanti a tutti; l’australiano sorprendente teneva botta per un po’, il tedesco Klemet era il primo dei quattro rimasti a perdere la scia; restava solo l’ungherese Bethlem, che arruffava il suo nuoto ai piedi di Paltrinieri. Ma se Greg ha lo stomaco giusto, che la luna quella la ha sempre, chi può batterlo? Pochi davvero, non Bethlem comunque. L’ungherese si mette in scia, si mette al traino e chissà che nell’imbuto finale… Ma di che! Nell’imbuto finale è Greg che va e lo accompagnano i salti e gli urli di Mimmo, Barbara e Ginevra dal pontone. Paltrinieri da uno schiaffo alla piastra che lo schiocco si sente fin qui. E’ uno schiaffo d’oro. E poi è tutto un “siamo una squadra fortissimi”, un “siamo tutti bravissimi”, le ragazze ringraziano i maschi e loro, cavalieri e veritieri, dicono che “senza di voi…”, nessuno fa il tronfio nel trionfo, l’aggettivo che usano di più è “contento/a”, al massimo declinato al superlativo. Che bella un’Italia così!
E’ il momento dei tempi: l’Italia chiude in 1h10:31.2, l’Ungheria in 1h10:35.3, l’Australia in 1h11.26.7, la Germania in 1h11.26.9, giù dal podio con Klemet che sbaglia il tocco di bronzo, quasi la gara volesse vendicarsi di Wellbrock e compagnia che l’avevano snobbata o sottovalutata.

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