Mondiali di nuoto, bronzo per Pilato nella rana. Niente medaglia per Ceccon nei 50 dorso

Un'altra medaglia per l'Italia nell'ultimo giorno dei Mondiali di Fukuoka

Domenica 30 Luglio 2023 di Piero Mei
Mondiali di nuoto, bronzo per Pilato nella rana. Niente medaglia per Ceccon nei 50 dorso

Un bronzo per chiudere il mondiale di nuoto a Fukuoka, che non è un “bronzetto” perché a conquistarlo è Benedetta Pilato («per me vale oro, per l’anno in cui è arrivato», dice) che sale su di un podio mondiale del nuoto per la terza volta consecutiva, e lo fa nei 50 rana, la sua gara prediletta.

E, anche se perde il record del mondo ad opera della lituana Ruta Meilutyte, che fu l’enfant prodige a Londra 2012 e poi scomparve fra pressioni e depressione e che è tornata alla grandissima, le fa pensare positivo per il domani. Il che, nella grigia atmosfera che da qualche giorno è la cappa nebbiosa che è scesa sul nuoto azzurro, e ne è quasi emblema l’eliminazione della 4x100 mista maschile (i supereroi sono stanchi?), è una bella boccata d’ossigeno.

Vita nuova

«Sì, vado a vivere da sola, e questo mi stuzzica e spaventa». Fresca di maturità a scuola, voto 100, Benedetta lascia Taranto e l’adolescenza e “sale” a Torino dove vive e s’allena il “moroso” Alessandro Miressi. Cambia l’allenatore Vito D’Onghia, che ha avuto da sempre («È durata tredici anni, siamo cresciuti insieme, un fratello maggiore, tante vittorie e qualche momento no, gli dedico questa medaglia») e si affida ad Antonio Satta, l’inventore di Mirex.

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Le viene da piangere, perché è un cambiamento che in una vita fa epoca; carezza la mascotte omaggio presa sul podio e la promette come giocattolo a Gilda, la sua cagnetta («ma Gilda ha avuto qualche mese fa un batuffolo nero, per cui ne ho comprata anche un’altra per lui»); la vita nuova è già domani: un giorno in Giappone per uno shooting, ormai i campioni dello sport hanno una seconda vita, da star system, e poi vacanze greche a Zante, l’isola che si chiama anche Zacinto, dove, secondo la poesia di Foscolo che si studiava a memoria (quando si studiava qualcosa a memoria, e non si “googlava” ancora, e si studiava pure Foscolo…), nacque Venere.

«Un tempo da uomo»

Benedetta ha chiuso in 30.04 («se avessi fatto il tempo della batteria sarei salita all’argento, ma sono contentissima così» dice), la Meilutyte in 29.16 («sapevo, visto come ha vinto i 100, che mi avrebbe tolto il record, ma questo è un tempo da uomo» dice ancora).. La quale Meilutyte incassa un altro simil-assegno per il primato migliorato e commenta semplicemente «carino». Poi, emozionata per il secondo oro, quasi scivola giù dal podio, ma ha una reazione da acrobata e non cade all’indietro.
Nello stagno italiano delle magnifiche rane, e questa è una delle non molte (eufemismo) buone notizie per il nuoto azzurro, si inserisce Anita Bottazzo, che al debutto si classifica quinta, 30.11. L’altra azzurra finalista femminile di giornata, Sara Franceschi, è sesta nei 400 misti.

 

Staffetta & vendetta

“Vendetta” americana nelle staffette miste finali: costretti a tanti argenti, gli Stati Uniti si tolgono la soddisfazione di vincerle tutte e due, maschi e femmine, specie in questo secondo battendo le australiane con la O’Callaghan dai cinque ori, che voleva far sei come il suo connazionale Thorpe, dal piede pinna, misura 51, sempre a Fukuoka, 22 anni fa. Gli argenti sono un buon investimento e molti scopriranno in oro a Parigi. Gli Stati Uniti, del resto, hanno lanciato un “progetto staffette” che prevede un consistente bonus vincendo tutte e sette le olimpiche (un milione di dollari, 250 mila dollari se sette medaglie; a Fukuoka il progetto prevedeva mezzo milione e 150 mila dollari rispettivamente: hanno preso questi ultimi).

Delusione azzurra

Sì, la staffetta maschile fuori dalla finale, la staffetta campione del mondo, fuori dalla finale è una delusione. I parziali sono stati tutti sottotono: Ceccon al dorso 53.67, Martinenghi alla rana 59.65, Codia alla farfalla 51.81 e Frigo (non Miressi) allo stile libero 48.41; la somma che fa il totale è stata di 3:33.54, l’ultima qualificata, la Gran Bretagna, ha chiuso in 3:33.27. Le frazioni dei quattro uomini d’oro americani sono state di 52.04 per Ryan Murphy, di 58.03 per Nic Fink, di 50.13 per Dare Rose e di 47.00 per Jack Alexy (nome da segnare per Parigi). Il conto totale porta a 3:27.20.

«Il nuoto cresce»

Ha detto, tra l’altro, il ct Butini: «Abbiamo un po’ faticato, ma comunque lasciamo il mondiale con 6 medaglie, di cui quattro in gare olimpiche, 16 presenze in finale e qualche centesimo sfortunato che ci ha negato l'accesso al turno successivo. Mantenere il trend degli ultimi anni non è facile, soprattutto dopo due stagioni vissute al top. Alcuni atleti di punta hanno avuto una stagione tribolata o comunque acciacchi di troppo, come Gregorio Paltrinieri, Benedetta Pilato, Margherita Panziera, Nicolò Martinenghi. Eppure siamo partiti bene. La flessione nella parte centrale del campionato non è legata però a qualche controprestazione, che in un team composto da 32 atleti comunque ci può stare, ma il mondo del nuoto sta crescendo e la concorrenza è di altissimo livello.

Faccio un esempio per tutti: negli 800 stile libero maschili con 7’45” molto spesso si prendeva una medaglia, quest’anno è diventato il tempo limite per entrare in finale. Questo vuol dire che il nuoto sta andando verso l’appuntamento con le Olimpiadi di Parigi 2024 a grande velocità.  In chiave futura ed in vista della prossima stagione, dovremo affrontare gli europei in corta a dicembre, il mondiale a febbraio, i Giochi Olimpici in estate e altri appuntamenti, dovremo fare profonda riflessione sul percorso tecnico-agonistico; i raduni di preparazione, i criteri di selezione che dovranno tener conto di quello che sarà l’obiettivo principale, ovviamente Parigi 2024. Stiamo andando incontro a stagioni sempre più intense. Dobbiamo tutelare le punte e consentire ai giovani di crescere ed accedere alla nazionale maggiore».

Lo sprint dei 1500

Che gara quella dei 1500! Senza Greg e senza Wellbrock, però con protagonisti straordinari, come il tunisino d’America Hafnaoui e l’americano Finke che hanno lottato bracciata a bracciata, anche contro il “fantasma” mondiale di Sun Yang e che hanno chiuso rispettivamente in 14:31.54 e 14:31.59, sotto il record europeo di Paltrinieri. Finire a 5 centesimi dopo 30 vasche è un portento; finirle a quella velocità ancora di più. L’Europa che ha dominato il mezzofondo negli ultimi anni, ha ora ceduto tutto il podio degli 800 e dei 1500 agli altri. Hafnaoui, secondo nei 400 e vincitore di 800 e 1500, ha testimoniato che l’oro sui 400 a Tokyo non era un caso; ha dichiarato che il suo “idol” è Greg e che spera di rivederlo presto in vasca.

Neppure Ceccon

Chiamato a un’impresa stratosferica, neppure Thomas Ceccon l’ha fatta: la sua finale dei 50 dorso l’ha visto quinto, non è un partitore. Però si è detto soddisfatto del suo mondiale, e come non esserlo con tre medaglie, un oro e un argento tutti suoi e un argento con la staffetta a stile libero: «E’ stato fatto qualche errore, ma dei miei risultati sono contento; certo, dovremo lavorare tutti su dei dettagli che vanno migliorati, tecnici e di squadra. Dopo due anni al top può capitare di sbagliare qualcosa». Ha vinto l’americano Armstrong che finalmente l’ha imbroccata, in 24.05.

Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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