Filippo Ganna, il più veloce al mondo: «Ho scaricato sui pedali la rabbia per le critiche»

Domenica 16 Ottobre 2022 di Carlo Gugliotta
Filippo Ganna

L'immagine di Filippo Ganna che si inchina davanti al pubblico del velodromo di Saint-Quentin-en-Yvelines, a due passi da Parigi, resterà a lungo nella storia del ciclismo. A distanza di sei giorni dal nuovo record dell'ora fatto registrare a Grenchen, in Svizzera,in sella alla sua Pinarello realizzata a Treviso, il ventiseienne ha messo a segno anche il nuovo record del mondo nell'inseguimento individuale, al termine di una storica finale con un altro azzurro, Jonathan Milan, del quale continueremo a sentir parlare nel prossimo futuro. Al di là dei numeri strepitosi, quello che ha colpito di più è il cuore che Filippo Ganna ha messo per raggiungere questi record. Il 2022 poteva essere un pessimo anno, le cui sorti sono cambiate nel giro degli ultimi sei giorni grazie a due prove sensazionali. Le delusioni sono tutte alle spalle, a cominciare dal sogno infranto della maglia gialla nella prima tappa del Tour de France, la cronometro di Copenaghen; poi l'europeo e il mondiale contro il tempo, quest'ultimo sfumato dopo i successi del 2020 e del 2021. Una delusione cocente: «Ma non posso arrivare sempre dappertutto. Venerdì in pista - racconta -, ho voluto scaricare sui pedali tutta la rabbia delle critiche ricevute sui social network dopo i mondiali di Wollongong.

Quella dell'inseguimento è stata una delle giornate più intense della mia carriera: la mattina non volevo gareggiare, preferivo lasciare tutto e andare in vacanza. Ero molto stanco, la stagione è stata intensa. Ora penso solo a festeggiare e a recuperare». Anche il primato dell'ora è stata una risposta alle critiche che sono piovute addosso al campione piemontese: «Con il record dell'ora ho voluto dimostrare a tutti che non ero finito, ma che in Australia semplicemente non aveva funzionato qualcosa. Al mondiale su pista, invece, devo ringraziare i miei compagni e anche il pubblico del velodromo: i primi perché mi hanno spinto a non mollare, a correre nonostante fossi così stanco. I secondi perché quando hanno capito che avrei potuto battere il record del mondo, mi hanno supportato in una maniera incredibile». 3'59636 è stato il tempo fatto registrare venerdì, a 60,091 km orari di media, per lui che è riuscito a fissare il nuovo record dell'ora sui 56,792 km, diventando l'uomo più veloce al mondo a bordo di una bicicletta.

LA SOLITUDINE

Per realizzare questi obiettivi, Ganna ha utilizzato un mezzo speciale, studiato nei minimi dettagli: «In pista sei solo con te stesso, fai una fatica enorme, soprattutto di testa perché devi essere sempre al massimo della concentrazione. Prima di iniziare una gara in un velodromo mi piace estraniarmi un po' e ascoltare la musica: è il modo migliore per me per arrivare con la testa sgombra ai grandi appuntamenti. Anche durante il record dell'ora ho voluto che il mio amico, dj Thomas, fosse presente per mettere della musica: mi ha dato la carica giusta per affrontare le fasi più critiche, in particolare gli ultimi minuti, quando sei davvero al limite. Lì vai avanti solo con la testa». Filippo ha battuto anche Chris Boardman, che era arrivato a 56,375 nel record non omologato per via di una bici non considerata conforme alle regole e consegnato ai posteri come miglior prestazione umana sull'ora: «Sono felice di essere diventato il più veloce al mondo. Il primato è stato uno sforzo bestiale: non so se vorrò mai rifarlo. Sicuramente, qualora dovessi riprovarci, non lo farei mai più a fine stagione, ma in un periodo in cui sono lontano dalle corse. O magari a fine carriera, come ha fatto Bradley Wiggins. La bici è molto pesante, stiamo lavorando per migliorarla ulteriormente. Poi, una volta lanciata, è davvero un razzo: è stato svolto un lavoro incredibile». Così come Filippo ha svolto un lavoro incredibile per essere al via delle due prove al massimo della propria forma: «Ho avuto problemi alla schiena e al soprasella, questo ha complicato le cose. Forse dovrei fare più palestra, lo valuteremo in futuro».

«RESTO IN PISTA»

Ma chi vorrebbe avere una sua evoluzione, vedendolo magari all'opera con l'obiettivo di vincere una grande corsa a tappe, come un Giro d'Italia o un Tour de France, deve mettersi con l'anima in pace: «Non penso a dimagrire, in salita non andrò mai forte, vista la mia struttura fisica». Il pensiero, infatti, non è rivolto ai grandi giri, ma a Parigi 2024: «Spero davvero di poter tornare qui con i ragazzi del quartetto dopo l'oro conquistato a Tokyo. La squadra azzurra ha dimostrato di essere all'altezza e credo che tra un paio d'anni anche Jonathan Milan sarà tra i migliori al mondo».

Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 10:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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