Quei duemila bambini rubati: gli orrori senza fine che si ripetono

Alla Mostra del cinema il film "Lubo" del regista Giorgio Diritti: "Purtroppo gli errori ritornano, come i minori ucraini deportati in Russia"

Venerdì 8 Settembre 2023 di Elena Filini
Dal film Lubo di Giorgio Diritti

VENEZIA  - Figli riformattati, generazioni strappate alle proprie famiglie e sottoposte ad un programma di eugenetica e sterilizzazione. Bambini violati, estirpati dalla propria radice linguistica. Il dramma dimenticato degli Jenisch, la terza comunità nomade d’Europa, dopo Rom e Sinti, nella civile Svizzera del Novecento, sfonda il muro dell’indifferenza in “Lubo” il nuovo film di Giorgio Diritti, protagonista ieri alla Mostra del Cinema di Venezia.

Quasi tre ore in sala per una storia individuale (il musicista e giocoliere ambulante Lubo Reihnard) tratta dal romanzo “Il seminatore” di Mario Cavatore, che però vuole denunciare la scomparsa, dal 1926 al 1972 di quasi 2000 bambini sottoposti al programma di rieducazione Hilfswerk fur die Kinder der Landstrasse (“Opera di assistenza per i bambini di strada”) attuato dalla Pro Juventute. Figlie sradicati, posti in istituti o fatti adottare e sterilizzati perché non spargessero il “seme zingaro” in una società ossessionata dalle teorie ariane.

Dentro questo macrodramma il film isola la storia individuale di un musicista di strada che, alla fine degli anni Trenta, si vede strappare i figli mentre osserva il servizio di leva e si trasforma in assassino vivendo per decenni sotto il falso nome di un ebreo (depositario delle fortune di molti deportati da Hitler) nel vano tentativo di ritrovarli. «Il romanzo di Cavatore che ha per protagonista uno Jenisch che avendo perso la famiglia si trasforma in una specie di libertino per inseminare più donne possibili e opporsi alla scomparsa della sua gente - racconta Diritti - mi ha colpito soprattutto perché la vicenda è avvenuta in Svizzera, in un paese che nell’immaginario comune è segno di civiltà democrazia e cultura. Da qui l’urgenza di raccontare, perché questa vicenda è lo specchio delle persecuzioni dell’incapacità dell’uomo di concepire la diversità».

I PROTAGONISTI
Diritti - nonostante uno sbilanciamento nella durata che appesantisce l’intera vicenda - costruisce un percorso di violenza e sofferenza che intende toccare le coscienze. Franz Rogowski, straordinario protagonista, recita in tre lingue diverse, ha dovuto imparare la giocoleria e a suonare due strumenti. «Non conoscevo la tragedia degli Jenisch, ho lavorato molto con i consulenti, volevo capire da vicino le loro storie. Anche io mi sono sentito un diverso, parlavo lingue non mie, ero in una situazione di grande pressione artistica. È stato un viaggio davvero impegnativo, ma una meravigliosa possibilità».
Christofpher Sermet interpreta l’ex compagno di armi diventato poliziotto, e da svizzero conosceva la vicenda. «Se ne è parlato molto dopo gli anni Ottanta e la fine del processo che ha portato alle pubbliche scuse da parte del governo. Poi me la sono dimenticata e poi è riemersa, è strano che nessuno ne abbia fatto mai un film in Svizzera. Oggi come attore e persona sono fiero di aver partecipato a raccontare questa pagina difficile».
Valentina Bellè è Margherita, la donna che Lubo incontra dopo decenni di vagabondaggio e di vite aleatorie, sempre alla ricerca dei propri figli: «In un contesto molto sofferto, come quello della guerra, Margherita rappresenta una possibilità di amore sincero e tenerezza».

L’AMBIENTE
Girato tra il Piemonte, l’Alto Adige, la Svizzera e il Trentino, Lubo è un film nomade e di confine con tempi lunghi di ripresa in ambienti storici e non riprodotti. Un film ad alto budget, dove l’obiettivo corale è stata la volontà di un’opera di restituzione molto sorvegliata della vicenda Jenisch. «Uno dei limiti dell’umanità, malgrado gli sforzi, è che gli errori ritornano - conclude Diritti - Pensiamo alla deportazione in Russia di molti minori ucraini oggi. Da questo punto di vista la necessità di raccontare questa storia era legata nel senso di dare un segnale politico di sensibilizzazione, raccontando le persone perché abbiamo un atteggiamento vigile. Sradicare i bambini dalle famiglie è qualcosa che è contro la vita. Per questo la presenza di Margherita, la donna di cui Lubo veramente si innamora, invece ha un qualcosa di magico. Perché non bisogna mai perdere la fiducia nella possibilità di rinascere».

 

Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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