Frasi sessiste all'arbitra, annullate le dieci giornate di squalifica al giocatore under 19 del Cavallino: le motivazioni

Giovedì 18 Gennaio 2024, 00:30 - Ultimo aggiornamento: 07:23

LA VICENDA

Vianello sarebbe stato riconosciuto dalla medesima direttrice di gara esclusivamente sulla base del tono di voce. Il giocatore, da parte sua, si era subito difeso dicendo che dopo la sua espulsione avvenuta al 24’ della ripresa, fatta la doccia, aveva raggiunto gli spalti per assistere alla parte finale della partita senza più avvicinarsi agli spogliatoi. La Corte, sentita la Bellarese e “considerato che le modalità con cui il Direttore di gara ha affermato di aver identificato l’autore della frase nel calciatore Vianello Matteo non sono tali da offrire certezza che il medesimo sia stato effettivamente colui che ha pronunciato la frase in questione”, ha deliberato di accogliere il reclamo presentato dal Cavallino.
In altre parole, nessuno nega che la frase sessista sia stata effettivamente detta e udita nel dopo partita, neanche il reclamo del sodalizio lagunare mette in discussione questo, solamente che si evidenzia come non sia stato possibile individuare l’autore. L’episodio, dunque, finirà nell’oblio senza un colpevole, in quanto per questo caso non è consentita nemmeno l’applicazione della previsione di cui all’art. 5 comma 2 del Codice di Giustizia Sportiva che eventualmente punisce il calciatore capitano della squadra, il quale viene chiamato sempre a rispondere degli atti di violenza commessi, in occasione della gara, nei confronti degli ufficiali di gara da un calciatore della propria squadra non individuato”. Infatti, il caso in questione non può essere in alcun modo ricondotto ad un caso di violenza, ma solo ad un’espressione discriminatoria di cui all’art. 28 CGS, che la Corte ritiene di dover stigmatizzare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA