LE RICHIESTE
Il pm Panzeri, insieme al procuratore Massimo Lia, ha però chiesto l'archiviazione del fascicolo su "Lupo solitario", anche perché nulla è emerso da accertamenti come il dragaggio del rio Manganizza attorno alla villa di Calligaris. Per gli inquirenti, le modalità di aggressione a Tatiana «sono indicative di una volontà omicida specifica ed elevata, che non si concilia con quella che dovrebbe essere la condotta di un rapinatore in caso di reazione della vittima», per cui si sarebbe trattato di un omicidio di prossimità. Invece l'avvocato Battocletti è convinto, con i colleghi Salon e Gamberini, che non ci sia stato alcun «accanimento sulla vittima, ma la reazione alla sua difesa attraverso l'uso dell'arma da fuoco senza farsi scrupolo di poter uccidere». Gli inquirenti evidenziano l'assenza di tracce sulla scena del crimine, mentre i difensori di Calligaris ipotizzano che «non siano state rilevate, o siano state addirittura cancellate dall'azione dei presenti», una ventina tra militari e sanitari «senza calzari». Secondo la Procura, è poco probabile che un rapinatore-killer non abbia rubato nulla; invece per i legali dell'imprenditore, «è del tutto verosimile che, dopo essere stato smascherato e aver sparato quattro colpi di pistola che si sarebbero potuti sentire, abbia preferito darsi immediatamente alla fuga». Perciò verrà chiesto al gip di acquisire i fascicoli delle rapine di Conegliano e Mestre, nonché di disporre diverse verifiche sulle orme delle scarpe, sulle impronte degli pneumatici, sulle armi variamente recuperate e utilizzate nel corso degli anni, sulla voce e sull'alibi di Carta, che il giorno dell'omicidio ha «tenuto spento il cellulare». Il suo difensore Marco Zampini confida tuttavia nell'archiviazione: «Ho letto gli atti e ritengo fondata l'istanza del pm. Il mio assistito ribadisce la sua assoluta estraneità, tant'è vero che le indagini condotte in modo approfondito non hanno dato alcun tipo di riscontro».