I protagonisti dell'anno che verrà, da Meloni e Von der Leyen a Spalletti e Sinner: tutti in campo nel 2024

Venerdì 29 Dicembre 2023, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 11:59

Giorgia Meloni

Riformare la Carta la scalata più dura

di Paolo Pombeni

L’ambizione per ogni leader politico che voglia affermare la sua novità è di intestarsi una riforma di parte della nostra Carta: ci hanno provato D’Alema, Berlusconi, Renzi e adesso Meloni. Lei ha però tratto un insegnamento dal passato: no ad una riscrittura ampia di parte della Costituzione, bensì concentrazione su un argomento singolo, perché così si può affrontare un referendum confermativo (dato per scontato). Non che sia così semplice. Si presenta subito il problema di rendere accettabile alla propria maggioranza quel “presidente del consiglio” che si vorrebbe trasformare in “primo ministro”, ma ciò metterebbe in crisi il potere dei membri della coalizione di maggioranza di condizionarlo (per questa ragione già in Costituente si finì con la sua certificazione come “primo fra i pari”).

Meloni ha così ceduto su una proposta molto arzigogolata e di dubbia efficacia, incontrando critiche trasversali concentratesi sulla riduzione dei poteri di arbitrato del Colle per gestire crisi di formazione delle maggioranze. In un contesto reso sempre più radicalizzato dall’incombere di prove elettorali non si è trovato spazio per un accordo largo che includesse quelle componenti dell’opposizione e del pensiero costituzionale favorevoli ad un rafforzamento della posizione del “premier” ma con il modello tedesco e non con la sua elezione diretta. Nulla peraltro è al momento sedimentato in maniera definitiva. Ci sarebbe spazio e modo per Meloni per intestarsi una riforma condivisa. Un successo in questo campo la confermerebbe “premier” prima e più di una rischiosa prova referendaria.

© RIPRODUZIONE RISERVATA