Roma, travolse e uccise un pedone al Flaminio. Il giudice: colpa della vittima

Sabato 10 Luglio 2021
Travolse e uccise un pedone. Il giudice: colpa della vittima

Automobilista investe e uccide un pedone, ma viene prosciolto con formula piena. Non sarà processato per omicidio stradale. La vittima avrebbe avuto un atteggiamento imprudente nell’attraversare un incrocio fuori dalle strisce pedonali, ha stabilito il giudice per le indagini preliminari, e il conducente dell’auto non avrebbe avuto modo di notarlo, come lui ha spiegato, perché le fronde degli alberi coprivano l’illuminazione. Non ci sarà, insomma, nessuno sviluppo giudiziario per la morte di Giovanni Carassai, un pensionato di 71 anni che la sera del 25 agosto del 2018, dopo aver assistito la partita Roma-Genoa, rincasava a passo veloce.

All’altezza di via Antonazzo Romano, l’uomo, come ricostruito da due consulenze, avrebbe lasciato le strisce pedonali per tagliare via del Pinturicchio finendo investito da una Lancia Delta guidata da un altro tifoso giallorosso, un agente di commercio di 39 anni, che procedeva a soli dieci chilometri orari. L’automobilista, subito ascoltato dagli agenti della Polizia di Roma Capitale, si era disperato: «Non ho visto nemmeno la sagoma.

All’improvviso ho sentito un botto laterale». Dichiarazioni ripetute, in presenza del legale di fiducia, l’avvocato Gino Salvatori, anche in fase di interrogatorio delegato dalla procura: «Viaggiavo, percorrendo via del Pinturicchio. Nonostante la velocità ridottissima avevo una minima visibilità a causa delle chiome degli alberi che oscuravano la luce dei lampioni».

 

La consulenza

In una prima fase dell’indagine, il consulente della procura aveva evidenziato responsabilità del conducente sostenendo, in base alla sua ricostruzione, «che l’auto inizialmente diretta verso via Pannini avesse poi svoltato a sinistra verso via del Pinturicchio, deviando dopo aver percorso pochi metri nell’incrocio», in questo modo, probabilmente, traendo in inganno il pedone che attraversava fuori dalle strisce a passo svelto. Il pm Alberto Galanti allora aveva chiesto che l’automobilista venisse processato per omicidio stradale, «in quanto, per negligenza, imprudenza e imperizia, non prestava particolare tutela al pericolo del pedone, utente debole della strada» e «costituiva pericolo per la circolazione e la sicurezza stradale».

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E ancora: «All’altezza con l’intersezione di via del Pinturicchio, a velocità molto ridotta, intorno alle 22,50 in zona non sufficientemente illuminata investiva il pedone deceduto l’indomani». Il gup Roberta Conforti, invece, ha valorizzato le conclusioni della ricostruzione cinetica dell’investimento. «Rimane evidente - aveva scritto il consulente - che la causa scatenante del sinistro è stata innescata dalla condotta imprudente e negligente del pedone, il quale ha intrapreso una traiettoria anomala e spedita senza prestare la dovuta attenzione alla strada». Da qui le conclusioni opposte a quelle della Procura: l’imputato, secondo il giudice, non poteva immaginare la condotta «imprevedibile» del pedone, che abbandonava le strisce per attraversare l’incrocio.

Per il giudice, quindi, non si sono ravvisati profili di responsabilità a carico dell’imputato, il quale «non solo procedeva a bassissima velocità (stabilità a 9 km orari), ma non poteva avvedersi dell’improvviso sopraggiungere alle sue spalle (come stabilito dal punto d’urto), del pedone che attraversava al di fuori del passaggio pedonale» e, sempre secondo i periti, a una velocità maggiore del veicolo. «Siamo riusciti a dimostrare - ha spiegato l’avvocato Gino Salvatori - che il mio assistito rispettava tutte le norme del codice della strada. Senza dimenticare che le fronde degli alberi oscuravano pure l’illuminazione».
Adelaide Pierucci

Ultimo aggiornamento: 07:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA