Maltrattata, insultata, aggredita, picchiata.
Nel capo di imputazione si legge che le contestazioni vanno dal 2019 al 2023. La vittima è una 29enne romana. Il compagno l’avrebbe vessata in continuazione «con la sua morbosa gelosia - scrive il magistrato nell’atto - che si spingeva fino al punto da impedirle di intrattenere una normale vita di relazione». Solo per fare un esempio: alla giovane non era consentito «frequentare persone di sesso maschile» - è scritto negli atti della procura - e il fidanzato le controllava il cellulare con cadenza praticamente quotidiana «cancellando i contatti da lui ritenuti inopportuni».
LE AGGRESSIONI
Durante le liti lui arrivava a metterle le mani addosso e a picchiarla in continuazione: l’ha strattonata, afferrata per i capelli e per le braccia, ha cercato addirittura di soffocarla. Nel marzo del 2021 ha distrutto tutti i vestiti della donna, dicendo che da quel momento in avanti si sarebbe occupato lui di scegliere cosa avrebbe potuto indossare. Ha anche parlato male di lei con amici e familiari, descrivendola come una poco di buono. Quando lei ha deciso di lasciarlo, nel 2021, lui ha iniziato a contattare «compulsivamente e ossessivamente - si legge ancora nel capo di imputazione - gli amici e i conoscenti della vittima per indurli a rimetterlo in contatto con lei». Tra gennaio e febbraio del 2022 ha iniziato a seguirla: quasi ogni giorno si è presentato nel negozio dei genitori di lei, dove la vittima lavorava.
I CONTATTI
Nell’ottobre dello stesso anno, dopo un riavvicinamento, ha ricominciato con le vessazioni: le ha sottratto il telefono e ha cancellato «tutti i contatti da lui ritenuti superflui», annota il pubblico ministero. Nello steso periodo l’ha di nuovo obbligata a indossare solo vestiti «da lui appositamente scelti per non suscitare l’interesse di altri uomini». Poi sono tornate le minacce di morte e le aggressioni: nel novembre del 2022 l’ha colpita con un violento schiaffo all’altezza del volto, facendola cadere in terra. Nella notte tra 1’8 e il 9 marzo del 2023, dopo aver controllato il cellulare della donna senza il suo permesso, ha trovato una fotografia di lei insieme a un amico: sono partiti insulti, minacce e schiaffi. L’aggressione è diventata sempre più violenta: il ventisettenne ha afferrato la ragazza per il collo, cercando di strangolarla, stringendole la gola fino quasi a farle perdere il respiro. Poi, l’ha costretta a subire un rapporto sessuale. Dieci giorni dopo, la donna, ancora sotto choc, ha deciso di sporgere denuncia, descrivendo gli abusi subiti per anni e facendo partire le indagini. Il magistrato, motivando la richiesta di rinvio a giudizio, ha sottolineato che la 29enne è stata sottoposta a «un regime di vita intollerabile, umiliante e degradante». Da queste contestazioni ore l’imputato si dovrà difendere nel corso di un processo.