Una squadra per Banksy nella beffa di San Marco

Venerdì 24 Maggio 2019
IL FLASH MOB IN PIAZZA
VENEZIA Chi erano veramente i protagonisti del blitz di tre settimane fa che si è svolto tra piazza San Marco, riva dei Schiavoni e via Garibaldi? Il misterioso ed evasivo Banksy ha rivendicato la paternità del video girato a Venezia il 9 maggio e diffuso via Instagram con quasi due milioni e mezzo di visualizzazioni in 24 ore. Tuttavia, nessuno sa dire con certezza se si tratti di un uomo di 44 anni nato a Bristol come si evince dalle biografie oppure sia invece un gruppo di artisti che sotto questo pseudonimo lanciano le loro provocazioni e le loro denunce. Anzi, a dire il vero, quest'ultima ipotesi sembra quella riconosciuta all'interno del mondo artistico contemporaneo.
TRE PERSONE
A suffragio di questa possibilità anche il fatto che la polizia locale quel giorno aveva fermato tre persone: il personaggio ritratto nel video nell'atto di montare il cavalletto con i nove quadri dedicati a Venice in oil, un videoperatore e un attore. Quando gli agenti hanno chiesto spiegazioni sulla loro condotta (in piazza San Marco ci sono solo un numero limitato di autorizzazioni di banchetti e di fotografi) i tre si sono limitati ad andarsene e i vigili non hanno proceduto alla verbalizzazione, come invece era accaduto lo scorso anno al pittore inglese che era invece stato redarguito per una settimana di fila e invitato a chiedere un'autorizzazione.
Brevemente, comunque, l'attore ha spiegato di essere italiano e di essere stato ingaggiato per eseguire una performance che però non si è mai tenuta a causa dell'intervento dei vigili. L'uomo che girava i video ha risposto in francese, così come il protagonista, con cappello e impermeabile che tutti affermano essere stato proprio Banksy. Posto che chiunque può rispondere in una lingua diversa dalla propria per confondere, questo potrebbe essere proprio il caso in cui il collettivo artistico si è espresso. Non essendo stati identificati, però, (c'è la diffida amministrativa) non sono stati presi i loro dati personali e quindi il mistero rimane.
LE REAZIONI
Come è ormai noto, nel flash-mob condiviso su Instagram e da lì condiviso attraverso molte altre piattaforme, ci sono due denunce: quella delle grandi navi da crociera in bacino San Marco, troppo grandi per Venezia e quella contro la Biennale: «Nonostante sia il più grande e prestigioso evento artistico al mondo, per qualche ragione io non sono mai stato invitato».
Dalla Biennale - sempre attenta a non cadere nelle trappole - ieri come mercoledì, arriva un no comment in segno di rispetto per l'indipendenza dei direttori, degli artisti invitati e degli artisti non invitati. E poi, la Biennale alle provocazioni dell'arte contemporanea ci è abituata.
L'assessore al Turismo Paola Mar sostiene che Banksy abbia usato Venezia: «Indipendentemente dal valore artistico che non mi permetto di giudicare, perché anche Banksy usa strumentalmente la città di Venezia? Perché la protesta contro la Biennale a San Marco e non ai Giardini? Le regole ci sono ed è nostro compito farle rispettare. Bravi i Guardians e la Polizia Locale».
Visibilmente soddisfatti i responsabili del Comitato No grandi navi, che vedono nella diffusione virale di questo video un contributo alla loro lotta: «Grazie a Banksy per questo pezzo di arte portata nella nostra maltrattata città. Il messaggio di questo video? Noi (cittadini, artisti, persone) ce ne dobbiamo andare, loro (le grandi navi da crociera) possono restare Quanto pazzi sono i legislatori? Tutti insieme dobbiamo dire Fuori le navi da crociera dalla laguna! e continuare la lotta per avere questa città senza i mostri del mare».
Michele Fullin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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